Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"
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era addossato e che ne "rendeva più rozzo" l'aspetto. Pensate<br />
veramente che la sconfitta dell'astronomia teologica significhi una<br />
sconfitta <strong>di</strong> quell'ideale?... Forse l'uomo è <strong>di</strong>ventato "meno<br />
bisognoso" <strong>di</strong> una soluzione trascendente del suo enigma esistenziale,<br />
perché questa esistenza, da allora, si presenta più gratuita, più<br />
<strong>di</strong>sut<strong>il</strong>e, più superflua nell'or<strong>di</strong>ne "visib<strong>il</strong>e" delle cose? Da<br />
Copernico in poi l'auto<strong>di</strong>minuzione dell'uomo, la sua "volontà" <strong>di</strong><br />
auto<strong>di</strong>minuirsi, non progre<strong>di</strong>sce forse inarrestab<strong>il</strong>mente? Purtroppo la<br />
fede nella sua <strong>di</strong>gnità, unicità, insurrogab<strong>il</strong>ità nella sequenza<br />
gerarchica degli esseri è scomparsa - è <strong>di</strong>ventato "animale", animale,<br />
senza sim<strong>il</strong>itu<strong>di</strong>ni, detrazioni e riserve, lui che nella sua fede <strong>di</strong> un<br />
tempo era quasi Dio («figlio <strong>di</strong> Dio», «Uomo-Dio»)... Da Copernico in<br />
poi, l'uomo sembra essere finito su una superficie inclinata - ora<br />
rotola sempre più velocemente lontano dal punto centrale - dove? nel<br />
nulla? verso «<strong>il</strong> sentimento "corrosivo" del proprio nulla»?... Suvvia!<br />
sarebbe questa la retta via - verso "l'antico" ideale?... "Ogni"<br />
scienza (e niente affatto solo l'astronomia sui cui demoralizzanti e<br />
deleteri effetti Kant ha reso la notevole confessione che «essa<br />
nullifica la mia importanza»), ogni scienza, tanto quella naturale,<br />
quanto quella "non naturale", - così definisco l'autocritica della<br />
conoscenza - tende oggi a rimuovere nell'uomo <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> rispetto<br />
avuto sino ad oggi per se stesso, come se non fosse altro che una<br />
bizzarra vanagloria; si potrebbe quasi <strong>di</strong>re che essa fonda <strong>il</strong> suo<br />
proprio orgoglio, la sua propria dura forma <strong>di</strong> atarassia storica nel<br />
mantenere presso <strong>di</strong> sé questo auto<strong>di</strong>sprezzo dell'uomo faticosamente<br />
conquistato, come <strong>il</strong> suo ultimo e più serio titolo <strong>di</strong> stima (e con<br />
ragione, in verità: poiché chi <strong>di</strong>sprezza, è pur sempre uno che «non ha<br />
<strong>di</strong>simparato l'apprezzare»...). Così si "lavora contro" l'ideale<br />
ascetico? Si crede ancora realmente e seriamente (come hanno<br />
immaginato, per un certo periodo <strong>di</strong> tempo, i teologi), che la<br />
"vittoria" <strong>di</strong> Kant sulla dogmatica concettuale teologica («Dio»,<br />
«libertà», «anima», «immortalità») avrebbe danneggiato in qualche modo<br />
quell'ideale? - e qui adesso non ci deve interessare se Kant stesso ha<br />
avuto qualcosa del genere anche solo nelle sue intenzioni. Sta <strong>di</strong><br />
fatto che a partire da Kant ogni specie <strong>di</strong> trascendentalisti ha avuto<br />
partita vinta - si sono emancipati dai teologi: che fortuna! - egli ha<br />
mostrato loro quella via traversa sulla quale possono autonomamente e<br />
con la massima <strong>di</strong>gnità scientifica seguire i «desideri del loro<br />
cuore». E ancora chi potrebbe ormai rimproverare gli agnostici se<br />
questi, quali adoratori dell'ignoto e del misterioso in sé, adorano<br />
ora <strong>il</strong> "punto interrogativo" stesso come se fosse Dio? (Xaver Daudan<br />
parla dei "ravages" che «l'habitude d'admirer l'inintelligible au lieu<br />
de rester tout simplement dans l'inconnu» avrebbe provocato; ritiene<br />
che gli antichi ne avrebbero fatto a meno). Nell'ipotesi che tutto ciò<br />
che l'uomo «conosce» non sod<strong>di</strong>sfi i suoi desideri, ma che li<br />
contrad<strong>di</strong>ca invece e li terrorizzi, quale <strong>di</strong>vina scappatoia poterne<br />
cercare la colpa non del «desiderare», sibbene nel «conoscere»!...<br />
«Non esiste alcuna conoscenza: <strong>di</strong> "conseguenza" - esiste un Dio»: che<br />
nuova "elegantia syllogismi"! Quale "trionfo" dell'ideale ascetico! -<br />
26.<br />
- O forse tutta la storiografia moderna ha avuto un atteggiamento più<br />
carico <strong>di</strong> certezza <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> ideali? La sua pretesa più nob<strong>il</strong>e è<br />
ora quella <strong>di</strong> essere "specchio"; essa rifiuta ogni teleologia; non<br />
vuole più «<strong>di</strong>mostrare» niente; rifiuta con sdegno <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ce<br />
e in ciò ha buon gusto - afferma tanto poco quanto nega, constata,<br />
«descrive»... Tutto ciò è ascetico al massimo grado; ma, al tempo<br />
stesso, e a un livello ancora più alto, è "nich<strong>il</strong>istico", non<br />
inganniamoci su questo punto! Si vede uno sguardo triste, duro, ma<br />
deciso - un occhio che "scruta lontano", come fa un viaggiatore<br />
solitario al Polo Nord (forse per non guardare dentro? per non<br />
guardare in<strong>di</strong>etro?...). Qui è neve, qui la vita è ammutolita; le<br />
ultime cornacchie che si sentono <strong>di</strong>cono «A che fine?», «Invano!»,