14.06.2014 Views

Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

cioè i nob<strong>il</strong>i, i potenti, gli uomini <strong>di</strong> ceto superiore e <strong>di</strong> sentimenti<br />

elevati a sentire e definire se stessi e le loro azioni come buoni,<br />

cioè <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne, e in antitesi a tutto ciò che è volgare, <strong>di</strong><br />

sentimenti volgari, comune e plebeo. Basandosi su questo "pathos della<br />

<strong>di</strong>stanza" essi si sono attribuiti <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> creare valori, <strong>di</strong><br />

inventare definizioni dei valori, l'ut<strong>il</strong>ità non li interessava<br />

affatto! Il punto <strong>di</strong> vista della ut<strong>il</strong>ità, proprio in rapporto a un<br />

tale ardente traboccare <strong>di</strong> supremi giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore che fissino o<br />

definiscano una gerarchia, è quanto <strong>di</strong> più estraneo e inadeguato si<br />

possa pensare: qui infatti <strong>il</strong> sentimento è arrivato a una opposizione<br />

con quel basso grado <strong>di</strong> calore, presupposto <strong>di</strong> ogni sagacia<br />

calcolatrice, <strong>di</strong> ogni calcolo ut<strong>il</strong>itario, e non "una tantum", non per<br />

un'ora eccezionale, ma durevolmente. Il "pathos" dell'aristocrazia e<br />

della <strong>di</strong>stanza, come ho detto, <strong>il</strong> duraturo e dominante sentimento<br />

totale e bas<strong>il</strong>are <strong>di</strong> una specie superiore e dominante nei confronti <strong>di</strong><br />

una specie inferiore, <strong>di</strong> un «sotto», "questa" è l'origine<br />

dell'opposizione tra «buono» e «cattivo». (Il <strong>di</strong>ritto signor<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

imporre nomi, risale così in<strong>di</strong>etro nel tempo, che si sarebbe<br />

autorizzati a ritenere l'origine della lingua stessa come espressione<br />

<strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> chi era al potere: essi <strong>di</strong>cono «questo "è" questo e<br />

questo» e con un suono impongono <strong>il</strong> loro sig<strong>il</strong>lo a cose e avvenimenti<br />

e, così facendo, se ne impossessano.) Si deve a questa origine <strong>il</strong><br />

fatto che <strong>il</strong> termine «buono» non si ricollega <strong>di</strong> necessità, sin dagli<br />

inizi, ad azioni «non egoistiche», come crede la superstizione <strong>di</strong><br />

questi genealogisti della morale. E' vero invece che solo con la<br />

"decadenza" dei giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore aristocratici si impone sempre <strong>di</strong><br />

più alla coscienza umana tutta questa opposizione tra «egoistico» e<br />

«non egoistico» - si tratta, per usare la mia lingua, "dell'istinto<br />

gregario", che con essa acquista infine parola (o anche "parole"). E<br />

anche a questo punto ci vorrà ancora molto tempo perché questo istinto<br />

acquisti tanta forza che l'apprezzamento morale dei valori si fissi,<br />

si ancori proprio a questa opposizione (come è, ad esempio, <strong>il</strong> caso<br />

dell'Europa o<strong>di</strong>erna: oggi <strong>il</strong> pregiu<strong>di</strong>zio secondo cui «morale», «non<br />

egoistico», «"désintéressé"» sarebbero concetti equivalenti, domina<br />

già con la violenza <strong>di</strong> un idea fissa e <strong>di</strong> una malattia mentale.<br />

3.<br />

In secondo luogo poi, prescindendo completamente dalla insostenib<strong>il</strong>ità<br />

storica <strong>di</strong> quella ipotesi sull'origine del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore «buono»,<br />

essa soffre, in se stessa, <strong>di</strong> una contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

psicologico. L'ut<strong>il</strong>ità dell'azione non egoistica deve essere l'origine<br />

della sua lode, e questa origine deve essere stata "<strong>di</strong>menticata", - ma<br />

come è mai "possib<strong>il</strong>e" questo oblio? Forse che l'ut<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> tali<br />

azioni ha cessato un bel giorno <strong>di</strong> essere tale? E' invece vero <strong>il</strong><br />

contrario: questa ut<strong>il</strong>ità è stata piuttosto, in ogni epoca, esperienza<br />

quoti<strong>di</strong>ana, qualcosa, cioè, che continuamente veniva sempre e <strong>di</strong> nuovo<br />

sottolineata; <strong>di</strong> conseguenza, invece <strong>di</strong> scomparire dalla coscienza, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare obliab<strong>il</strong>e, essa vi si impresse con sempre maggiore<br />

chiarezza. - Quanto più razionale è invece la teoria opposta (che non<br />

per questo è più vera -) sostenuta per esempio da Herbert Spencer, che<br />

riconosce come sostanzialmente analoghi <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> «buono» e<br />

quello <strong>di</strong> «ut<strong>il</strong>e» e «funzionale», così che nei giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> «buono» e<br />

«cattivo» l'umanità avrebbe sommato e confermato proprio le sue<br />

esperienze "inobliate" e "inobliab<strong>il</strong>i" su quello che è ut<strong>il</strong>e e<br />

funzionale, dannoso e non funzionale. Secondo questa teoria, è buono<br />

ciò che da sempre si è <strong>di</strong>mostrato ut<strong>il</strong>e, con ciò esso può farsi valere<br />

come «valido al massimo grado» e «valido in sé». Come ho già detto,<br />

anche questa via <strong>di</strong> spiegazione è falsa, ma la spiegazione è, per lo<br />

meno, in se stessa razionale e psicologicamente fondata.<br />

4.<br />

L'in<strong>di</strong>cazione della via "giusta" mi è stata offerta dal problema <strong>di</strong><br />

ciò che le definizioni <strong>di</strong> «buono» coniate dalle <strong>di</strong>verse lingue debbano

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!