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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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tanto più poi per l'età "<strong>di</strong> mezzo", in cui si formano le stirpi<br />

aristocratiche - che hanno in realtà ripagato con gli interessi ai<br />

loro antenati, ai loro avi, (eroi, dèi), tutte le qualità che, nel<br />

frattempo, si erano manifestate in esse, le qualità "aristocratiche".<br />

Più tar<strong>di</strong> daremo ancora uno sguardo al processo <strong>di</strong> nob<strong>il</strong>itazione e <strong>di</strong><br />

affinamento degli dèi (che non è certo la loro «consacrazione»):<br />

conclu<strong>di</strong>amo per ora, provvisoriamente, <strong>il</strong> corso <strong>di</strong> tutta questa<br />

evoluzione della coscienza <strong>di</strong> colpa.<br />

20.<br />

La coscienza <strong>di</strong> avere dei debiti verso gli dèi, come insegna la<br />

storia, non si è affatto spenta nemmeno dopo <strong>il</strong> tramonto della forma<br />

organizzativa «comunitaria» fondata sulla affinità <strong>di</strong> sangue:<br />

l'umanità, allo stesso modo con cui ha ere<strong>di</strong>tato i concetti <strong>di</strong> «buono<br />

e cattivo» dalla nob<strong>il</strong>tà della stirpe, (con la sua fondamentale<br />

inclinazione psicologica a fissare or<strong>di</strong>namenti gerarchici), ha<br />

ricevuto, con l'ere<strong>di</strong>tà delle <strong>di</strong>vinità della stirpe e della tribù,<br />

anche quella del carico dei debiti non ancora saldati e del desiderio<br />

<strong>di</strong> liberarsene. (Il momento <strong>di</strong> trapasso è segnato da quelle estese<br />

popolazioni <strong>di</strong> schiavi e <strong>di</strong> servi che si sono adattati al culto degli<br />

dèi dei propri padroni, vuoi con la forza, vuoi per sottomissione e<br />

"mimicry": a partire da loro questa ere<strong>di</strong>tà si spande per ogni dove.)<br />

Il sentimento <strong>di</strong> un debito verso la <strong>di</strong>vinità ha continuato ad<br />

aumentare nel corso <strong>di</strong> molti m<strong>il</strong>lenni e, per la verità, sempre nella<br />

stessa misura con cui crescevano e venivano elevati, sulla terra, <strong>il</strong><br />

concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>o e <strong>il</strong> senso della <strong>di</strong>vinità. (Tutta la storia delle<br />

lotte, delle vittorie, delle riconc<strong>il</strong>iazioni, delle mescolanze<br />

etniche, tutto quello, che precede <strong>il</strong> definitivo or<strong>di</strong>namento<br />

gerarchico <strong>di</strong> tutti gli elementi popolari in ogni grossa sintesi<br />

razziale, si rispecchia nelle ingarbugliate genealogie dei loro dèi,<br />

nelle saghe delle loro lotte, delle loro vittorie e conc<strong>il</strong>iazioni; <strong>il</strong><br />

progresso verso regni universali è sempre anche <strong>il</strong> progresso in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità universali, <strong>il</strong> <strong>di</strong>spotismo, con la sua<br />

sopraffazione dell'aristocrazia in<strong>di</strong>pendente, spiana sempre la strada<br />

a un qualche monoteismo.) La nascita del Dio cristiano, come massima<br />

<strong>di</strong>vinità cui si sia giunti fino ad oggi, ha portato sulla terra anche<br />

<strong>il</strong> "maximum" del sentimento <strong>di</strong> debito. Ammesso <strong>di</strong> essere entrati, più<br />

tar<strong>di</strong>, in un movimento "opposto", si potrebbe, con molta probab<strong>il</strong>ità<br />

dedurre dalla inarrestab<strong>il</strong>e decadenza della fede nel Dio cristiano <strong>il</strong><br />

fatto che già ora esista una notevole decadenza della coscienza <strong>di</strong><br />

colpa dell'uomo; anzi non si può rifiutare la prospettiva che <strong>il</strong><br />

totale e definitivo trionfo dell'ateismo potrebbe liberare l'umanità<br />

da tutto questo sentimento <strong>di</strong> avere dei debiti verso <strong>il</strong> proprio<br />

cominciamento, la propria "causa prima". Ateismo e una specie <strong>di</strong><br />

"seconda innocenza" sono intimamente legati.<br />

21.<br />

Questo è per ora quanto ho da <strong>di</strong>re, provvisoriamente, in generale e in<br />

breve sui legami tra i concetti <strong>di</strong> «colpa», <strong>di</strong> «dovere» e i loro<br />

presupposti religiosi: intenzionalmente ho tralasciato fin qui la vera<br />

e propria moralizzazione <strong>di</strong> questi concetti (lo slittamento degli<br />

stessi nella coscienza o, ancora più precisamente, l'intrecciarsi<br />

della "cattiva" coscienza col concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>o) e alla fine del<br />

capitolo precedente ho parlato perfino come se questa moralizzazione<br />

non esistesse, e <strong>di</strong> conseguenza come se questi concetti fossero oggi,<br />

necessariamente, prossimi alla fine, essendo venuto a mancare <strong>il</strong> loro<br />

presupposto, la fede nel nostro «cre<strong>di</strong>tore», Dio. Il dato <strong>di</strong> fatto è<br />

invece terrib<strong>il</strong>mente <strong>di</strong>verso. La moralizzazione dei concetti <strong>di</strong> colpa<br />

e <strong>di</strong> dovere, con <strong>il</strong> loro slittamento a ritroso nella "cattiva"<br />

coscienza, è realmente <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> "rovesciare" la <strong>di</strong>rettiva <strong>di</strong><br />

marcia del processo evolutivo ora descritto o per lo meno <strong>di</strong> bloccarne<br />

<strong>il</strong> movimento; ora si "deve" escludere pessimisticamente una volta per<br />

tutte proprio la prospettiva <strong>di</strong> un riscatto definitivo, ora lo sguardo

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