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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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invece «al nemico», come lo concepisce l'uomo del "ressentiment" - e<br />

avremo <strong>di</strong> fronte proprio la sua vera azione, la sua creazione: infatti<br />

egli concepisce «<strong>il</strong> nemico cattivo», «<strong>il</strong> "cattivo"» e precisamente<br />

come concetto <strong>di</strong> base, dal quale deduce come sua copia e riscontro<br />

anche un «buono» - se stesso!...<br />

11.<br />

Tutto <strong>il</strong> contrario <strong>di</strong> quello che accade per gli aristocratici, che<br />

concepiscono <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> base «buono» prima e spontaneamente,<br />

partendo cioè da se stessi, e solo dopo si creano una immagine <strong>di</strong><br />

«cattivo»! Questo «cattivo» <strong>di</strong> nob<strong>il</strong>e origine e quel «malvagio» uscito<br />

dal crogiuolo dell'o<strong>di</strong>o insaziab<strong>il</strong>e - <strong>il</strong> primo una creazione<br />

posteriore, qualcosa <strong>di</strong> secondario, una colorazione complementare, <strong>il</strong><br />

secondo, invece l'originale, l'inizio, "l'azione" autentica nella<br />

concezione <strong>di</strong> una morale <strong>di</strong> schiavi - come appaiono <strong>di</strong>verse queste due<br />

parole «cattivo» e «malvagio» apparentemente opposte allo stesso<br />

concetto <strong>di</strong> «buono»! Ma "non" è lo stesso concetto <strong>di</strong> «buono»:<br />

chie<strong>di</strong>amoci invece "chi" è realmente «malvagio» nel senso della morale<br />

del "ressentiment". A rigor <strong>di</strong> termini: "proprio" <strong>il</strong> «buono»<br />

dell'altra morale, proprio l'aristocratico, <strong>il</strong> potente, <strong>il</strong> dominatore,<br />

solo che esso appare ri<strong>di</strong>pinto, reinterpretato, rivisto dall'occhio<br />

avvelenato del "ressentiment". E questa è una cosa che non vogliamo<br />

assolutamente contestare: chi ha conosciuto quei «buoni» solo come<br />

nemici, non ha conosciuto altro che "nemici malvagi", e gli stessi<br />

uomini che vengono frenati così severamente dal costume, dalla<br />

venerazione, dagli usi, dalla gratitu<strong>di</strong>ne e ancora <strong>di</strong> più dalla<br />

vig<strong>il</strong>anza reciproca, dalla rivalità "inter pares", e che d'altra parte<br />

nei rapporti interpersonali si <strong>di</strong>mostrano così fert<strong>il</strong>i <strong>di</strong> inventiva<br />

per quel che riguarda <strong>il</strong> rispetto, l'autocontrollo, la delicatezza <strong>di</strong><br />

sentimenti, la fedeltà, l'orgoglio e l'amicizia sono, all'esterno,<br />

dove ha inizio <strong>il</strong> mondo estraneo, lo straniero, non molto migliori <strong>di</strong><br />

bestie feroci sfrenate. Qui essi godono della libertà da tutti i<br />

vincoli sociali, e, tornati selvaggi, si risarciscono della tensione<br />

accumulata durante una lunga clausura e reclusione nella pace della<br />

comunità, "ritornano" all'innocenza della coscienza <strong>di</strong> un rapace, come<br />

giocon<strong>di</strong> mostri, che si allontanano da tutta una serie <strong>di</strong> assassini,<br />

incen<strong>di</strong>, profanazioni, torture con un'insolenza e con un equ<strong>il</strong>ibrio<br />

psicologico, come se tornassero da una burla studentesca, convinti che<br />

i poeti avranno ormai qualcosa <strong>di</strong> nuovo da cantare e da celebrare.<br />

Alla base <strong>di</strong> tutte queste razze aristocratiche non si può non<br />

riconoscere l'animale da preda, la trionfante "bestia bionda" che vaga<br />

alla ricerca della preda e della vittoria; questo fondo occulto, <strong>di</strong><br />

tanto in tanto, ha bisogno <strong>di</strong> scaricarsi, l'animale deve uscire <strong>di</strong><br />

nuovo alla luce, tornare alla vita selvaggia, - nob<strong>il</strong>tà romana, araba,<br />

germanica, giapponese, eroi omerici, vichinghi, scan<strong>di</strong>navi - si<br />

assomigliano tutti in questo bisogno. Sono state le razze nob<strong>il</strong>i ad<br />

aver lasciato, in tutti i luoghi percorsi, tracce del concetto <strong>di</strong><br />

«barbaro»; anche la loro massima cultura tra<strong>di</strong>sce ancora una coscienza<br />

<strong>di</strong> ciò e <strong>il</strong> relativo orgoglio (per esempio quando Pericle <strong>di</strong>ce ai suoi<br />

Ateniesi, in quella famosa orazione funebre, «la nostra audacia si è<br />

aperta una strada per ogni terra e per ogni mare, erigendosi dovunque<br />

monumenti imperituri nel bene e "nel male"»). Questa «audacia» delle<br />

razze nob<strong>il</strong>i, folle, assurda, improvvisa, <strong>il</strong> modo con cui si<br />

manifesta, l'impreve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità e l'improbab<strong>il</strong>ità stessa delle sue<br />

imprese - Pericle sottolinea particolarmente la "ratymìa" degli<br />

Ateniesi -, la loro in<strong>di</strong>fferenza e <strong>il</strong> <strong>di</strong>sprezzo per la sicurezza, <strong>il</strong><br />

corpo, la vita, le como<strong>di</strong>tà, la loro terrib<strong>il</strong>e allegria, la profon<strong>di</strong>tà<br />

del piacere provato in ogni <strong>di</strong>struzione, in tutte le ebbrezze <strong>di</strong><br />

vittoria e <strong>di</strong> crudeltà - tutto questo trovò <strong>il</strong> suo riep<strong>il</strong>ogo, per<br />

coloro che ne dovettero soffrire, nell'immagine del «barbaro», del<br />

«nemico malvagio», come i «Goti» o i «Vandali». La <strong>di</strong>ffidenza glaciale<br />

e profonda che <strong>il</strong> tedesco provoca ancora oggi, non appena arriva al<br />

potere, - è sempre un'eco <strong>di</strong> quell'orrore inestinguib<strong>il</strong>e con cui per

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