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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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altro. E come da sim<strong>il</strong>e non può che derivare sim<strong>il</strong>e, non c'è da<br />

meravigliarsi se proprio da questi ambienti nasceranno tentativi, come<br />

già spesso ce ne sono stati - confronta p. 30 - <strong>di</strong> sacralizzare la<br />

"vendetta" col nome <strong>di</strong> "giustizia" - come se la giustizia, in fondo,<br />

non fosse altro che un'evoluzione del sentimento <strong>di</strong> essere stato<br />

offeso - per rendere onore poi, con la vendetta, agli affetti reattivi<br />

in genere e a tutti gli altri. Di quest'ultima cosa non mi<br />

scandalizzerei troppo: anzi mi sembrerebbe quasi un "merito", se<br />

rapportata a tutto <strong>il</strong> problema biologico (in relazione al quale <strong>il</strong><br />

valore <strong>di</strong> codesti affetti è stato fino ad oggi sottovalutato). La sola<br />

cosa che vorrei sottolineare, sta nel fatto che è proprio lo spirito<br />

del "ressentiment" a produrre questa nuova "nuance <strong>di</strong> equità<br />

scientifica (a favore <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, invi<strong>di</strong>a, inimicizia, sospetto, rancore<br />

e vendetta). Infatti questa «equità scientifica» ha imme<strong>di</strong>atamente un<br />

arresto e fa posto ad accenti <strong>di</strong> mortale inimicizia e <strong>di</strong> prevenzione,<br />

non appena si tratti <strong>di</strong> un altro gruppo <strong>di</strong> affetti che, come mi<br />

sembra, hanno un valore biologico molto più alto <strong>di</strong> quelli reattivi e<br />

che <strong>di</strong> conseguenza hanno perciò meritato <strong>di</strong> essere valutati<br />

"scientificamente" e <strong>di</strong> essere ritenuti importanti: e cioè gli affetti<br />

propriamente "attivi", come la sete <strong>di</strong> potere, l'avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> possesso e<br />

sim<strong>il</strong>i. (E. Dühring, "Valore della vita, Corso <strong>di</strong> F<strong>il</strong>osofia"; e in<br />

fondo dovunque). Tanto basta contro questa tendenza in generale: per<br />

quello che riguarda la tesi, in particolare <strong>di</strong> Dühring, secondo cui la<br />

patria della giustizia sia da ricercare sul terreno del sentimento<br />

reattivo, per amore della verità, con una brusca inversione, si dovrà<br />

metterle <strong>di</strong> contro quest'altra: "l'ultimo" terreno conquistato dallo<br />

spirito della giustizia è quello del sentimento reattivo! Se si<br />

verificasse realmente che l'uomo giusto resti giusto anche nei<br />

confronti <strong>di</strong> chi gli ha fatto torto, (e non solo freddo, controllato,<br />

estraneo, in<strong>di</strong>fferente: essere giusto è sempre un comportamento<br />

"positivo"), se anche sotto l'urto <strong>di</strong> un'offesa, <strong>di</strong> un insulto, <strong>di</strong> un<br />

sospetto personali, l'oggettività alta, chiara, tanto profonda quanto<br />

magnanima, <strong>di</strong> un occhio giusto e "giu<strong>di</strong>ce" non si turba, ecco, questo<br />

è un esempio <strong>di</strong> perfezione e <strong>di</strong> sublime maestria sulla terra - un<br />

qualcosa che qui, prudentemente, non dovremmo aspettarci, e cui, in<br />

ogni caso, non si dovrebbe "credere" con eccessiva fac<strong>il</strong>ità. Certo è<br />

che, nella me<strong>di</strong>a, anche nelle persone più rette, già una piccola dose<br />

<strong>di</strong> ost<strong>il</strong>ità, <strong>di</strong> cattiveria, d'insinuazione è sufficiente per fargli<br />

montare <strong>il</strong> sangue agli occhi e fargli uscire "dagli" occhi l'equità.<br />

L'uomo attivo, che attacca ed è violento, è sempre ancora cento passi<br />

più vicino alla giustizia che l'uomo reattivo; per lui non è affatto<br />

necessario valutare <strong>il</strong> suo oggetto in maniera scorretta e con<br />

prevenzione, come fa e deve fare l'uomo reattivo. Infatti in ogni<br />

epoca l'uomo aggressivo, essendo più forte, più coraggioso, più<br />

nob<strong>il</strong>e, ha avuto dalla sua anche lo sguardo più "libero" e la<br />

coscienza "migliore": al contrario si indovina già chi ha sulla<br />

coscienza proprio l'invenzione della «cattiva coscienza» - l'uomo del<br />

"ressentiment"! E per finire guar<strong>di</strong>amo un po' alla storia: infatti in<br />

quale sfera, fino ad oggi, è stato <strong>di</strong> casa tutto l'esercito del<br />

<strong>di</strong>ritto e anche <strong>il</strong> vero e proprio bisogno <strong>di</strong> giustizia sulla terra?<br />

Forse nella sfera dell'uomo reattivo: Certamente no: piuttosto,<br />

invece, in quella degli uomini attivi, forti, spontanei, aggressivi.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista storico, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto rappresenta sulla terra - sia<br />

detto a <strong>di</strong>spetto del suddetto agitatore (che ha confessato <strong>di</strong> se<br />

stesso: «la dottrina della vendetta corre come <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o rosso della<br />

giustizia attraverso tutti i miei lavori e le mie fatiche») - proprio<br />

la lotta "contro" i sentimenti reattivi, la guerra contro questi da<br />

parte delle potenze aggressive e attive, che impiegavano parte della<br />

loro forza per frenare e controllare gli eccessi del "pathos" reattivo<br />

e per costringere a una transizione. Dovunque si eserciti la<br />

giustizia, dovunque la giustizia venga mantenuta, si vede una potenza<br />

più forte in relazione a coloro che le sono sottoposti e che sono più<br />

deboli, (siano essi gruppi o in<strong>di</strong>vidui) cercare mezzi per porre

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