le privatizzazioni in italia dal 1992 - Mediobanca Ricerche e Studi ...
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SINTESI DELLO STUDIO<br />
Lo studio si compone di due parti: i primi tre capitoli esam<strong>in</strong>ano gli aspetti<br />
generali degli smobilizzi di partecipazioni dello Stato imprenditore; quelli<br />
successivi approfondiscono gli effetti del<strong>le</strong> <strong>privatizzazioni</strong> sull’<strong>in</strong>dustria.<br />
Sono opportune alcune precisazioni prelim<strong>in</strong>ari: con il term<strong>in</strong>e “<strong>in</strong>dustria” si<br />
<strong>in</strong>tendono sia i comparti manifatturieri, sia quelli energetici, sia <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e i servizi<br />
assimilabili quali te<strong>le</strong>comunicazioni, trasporti e distribuzione. Con il term<strong>in</strong>e<br />
“privatizzazione” si <strong>in</strong>tende la cessione da parte dello Stato, a privati (ad<br />
azionisti s<strong>in</strong>goli o al mercato f<strong>in</strong>anziario), del controllo di un’impresa o di un<br />
settore produttivo. La cessione di partecipazioni pubbliche, di maggioranza o<br />
di m<strong>in</strong>oranza, viene def<strong>in</strong>ita “smobilizzo”. Con il term<strong>in</strong>e “imprese<br />
pubbliche” si <strong>in</strong>tendono <strong>le</strong> aziende controllate direttamente e <strong>in</strong>direttamente<br />
<strong>dal</strong>lo Stato e dagli enti locali.<br />
Relativamente agli aspetti generali, la politica di smobilizzo esam<strong>in</strong>ata<br />
nello studio considera il periodo di tempo successivo al 1991. Alla f<strong>in</strong>e di ta<strong>le</strong><br />
anno <strong>le</strong> pr<strong>in</strong>cipali imprese controllate <strong>dal</strong>lo Stato erano sostanzialmente<br />
organizzate <strong>in</strong> base all’attività economica e rispondevano a società<br />
caposettore il cui capita<strong>le</strong> era posseduto da quattro Enti pubblici di gestione:<br />
IRI, EFIM, ENI ed ENEL. I primi due enti operavano preva<strong>le</strong>ntemente<br />
nell’<strong>in</strong>dustria manifatturiera, gli altri nell’energia. L’IRI, oltre a possedere<br />
anche imprese produttrici di servizi di trasporto e te<strong>le</strong>comunicazione,<br />
deteneva partecipazioni nel<strong>le</strong> tre banche di <strong>in</strong>teresse naziona<strong>le</strong> (<strong>in</strong> due di esse,<br />
Comit e Credit, la posizione era di controllo; la quota nel Banco di Roma era<br />
del 25%). IRI, EFIM ed ENI possedevano la metà del capita<strong>le</strong> della GEPI<br />
(l’altro 50% era a mani dell’IMI), ma non avevano alcun ruolo nella sua<br />
gestione. Gli enti di gestione rispondevano al M<strong>in</strong>istero del<strong>le</strong> Partecipazioni<br />
statali. Questa situazione è riassunta nella Fig. 1. Il <strong>1992</strong> segna l’<strong>in</strong>izio di un<br />
nuovo corso, soprattutto a seguito della trasformazione degli enti di gestione<br />
<strong>in</strong> società per azioni e l’avvio di una decisa politica di privatizzazione. La<br />
trasformazione degli enti <strong>in</strong> S.p.A. ha trasferito <strong>le</strong> partecipazioni <strong>in</strong> capo al<br />
Tesoro dello Stato (il M<strong>in</strong>istero del<strong>le</strong> partecipazioni statali fu abolito nel<br />
giugno 1993) cambiando la loro “missione”: da gestioni con obiettivi <strong>le</strong>gati<br />
all’<strong>in</strong>teresse pubblico si è passati ad una conduzione degli affari con “criteri di<br />
economicità ed efficienza secondo <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> del mercato”.<br />
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