Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"
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SAGGIO SECONDO.<br />
«Colpa», «Cattiva coscienza» e sim<strong>il</strong>i.<br />
1.<br />
Allevare un animale che "possa fare delle promesse" - non è proprio<br />
questo <strong>il</strong> compito paradossale che la natura si è imposto nei confronti<br />
dell'uomo? Non è questo, in realtà, <strong>il</strong> vero problema dell'uomo?... Che<br />
questo problema sia stato risolto sino a un grado elevato, dovrà<br />
sembrare tanto più sorprendente a chi sa misurare appieno la forza<br />
opposta e contraria, cioè quella del "<strong>di</strong>menticare". Dimenticare non è<br />
solo "vis inertiae", come credono i superficiali, essa è molto <strong>di</strong> più<br />
una forza frenante, attiva e positiva nel senso più preciso del<br />
termine, forza cui si deve <strong>il</strong> fatto che tutto ciò <strong>di</strong> cui noi facciamo<br />
esperienza, appren<strong>di</strong>amo e accogliamo in noi, nello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestione<br />
(potremmo chiamarlo «assorbimento intellettuale») arriva tanto poco<br />
alla nostra coscienza, quanto tutto <strong>il</strong> molteplice processo con cui si<br />
compie la nostra nutrizione corporale, <strong>il</strong> cosiddetto processo <strong>di</strong><br />
«assorbimento». Chiudere ogni tanto le porte e le finestre della<br />
coscienza, non farsi molestare dal fracasso e dalla lotta con cui <strong>il</strong><br />
mondo occulto degli organi al nostro servizio manifesta la sua<br />
collaborazione e opposizione; un po' <strong>di</strong> tranqu<strong>il</strong>lità, un po' <strong>di</strong><br />
"tabula rasa" della coscienza, per fare ancora spazio a qualcosa <strong>di</strong><br />
nuovo, soprattutto a funzioni e funzionari più nob<strong>il</strong>i, per governare,<br />
prevedere, or<strong>di</strong>nare (dato che <strong>il</strong> nostro organismo ha una struttura<br />
oligarchica) - questo è <strong>il</strong> vantaggio - come si è detto - <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>menticanza attiva, sim<strong>il</strong>e a un guardaportone, un custode dell'or<strong>di</strong>ne<br />
spirituale, della tranqu<strong>il</strong>lità, dell'etichetta: per cui si dovrà<br />
imme<strong>di</strong>atamente stab<strong>il</strong>ire in quale misura nessuna felicità, nessuna<br />
serenità, nessuna speranza, nessun orgoglio, nessun "presente" sia<br />
possib<strong>il</strong>e senza smemoratezza. L'uomo in cui questo apparato frenante<br />
viene danneggiato e costretto a funzionare irregolarmente, può essere<br />
paragonato (e non solo paragonato) a un <strong>di</strong>speptico, non riesce a<br />
«concludere» nulla... E proprio questo animale necessariamente<br />
smemorato, in cui la mancanza <strong>di</strong> memoria è una forza, una forma <strong>di</strong><br />
florida salute, si è costruito, con l'educazione, una facoltà opposta,<br />
una memoria, col cui aiuto può interrompere, in certi casi, <strong>il</strong><br />
processo del <strong>di</strong>menticare - nei casi, cioè, in cui si debba far<br />
promesse: non solo, quin<strong>di</strong>, un non potersi liberare delle impressioni<br />
ormai stampate, non solo l'in<strong>di</strong>gestione <strong>di</strong> una parola già impegnata e<br />
<strong>di</strong> cui non si riesce a venire a capo, ma un non "voler" rendersi<br />
libero, un volere iterato e continuo del già voluto, una vera e<br />
propria "memoria del volere": cosicché tra l'originario «io voglio»,<br />
«io farò» e <strong>il</strong> vero e proprio scaricarsi della volontà, <strong>il</strong> "suo atto",<br />
può introdursi fac<strong>il</strong>mente un mondo <strong>di</strong> cose nuove e <strong>di</strong>verse, <strong>di</strong><br />
circostanze, e anche <strong>di</strong> atti della volontà, senza far saltare questa<br />
lunga catena del volere. Ma quante cose presuppone tutto ciò! Per<br />
poter anticipatamente <strong>di</strong>sporre così del futuro, l'uomo deve aver bene<br />
imparato a separare l'avvenimento necessario da quello causale, a<br />
pensare con cognizione <strong>di</strong> causa, a vedere e a prevedere le cose<br />
lontane come se fossero presenti, a stab<strong>il</strong>ire con certezza che cosa<br />
sia <strong>il</strong> fine e <strong>il</strong> mezzo e in generale a saper calcolare, a fare<br />
previsioni - per far tutto ciò, quanto l'uomo stesso deve già essere<br />
<strong>di</strong>ventato "preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, regolare, necessario", anche a se stesso per<br />
la sua propria rappresentazione, per potersi finalmente fare garante<br />
<strong>di</strong> se stesso "come futuro", così come fa chi promette!<br />
2.<br />
E questa è, invero, la lunga storia della origine della<br />
"responsab<strong>il</strong>ità". Quel compito <strong>di</strong> allevare un animale, cui sia<br />
concesso promettere, include, già l'abbiamo intuito, come con<strong>di</strong>zione e<br />
preparazione, l'impegno più <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> "rendere", per prima cosa,<br />
l'uomo, sino a un certo grado, necessario, uniforme, uguale tra gli