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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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completamente <strong>di</strong>versa, nei cui confronti essa si comporta in modo<br />

contrastante e esclusivo, a "meno che" essa non si rivolga contro se<br />

stessa, "rinneghi se stessa": in questo caso, nel caso <strong>di</strong> una vita<br />

ascetica, la vita serve da ponte verso l'altra esistenza. L'asceta<br />

tratta la vita come una strada sbagliata che si dovrà ripercorrere, a<br />

ritroso, fino al suo inizio, o come errore, che si confuta - si<br />

"dovrà" confutare tramite l'azione: poiché questi esige che si vada<br />

con lui, e impone, dove può, la "propria" valutazione dell'esistenza.<br />

Che significa questo? Un criterio <strong>di</strong> valutazione tanto mostruoso non<br />

sta scritto nella storia dell'uomo come fatto eccezionale e come<br />

curiosità: è una delle realtà <strong>di</strong> fatto più ampie e più durature che<br />

siano mai esistite. Letta da un pianeta lontano, la scrittura<br />

maiuscola della nostra esistenza terrestre potrebbe forse indurre alla<br />

conclusione errata che la terra sia <strong>il</strong> "pianeta ascetico" per<br />

eccellenza, un nascon<strong>di</strong>glio per creature scontente, presuntuose e<br />

<strong>di</strong>sgustose, incapaci <strong>di</strong> liberarsi da una profonda noia <strong>di</strong> sé, della<br />

terra, della vita, e capaci invece <strong>di</strong> farsi tutto <strong>il</strong> male possib<strong>il</strong>e,<br />

per <strong>il</strong> piacere <strong>di</strong> fare del male - probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> loro unico piacere.<br />

Consideriamo tuttavia come <strong>il</strong> sacerdote asceta si manifesti<br />

regolarmente, universalmente e quasi in ogni epoca; non fa parte <strong>di</strong><br />

nessuna razza particolare; prospera dovunque; nasce da ogni ceto<br />

sociale. Non che abbia coltivato e trapiantato <strong>il</strong> suo modulo <strong>di</strong><br />

valutazione con l'ere<strong>di</strong>tarietà: è vero piuttosto <strong>il</strong> contrario - un<br />

profondo istinto gli vieta infatti, globalmente, la riproduzione. Deve<br />

essere una necessità <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne quella che fa crescere e<br />

prosperare sempre e <strong>di</strong> nuovo questa specie "ost<strong>il</strong>e alla vita" - deve<br />

essere proprio un "interesse della vita stessa" a far sì che un tipo<br />

sim<strong>il</strong>e <strong>di</strong> autocontrad<strong>di</strong>zione non si estingua. Perché una vita ascetica<br />

è una autocontrad<strong>di</strong>zione: qui domina un "ressentiment" senza pari,<br />

quello <strong>di</strong> un istinto insaziato e <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong> potenza che<br />

vorrebbe dominare, non su qualcosa della vita, ma sulla vita stessa,<br />

sulle sue più profonde, più forti e più sotterranee con<strong>di</strong>zioni; qui si<br />

tenta <strong>di</strong> usare la forza per ostruire le sorgenti della forza; qui lo<br />

sguardo si rivolge, b<strong>il</strong>ioso e infido, contro <strong>il</strong> benessere fisiologico,<br />

e in particolare contro la sua espressione, la bellezza, la gioia;<br />

mentre si "cerca" e si gode dell'insuccesso, dell'inari<strong>di</strong>mento, del<br />

dolore, della sventura, del brutto, del danneggiarsi volontariamente,<br />

della rinuncia a se stessi, dell'autoflagellazione, del sacrificio <strong>di</strong><br />

sé. Tutto ciò è paradossale al massimo: qui ci troviamo <strong>di</strong> fronte a<br />

una <strong>di</strong>sarmonia, che "vuole" se stessa <strong>di</strong>sarmonica, che gode <strong>di</strong> sé in<br />

questa sofferenza, e <strong>di</strong>venta sempre più sicura <strong>di</strong> sé e trionfante<br />

nella misura in cui "<strong>di</strong>minuisce" <strong>il</strong> suo presupposto, l'attitu<strong>di</strong>ne<br />

fisiologica alla vita. «Il trionfo, proprio nell'ultima agonia»: in<br />

questo segno superlativo ha combattuto da sempre l'ideale ascetico; in<br />

questo enigma <strong>di</strong> seduzione, in questa immagine <strong>di</strong> estasi e <strong>di</strong> dolore<br />

ha riconosciuto la sua luce più chiara, la sua salvezza, la sua<br />

vittoria finale. "Crux nux, lux" - in esso, una cosa sola.<br />

12.<br />

Ammesso che una tale volontà corporale <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong><br />

contronatura venga convinta a "f<strong>il</strong>osofare": su che cosa lascerà<br />

infuriare <strong>il</strong> suo più intimo arbitrio? Su quanto viene sentito con la<br />

massima sicurezza come vero, come reale: cercherà "l'errore" proprio<br />

là dove l'autentico istinto vitale pone nel modo più incon<strong>di</strong>zionato<br />

possib<strong>il</strong>e la verità. Come fecero gli asceti della f<strong>il</strong>osofia Vedanta<br />

ridurrà la corporeità a <strong>il</strong>lusione come anche <strong>il</strong> dolore, la<br />

molteplicità, tutta l'antitesi concettuale «soggetto» e «oggetto» -<br />

errori, nient'altro che errori! Non prestare fede al proprio io,<br />

negare a se stessi la propria «realtà» - che trionfo! ormai non più<br />

solo sui sensi, sull'apparenza; una specie molto più elevata <strong>di</strong><br />

trionfo, una violenza e una crudeltà volte contro la "ragione":<br />

voluttà che arriva, come tale, al culmine nel momento in cui<br />

l'ascetico <strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> sé, e l'autoderisione della ragione decreta:

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