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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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abnegazione, autosacrificio" possono esprimere un ideale, una<br />

bellezza; e una cosa sarà chiara d'ora in poi - non ne dubito - e cioè<br />

la natura del "piacere" che prova l'altruista, chi nega e sacrifica se<br />

stesso: questo piacere è crudeltà. - Tanto dovevo <strong>di</strong>re, per ora,<br />

sull'origine del «non egoistico» come valore "morale" e per la<br />

delimitazione del terreno da cui è nato questo valore: solo la cattiva<br />

coscienza, solo la volontà <strong>di</strong> maltrattare se stessi costituisce <strong>il</strong><br />

presupposto per <strong>il</strong> "valore" del non egoistico.<br />

19.<br />

Non esistono dubbi sul fatto che la cattiva coscienza sia una<br />

malattia, ma una malattia quale potrebbe essere la gravidanza. Se<br />

an<strong>di</strong>amo alla ricerca delle con<strong>di</strong>zioni in cui questa malattia è<br />

arrivata al suo culmine più atroce e sublime - vedremo che cosa con<br />

ciò ha fatto per la prima volta <strong>il</strong> suo ingresso nel mondo. Ma per<br />

questo occorre largo respiro - e, prima <strong>di</strong> ogni cosa, dobbiamo tornare<br />

ancora una volta a un punto <strong>di</strong> vista precedente. Il rapporto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto privato tra debitore e cre<strong>di</strong>tore, <strong>di</strong> cui si è già parlato e a<br />

lungo, è stato interpretato ancora una volta e per la verità in un<br />

modo assolutamente non usuale e meritevole <strong>di</strong> riflessione dal punto <strong>di</strong><br />

vista storico, nell'ambito <strong>di</strong> un rapporto in cui per noi moderni esso<br />

è forse assolutamente incomprensib<strong>il</strong>e: cioè nel rapporto che esiste<br />

tra i "contemporanei" e i loro "antenati". All'interno della primitiva<br />

comunità <strong>di</strong> stirpi - parliamo <strong>di</strong> epoche primor<strong>di</strong>ali - la generazione<br />

vivente riconosce ogni volta un obbligo giuri<strong>di</strong>co verso la generazione<br />

più antica che aveva fondato la stirpe (e in nessun modo un legame<br />

sentimentale: non senza ragione si potrebbe negare ad<strong>di</strong>rittura questo<br />

legame per <strong>il</strong> più lungo periodo della specie umana). Qui prevale la<br />

convinzione che la specie "sussista" solo in virtù dei sacrifici e<br />

dell'attività degli antenati e che essi ne debbono essere "ripagati"<br />

con altri sacrifici e attività: quin<strong>di</strong> si riconosce un debito che<br />

continua ad aumentare per <strong>il</strong> fatto che questi antenati, sopravvissuti<br />

come spiriti potenti, non cessano <strong>di</strong> assicurare alla specie nuovi<br />

vantaggi e nuovi contributi derivati dalla loro forza. Forse<br />

gratuitamente? Ma non esiste niente <strong>di</strong> «gratuito» per quelle epoche<br />

rozze e «povere nello spirito». Con che cosa si possono ripagare?<br />

Sacrifici (agli inizi per <strong>il</strong> nutrimento, inteso grossolanamente),<br />

feste, cappelle votive, testimonianze <strong>di</strong> omaggio, prima <strong>di</strong> tutto<br />

obbe<strong>di</strong>enza - poiché tutti gli usi, in quanto prodotto degli avi, sono<br />

anche regole e or<strong>di</strong>ni che da loro provengono -: si dà mai abbastanza<br />

agli avi? Il sospetto rimane e aumenta: <strong>di</strong> tempo in tempo esso<br />

costringe a un grande riscatto cumulativo, un qualche mostruoso<br />

risarcimento al «cre<strong>di</strong>tore» (<strong>il</strong> famigerato sacrificio del primogenito,<br />

per esempio, sangue, sangue umano in ogni caso). Il "timore"<br />

dell'antenato e della sua potenza, la coscienza dei debiti che si<br />

hanno verso <strong>di</strong> lui, secondo questo tipo <strong>di</strong> logica, cresce nella misura<br />

esatta in cui la forza della stirpe stessa aumenta, via via che la<br />

stirpe si fa sempre più vittoriosa, più in<strong>di</strong>pendente, più onorata e<br />

più temuta. Non certo <strong>il</strong> contrario! Ogni passo verso <strong>il</strong> deterioramento<br />

della stirpe, tutte le possib<strong>il</strong>i miserie, tutti i tratti <strong>di</strong><br />

degenerazione, <strong>di</strong> incombente <strong>di</strong>ssolvimento "<strong>di</strong>minuiscono" invece<br />

sempre anche <strong>il</strong> timore <strong>di</strong> fronte allo spirito del proprio fondatore e<br />

danno una immagine sempre più ridotta della sua avvedutezza, della sua<br />

previdenza e della attualità della sua forza. Se immaginiamo questo<br />

rozzo tipo <strong>di</strong> logica spinto sino all'estremo, gli antenati delle<br />

stirpi "più potenti" dovranno finire per trasformarsi, grazie alla<br />

fantasia del timore in aumento, in qualcosa <strong>di</strong> mostruoso, ed essere<br />

infine respinti nel buio <strong>di</strong> una tetra e inimmaginab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>vinità -<br />

l'antenato finisce, necessariamente, per trasfigurarsi in un "<strong>di</strong>o".<br />

Forse questa è anche l'origine degli dèi, dunque un'origine derivata<br />

dal "timore"!... E se qualcuno ritenesse necessario dover aggiungere:<br />

«Derivata però dalla "pietas"!» <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente potrebbe avere ragione<br />

per tutta la più lunga età del genere umano, l'età primor<strong>di</strong>ale. E

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