Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"
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desiderio incarnato <strong>di</strong> essere-altro, <strong>di</strong> essere-altrove, e in realtà <strong>il</strong><br />
più alto grado <strong>di</strong> questo desiderio, <strong>il</strong> suo ardore tipico e la sua<br />
passione: ma proprio "la potenza" del suo desiderare è la catena che<br />
lo incatena qui; proprio in questo modo egli <strong>di</strong>viene strumento<br />
obbligato a lavorare per la creazione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni più favorevoli per<br />
l'essere qui e l'essere-uomo - proprio con questa "potenza" tiene<br />
avvinto all'esistenza tutto <strong>il</strong> gregge <strong>di</strong> falliti <strong>di</strong> ogni genere, <strong>di</strong><br />
scontenti, <strong>di</strong> bistrattati dalla sorte, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sadattati, <strong>di</strong> sventurati,<br />
<strong>di</strong> quanti soffrono <strong>di</strong> sé, precedendoli istintivamente come un pastore.<br />
Già mi si capisce: questo sacerdote asceta, questo nemico apparente<br />
della vita, questo "negatore", fa parte proprio delle più gran<strong>di</strong> forze<br />
"conservatrici e creatrici in senso affermativo" della vita... Da che<br />
cosa <strong>di</strong>pende questa con<strong>di</strong>zione malata? Poiché l'uomo è più malato,<br />
meno sicuro, più mutevole, meno determinato <strong>di</strong> ogni altro animale, su<br />
questo non c'è dubbio - è l'animale malato: e da che cosa deriva<br />
questo? E' certo che, più <strong>di</strong> tutti gli animali presi insieme, l'uomo<br />
ha osato, rinnovato, sfidato, provocato <strong>il</strong> destino: l'uomo, questo<br />
grande sperimentatore <strong>di</strong> se stesso, insod<strong>di</strong>sfatto, insaziato, che<br />
lotta con animali, natura e <strong>di</strong>vinità perl'ultima supremazia, questo<br />
essere sempre e ancora non domato, eternamente futurib<strong>il</strong>e, che non<br />
trova più pace <strong>di</strong> fronte all'impeto della sua stessa forza, tanto che<br />
<strong>il</strong> suo futuro gli fruga inesorab<strong>il</strong>mente nella carne <strong>di</strong> ogni presente<br />
come uno sperone - come non dovrebbe essere, un animale così<br />
coraggioso e ricco, anche <strong>il</strong> più esposto al pericolo, <strong>il</strong> più a lungo e<br />
più profondamente malato tra tutti gli animali malati?... L'uomo è<br />
saturo <strong>di</strong> tutto ciò, abbastanza spesso, si verificano intere epidemie<br />
<strong>di</strong> questa saturazione - (come ad esempio intorno al 1348, al tempo<br />
della danza macabra): ma anche questa nausea, questa stanchezza,<br />
questo te<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sé - tutto assume in lui tale potenza da <strong>di</strong>ventare<br />
imme<strong>di</strong>atamente un nuovo vincolo. Il suo no detto alla vita porta alla<br />
luce, come per incantesimo, una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sì più raffinati; anzi,<br />
quando si "ferisce", questo maestro della <strong>di</strong>struzione,<br />
dell'auto<strong>di</strong>struzione - sarà proprio la ferita stessa a costringerlo a<br />
vivere.<br />
14.<br />
Quanto più la con<strong>di</strong>zione malata nell'uomo è normale - e non possiamo<br />
mettere in <strong>di</strong>scussione la normalità <strong>di</strong> questo fatto - tanto più si<br />
dovrebbero stimare i rari casi <strong>di</strong> forza spirituale e fisica, i "casi<br />
fortunati" dell'essere umano, tanto più rigidamente si dovrebbero<br />
proteggere i ben riusciti dall'atmosfera più appestata, da quella dei<br />
malati. Ma lo facciamo?... I malati sono per i sani <strong>il</strong> maggior<br />
pericolo; la rovina per i forti "non" viene dai più forti, ma dai più<br />
deboli. Lo sappiamo?... Parlando in generale, non è assolutamente <strong>il</strong><br />
timore dell'uomo ciò <strong>di</strong> cui ci si dovrebbe augurare una <strong>di</strong>minuzione:<br />
questo timore costringe infatti i forti a essere forti, e a secondo i<br />
casi, terrib<strong>il</strong>i - esso tiene "in pie<strong>di</strong>" <strong>il</strong> tipo umano ben riuscito.<br />
Ciò che si deve temere, ciò che agisce più fatalmente <strong>di</strong> ogni altra<br />
fatalità, non sarebbe <strong>il</strong> grande timore, ma la grande "nausea" <strong>di</strong><br />
fronte all'uomo; come anche la grande "compassione" per l'uomo. Posto<br />
che esse un giorno si accoppiassero, imme<strong>di</strong>atamente e inevitab<strong>il</strong>mente<br />
farebbe <strong>il</strong> suo ingresso nel mondo qualcosa <strong>di</strong> particolarmente<br />
sinistro, l'«ultima volontà» dell'uomo, la sua volontà del nulla, <strong>il</strong><br />
nich<strong>il</strong>ismo. E infatti a tale eventualità molto è preparato. Chi non<br />
possiede un naso solo per fiutare, ma possiede anche occhi e orecchie,<br />
avverte oggi quasi dovunque per avventura si trovi a passare, qualcosa<br />
come un'atmosfera <strong>di</strong> manicomio e <strong>di</strong> lazzaretto - parlo, come è chiaro,<br />
delle regioni culturali dell'uomo, <strong>di</strong> ogni specie d'«Europa» che nel<br />
futuro sorgerà sulla terra. I "cagionevoli" sono <strong>il</strong> gran pericolo<br />
dell'uomo: "non" i cattivi, "non" gli «animali da preda». Quelli che<br />
sin dall'inizio sono stati colpiti dalla sventura, i prostrati, i<br />
<strong>di</strong>strutti - essi "i più deboli", sono quelli che più degli altri<br />
minano la vita tra gli uomini, che avvelenano e problematizzano, nella