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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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fatto <strong>di</strong> essere appunto un uccello da preda... Se, in preda<br />

all'astuzia assetata <strong>di</strong> vendetta, gli oppressi, gli offesi, gli<br />

afflitti, si <strong>di</strong>cono: «Fateci essere <strong>di</strong>versi dai malvagi, cioè buoni! e<br />

buono è colui <strong>il</strong> quale non violenta, non ferisce nessuno, non attacca,<br />

non fa rappresaglie, rimette la vendetta a Dio che, come noi, si tiene<br />

nascosto, che evita ogni male, e inoltre non esige molto dalla vita,<br />

sim<strong>il</strong>e a noi pazienti, um<strong>il</strong>i, giusti», questo non significa, se lo si<br />

considera freddamente e senza prevenzioni, altro che: «Ecco, noi<br />

deboli siamo proprio deboli: è bene che non si faccia nulla "per cui<br />

non si possegga forza bastante"»; ma questa cruda realtà, questa<br />

accortezza <strong>di</strong> infimo rango, che anche gli insetti hanno (e infatti<br />

fingono <strong>di</strong> essere morti, in caso <strong>di</strong> grave pericolo, per non dover fare<br />

niente <strong>di</strong> «troppo») grazie all'arte falsaria e alla capacità <strong>di</strong><br />

rinnegare se stessi propria dell'impotenza, si è rivestita degli abiti<br />

sontuosi della virtù che rinuncia, è muta, attende, come se anche la<br />

debolezza del debole, cioè la sua "essenza", <strong>il</strong> suo agire, tutta la<br />

sua unica, inevitab<strong>il</strong>e, non re<strong>di</strong>mib<strong>il</strong>e realtà, fosse una prestazione<br />

volontaria, qualcosa <strong>di</strong> voluto, <strong>di</strong> scelto, un'"azione", un "merito".<br />

Per questa specie <strong>di</strong> uomini credere in un soggetto «in<strong>di</strong>fferente»,<br />

libero <strong>di</strong> scegliere è una "necessità", derivata dall'istinto <strong>di</strong><br />

conservazione, <strong>di</strong> autoaffermazione, in cui ogni menzogna è solita<br />

santificarsi. Il soggetto (ovvero, per <strong>di</strong>rla più popolarmente,<br />

l'anima") è stato forse sino ad oggi sulla terra <strong>il</strong> miglior articolo<br />

<strong>di</strong> fede, perché ha permesso alla maggioranza dei mortali, dei deboli,<br />

degli oppressi <strong>di</strong> ogni tipo, quella sublime mistificazione <strong>di</strong> sé che<br />

interpreta anche la debolezza come libertà, <strong>il</strong> suo essere-così-e-così<br />

come "merito".<br />

14.<br />

- Qualcuno vuole forse sondare un po' <strong>il</strong> mistero delle modalità con<br />

cui sulla terra "si fabbricano gli ideali"? Chi ne ha <strong>il</strong> coraggio?...<br />

Avanti! Ecco, questa buia officina si apre al nostro sguardo.<br />

Aspettate ancora solo un attimo, signor Pettegolo e Spericolato: <strong>il</strong><br />

vostro occhio dovrà prima abituarsi a questa luce falsa e<br />

osc<strong>il</strong>lante... Così! Basta! Adesso parlate pure! Che cosa succede là<br />

sotto? Dite quello che volete, uomo dalla più pericolosa delle<br />

curiosità - adesso sarò "io" ad ascoltare, -<br />

- «Non vedo niente, ma in compenso odo molto meglio. Da ogni angolo e<br />

da ogni anfratto viene tutto un sommesso, sospettoso e maligno<br />

parlottio, un generale sussurrio. Mi sembra che tutti mentano, ogni<br />

suono sembra invischiato in una zuccherosa dolcezza. La debolezza sarà<br />

fatta passare per "merito", è fuor <strong>di</strong> dubbio - è proprio come avete<br />

detto voi» - Avanti!<br />

- «E l'impotenza aliena da sentimenti <strong>di</strong> rivincita, sarà fatta<br />

passare per 'bontà': la timorosa v<strong>il</strong>tà per 'um<strong>il</strong>iazione', la<br />

sottomissione <strong>di</strong> fronte a chi si o<strong>di</strong>a per 'obbe<strong>di</strong>enza' (cioè a<br />

qualcuno che, essi <strong>di</strong>cono, or<strong>di</strong>na questa sottomissione - lo chiamano<br />

Dio). Quanto <strong>di</strong> inoffensivo c'è nel debole, la v<strong>il</strong>tà stessa <strong>di</strong> cui è<br />

ricco, <strong>il</strong> suo starsene alla porta, <strong>il</strong> suo inevitab<strong>il</strong>e dover attendere,<br />

qui si fa un buon nome, è 'pazienza', anzi è "la" virtù stessa; <strong>il</strong><br />

non-potersi-ven<strong>di</strong>care <strong>di</strong>venta non-volersi-ven<strong>di</strong>care, forse ad<strong>di</strong>rittura<br />

perdono ('poiché "essi" non sanno quello che fanno - noi solo sappiamo<br />

quello che "essi fanno"!'). Parlano anche <strong>di</strong> 'amare i propri nemici' e<br />

sudano parlandone.»<br />

- Avanti!<br />

- «Non c'è dubbio, tutti questi falsari che parlottano nei loro<br />

anfratti sono dei miserab<strong>il</strong>i, anche se se ne stanno accucciati insieme<br />

al caldo - eppure mi <strong>di</strong>cono che la loro miseria è un segno che Dio li<br />

ha scelti e segnati, che si frustano i cani che amiamo <strong>di</strong> più; e che<br />

forse questa miseria è una preparazione, una prova, una scuola, e<br />

forse anche qualcosa <strong>di</strong> più - qualcosa che un giorno verrà<br />

ricompensata con enormi interessi in oro, anzi in felicità. E questa<br />

la chiamano 'beatitu<strong>di</strong>ne'.

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