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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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legem, quam ipse tulisti» finisce sempre per arrivare allo stesso<br />

legislatore. Così è crollato <strong>il</strong> cristianesimo "come dogma", a causa<br />

della sua stessa morale; così anche <strong>il</strong> cristianesimo "come morale"<br />

deve ancora andare in rovina - noi in rovina - noi siamo alle porte <strong>di</strong><br />

"questo" avvenimento. Avendo la veri<strong>di</strong>cità cristiana tirato una<br />

conclusione dopo l'altra, dedurrà alla fine anche la sua "conclusione<br />

più ra<strong>di</strong>cale", quella "contro" se stessa; ma questo accade quando essa<br />

si chiede «"Che cosa significa ogni volontà <strong>di</strong> verità?"»... E a questo<br />

punto tocco ancora una volta <strong>il</strong> mio problema, i nostri problemi, amici<br />

miei "ignoti" (- dato che ancora non "so" <strong>di</strong> nessun amico): quale<br />

altro senso avrebbe mai tutto <strong>il</strong> nostro essere, se non quello che in<br />

noi quella volontà <strong>di</strong> verità sarebbe <strong>di</strong>ventata cosciente <strong>di</strong> sé "come<br />

problema"?... Grazie a questo prendere coscienza-<strong>di</strong>-sé della volontà<br />

<strong>di</strong> verità, la morale - non v'è alcun dubbio - finirà per andare<br />

progressivamente "in rovina": quel grande spettacolo in cento atti,<br />

tenuto in serbo per i due secoli europei prossimi venturi, <strong>il</strong> più<br />

tremendo, <strong>il</strong> più problematico e forse anche <strong>il</strong> più fecondo <strong>di</strong> speranza<br />

<strong>di</strong> tutti gli spettacoli...<br />

28.<br />

Se si prescinde dall'ideale ascetico, l'uomo, "l'animale" uomo non ha<br />

avuto, sino ad oggi, nessun senso. La sua esistenza sulla terra non ha<br />

avuto in sé nessun fine; «a che scopo dunque l'uomo?» - è stata una<br />

domanda senza risposta; la "volontà" per uomo e terra mancava; <strong>di</strong>etro<br />

ogni grande destino umano risuonava, come "refrain", un ancora più<br />

grande «invano!». L'ideale ascetico significa proprio "questo": che<br />

qualcosa "mancava", che l'uomo era circondato da un enorme "vuoto" -<br />

egli non sapeva giustificare, spiegare, affermare se stesso,<br />

"soffriva" del problema del suo significato - Soffriva comunque, anzi<br />

era, in primo luogo, un animale "valetu<strong>di</strong>nario": ma "non" la<br />

sofferenza in sé era <strong>il</strong> suo problema, sibbene, <strong>il</strong> fatto che non ci<br />

fosse risposta per <strong>il</strong> grido: «a che scopo soffrire?». L'uomo,<br />

l'animale più coraggioso e più assuefatto al dolore, "non" nega in sé<br />

la sofferenza; la "vuole", la va persino a cercare, sempreché gli si<br />

mostri un "significato" della sofferenza stessa, un «perché» del<br />

soffrire. L'assur<strong>di</strong>tà della sofferenza, "non" la sofferenza, è stata<br />

la male<strong>di</strong>zione che ha gravato sino ad oggi sull'umanità - e l 'ideale<br />

ascetico le conferì un senso! Sino ad oggi è stato l'unico senso; un<br />

senso qualsiasi è meglio <strong>di</strong> nessun senso; sotto ogni punto <strong>di</strong> vista<br />

l'ideale ascetico è stato <strong>il</strong> "«faute de mieux» par excellence" che sia<br />

mai fino a ora esistito. In esso <strong>il</strong> dolore veniva "interpretato"; <strong>il</strong><br />

vuoto enorme parve colmato; si chiuse la porta davanti a ogni<br />

nich<strong>il</strong>ismo suicida. E' fuori <strong>di</strong> dubbio che l'interpretazione portò con<br />

sé nuovo dolore, più profondo, più intimo, più tossico, più corrosivo<br />

per la vita: essa pose ogni dolore nella prospettiva della "colpa"...<br />

Ma malgrado tutto ciò - l'uomo venne così "salvato", ebbe un "senso",<br />

non fu più, a partire da quel momento, una foglia al vento, uno<br />

scherzo dell'assurdo, del «senza-senso», poteva ormai "volere"<br />

qualcosa - e soprattutto non importava in che <strong>di</strong>rezione, a che scopo,<br />

con che mezzo volesse: "la volontà stessa era salva". Non ci possiamo<br />

assolutamente nascondere "che cosa", in realtà, esprima tutto questo<br />

volere che aveva derivato dall'ideale ascetico la sua linea: questo<br />

o<strong>di</strong>o contro l'umano, più ancora contro ciò che è animale, più ancora<br />

contro ciò che è materia, questo orrore per i sensi, per la ragione<br />

stessa, <strong>il</strong> terrore della felicità e della bellezza, questo desiderio<br />

<strong>di</strong> uscire da tutto ciò che è apparenza, mutazione, <strong>di</strong>venire, morte,<br />

desiderio, dal desiderare stesso - tutto questo significa, osiamo<br />

rendercene consapevoli - una "volontà del nulla", un'avversione alla<br />

vita, un'opposizione ai presupposti assolutamente fondamentali della<br />

vita, ciò nonostante essa è e resta una "volontà"!... E per <strong>di</strong>re,<br />

concludendo, quello che ho detto agli inizi: l'uomo preferisce ancora<br />

volere <strong>il</strong> "nulla", piuttosto che "non" volere...

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