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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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- Avanti!<br />

- «Adesso mi lasciano intendere che essi non sono solo migliori dei<br />

potenti, dei signori della terra, i cui sputi sono costretti a leccare<br />

("non" per paura, assolutamente no! ma perché Dio ha or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong><br />

onorare ogni autorità) - che non sono solo migliori, ma anche che<br />

'stanno meglio', o che comunque 'staranno meglio', un giorno. Basta!<br />

Basta! Non ne posso più. Aria viziata! Aria viziata! Mi sembra che<br />

questa officina dove si "fabbricano ideali", sappia proprio <strong>di</strong> fetide<br />

menzogne.»<br />

--No, ancora un attimo! Non mi avete ancora parlato del capolavoro <strong>di</strong><br />

questi negromanti che da tutto ciò che è nero ricavano <strong>il</strong> bianco, <strong>il</strong><br />

latte e l'innocenza - non avete notato a qual grado <strong>di</strong> perfezione<br />

arrivano i loro proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> raffinazione o <strong>il</strong> loro tocco d'artista<br />

audacissimo, finissimo, ingegnosissimo e falsissimo? Fate attenzione!<br />

Questi insetti striscianti gonfi <strong>di</strong> vendetta e d'o<strong>di</strong>o - come la<br />

trasformano la vendetta e l'o<strong>di</strong>o? Avete mai ascoltato parole sim<strong>il</strong>i?<br />

Potreste mai immaginare, fidandovi solo delle loro parole, <strong>di</strong> trovarvi<br />

proprio in mezzo agli uomini del "ressentiment"?<br />

- «Capisco, e apro ancora una volta le orecchie (ahimè, ahimè, ahimè!<br />

mi "tappo" <strong>il</strong> naso). Adesso soltanto ascolto quello che andavano<br />

ripetendo senza sosta: 'Noi buoni - "noi siamo i giusti"' - quello che<br />

esigono, non la chiamano ritorsione, ma 'trionfo della "giustizia"'<br />

quello che o<strong>di</strong>ano non è <strong>il</strong> loro nemico, no! essi o<strong>di</strong>ano<br />

'l'ingiustizia' 'l'empietà', quello in cui credono e sperano non è la<br />

speranza della vendetta, l'ebbrezza della dolce vendetta ('più dolce<br />

del miele' - così già la chiamava Omero), ma la vittoria <strong>di</strong> Dio, del<br />

Dio "giusto" sugli empi; quel che resta loro da amare sulla terra, non<br />

sono i loro fratelli nell'o<strong>di</strong>o ma i loro 'fratelli nell'amore', come<br />

essi <strong>di</strong>cono, tutti i buoni e i giusti della terra.»<br />

- E come chiamano quello che serve loro come consolazione per tutte le<br />

sofferenze della vita - la loro fantasmagoria della anticipazione <strong>di</strong><br />

una beatitu<strong>di</strong>ne a venire?<br />

- «Come? Ho capito bene? Lo chiamano '<strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio universale',<br />

l'avvento del "Caro" regno, del 'regno <strong>di</strong> Dio' - nel frattempo, però,<br />

essi vivono 'nella fede', 'nell'amore', nella speranza.»<br />

- Basta! Basta!<br />

15.<br />

Nella fede <strong>di</strong> che? Nell'amore <strong>di</strong> chi? Nella speranza <strong>di</strong> che? - Questi<br />

deboli! - a un certo momento, infatti, vogliono anch'essi essere i<br />

forti, senza dubbio, e un bel giorno arriverà anche <strong>il</strong> "loro" «regno»<br />

- «<strong>il</strong> regno <strong>di</strong> Dio» lo definiscono semplicemente così, come si è<br />

detto: bisogna pur essere um<strong>il</strong>i in tutto! Già solo per poter vivere<br />

"questo", bisogna vivere a lungo, oltre la morte - anzi bisogna avere<br />

una vita eterna, per potersi consolare eternamente, nel «regno <strong>di</strong><br />

Dio», <strong>di</strong> quella vita terrena vissuta «nella fede, nell'amore, nella<br />

speranza». Consolarsi <strong>di</strong> che? Consolarsi con che?... Credo che Dante<br />

abbia commesso un grosso errore ponendo, con terrificante ingenuità,<br />

sulla porta del suo inferno la scritta «fecemi l'eterno amore» - su<br />

quella del para<strong>di</strong>so invece e della sua «beatitu<strong>di</strong>ne eterna» potrebbe<br />

stare, comunque a maggior <strong>di</strong>ritto, l'iscrizione «fecemi l'eterno<br />

"o<strong>di</strong>o"» - posto che una verità possa stare sulla porta che conduce a<br />

una menzogna! Infatti che "cos'è" la beatitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quel para<strong>di</strong>so?...<br />

Potremmo forse anche indovinarlo, ma è meglio che ce lo <strong>di</strong>mostri<br />

chiaramente una in<strong>di</strong>scussa autorità in materia, Tommaso d'Aquino, <strong>il</strong><br />

gran maestro e santo. «"Beati in regno coelesti" - <strong>di</strong>ce mansueto come<br />

un agnello - "videbunt poenas damnatorum, ut beatitudo <strong>il</strong>lis magis<br />

complaceat".» O preferiamo sentircelo <strong>di</strong>re con accenti più forti,<br />

forse dalla bocca <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> quei trionfanti Padri della Chiesa, che<br />

sconsiglia ai suoi cristiani i crudeli piaceri degli spettacoli<br />

pubblici - e perché poi?: «La fede ci offre molto ma molto <strong>di</strong> più -<br />

<strong>di</strong>ce, "de Spectac." c. 29 s.s. - qualcosa <strong>di</strong> "molto più forte"; grazie<br />

alla redenzione abbiamo a <strong>di</strong>sposizione gioie tutte <strong>di</strong>verse; invece

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