Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"
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m<strong>il</strong>lenni l'Europa aveva guardato la bionda bestia germanica (anche se<br />
tra gli antichi Germani e noi tedeschi non esiste quasi nessuna<br />
affinità ideale, né tanto meno <strong>di</strong> sangue). Una volta ho richiamato<br />
l'attenzione sulla perplessità <strong>di</strong> Esiodo che avendo escogitato la<br />
successione delle età della cultura, cercava <strong>di</strong> definirle con l'oro,<br />
l'argento e <strong>il</strong> bronzo; ma non seppe risolvere la contrad<strong>di</strong>zione che<br />
gli offriva <strong>il</strong> mondo <strong>di</strong> Omero così splen<strong>di</strong>do e al tempo stesso così<br />
terrib<strong>il</strong>e e violento, se non <strong>di</strong>videndo un'età in due epoche<br />
successive, la prima, quella degli eroi e semidei <strong>di</strong> Troia e <strong>di</strong> Tebe,<br />
come era conservata nella memoria delle stirpi aristocratiche che in<br />
essa avevano avuto i loro progenitori; la seconda, quella del bronzo,<br />
così come quel mondo appariva ai <strong>di</strong>scendenti degli oppressi, dei<br />
depredati, maltrattati, deportati e venduti: un'età <strong>di</strong> bronzo, come si<br />
è detto, dura, fredda, crudele, priva <strong>di</strong> sentimenti e <strong>di</strong> coscienza,<br />
che tutto demolisce e tutto sommerge nel sangue. Concesso che sia<br />
vero, ciò che ora si ritiene sia la «verità», e cioè che <strong>il</strong> "senso <strong>di</strong><br />
ogni civ<strong>il</strong>tà" sia quello <strong>di</strong> riuscire ad allevare la bestia feroce<br />
«uomo» trasformandola in un animale mansueto e civ<strong>il</strong>izzato, "un<br />
animale domestico", bisognerebbe considerare, senza alcun dubbio,<br />
tutti quegli istinti <strong>di</strong> reazione e <strong>di</strong> risentimento, col cui aiuto le<br />
stirpi aristocratiche sono state infine messe alla gogna e<br />
sopraffatte, con tutti i loro ideali, come autentici "strumenti <strong>di</strong><br />
civ<strong>il</strong>tà"; con la qual cosa non si sarebbe ancora detto, d'altra parte,<br />
che i loro "portatori" rappresentassero automaticamente la "civ<strong>il</strong>tà"<br />
stessa. Piuttosto <strong>il</strong> contrario sarebbe non soltanto probab<strong>il</strong>e - anzi!<br />
oggi è "evidente"! I portatori degli istinti compressi e cupi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
rivincita, i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> tutte le schiavitù europee e non europee e<br />
in special modo <strong>di</strong> tutta la popolazione preariana - essi rappresentano<br />
<strong>il</strong> "regresso" della umanità. Questi «strumenti <strong>di</strong> civ<strong>il</strong>tà» sono la<br />
vergogna dell'essere umano e sono piuttosto un sospetto,<br />
un'argomentazione contro la «civ<strong>il</strong>tà» in genere! Si potrà anche avere<br />
tutto <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> non liberarsi dalla paura davanti alla bionda<br />
bestia annidata nel fondo <strong>di</strong> tutte le razze aristocratiche e <strong>di</strong> stare<br />
in guar<strong>di</strong>a: ma chi non preferirebbe cento volte <strong>di</strong> più <strong>il</strong> terrore, se<br />
esso fosse unito all'ammirazione, che non la "mancanza" <strong>di</strong> esso, unita<br />
all'impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> liberarsi dallo spettacolo nauseante <strong>di</strong> esseri<br />
abortiti, immiseriti, squalli<strong>di</strong> e intossicati? Non è forse questo <strong>il</strong><br />
"nostro" destino fatale? Che cosa provoca, oggi, <strong>il</strong> "nostro" <strong>di</strong>sgusto<br />
per l'«uomo»? - perché è fuor <strong>di</strong> dubbio che noi "soffriamo" dell'uomo.<br />
"Non" certo <strong>il</strong> terrore, piuttosto invece <strong>il</strong> fatto che non abbiamo più<br />
nulla da temere nell'uomo; che la massa verminosa «uomo» è in primo<br />
piano col suo brulichio; che l'«uomo mansueto», insanab<strong>il</strong>mente<br />
me<strong>di</strong>ocre e scialbo, ha già imparato a sentirsi come fine ultimo e<br />
coronamento, come significato della storia, cioè «uomo superiore» -<br />
che anzi ha anche un certo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ritenersi tale, perché sente se<br />
stesso come <strong>di</strong>stante dal cumulo <strong>di</strong> esseri deformi, malsani, snervati,<br />
sfatti, che cominciano ora a appestare l'Europa col loro lezzo; come<br />
qualcosa che perlomeno è relativamente ben riuscita, per lo meno<br />
ancora capace <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> <strong>di</strong>re sì alla vita...<br />
12.<br />
E qui soffoco un sospiro e una ultima speranza. Quale è, per me in<br />
particolare, la cosa intollerab<strong>il</strong>e per eccellenza? La cosa che non<br />
riesco a dominare da solo, che mi mozza <strong>il</strong> fiato e mi consuma? Aria<br />
cattiva! Aria cattiva! La possib<strong>il</strong>e vicinanza <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> deforme,<br />
<strong>il</strong> dover sentire <strong>il</strong> lezzo delle interiora <strong>di</strong> un'anima deforme!... Del<br />
resto, che cosa non sopportiamo <strong>di</strong> miseria, privazioni, intemperie,<br />
malattie, fatiche e solitu<strong>di</strong>ne? In fondo riusciamo a risolvere tutto<br />
<strong>il</strong> resto, fatti come siamo per un'esistenza sotterranea e <strong>di</strong> lotta; si<br />
ritorna sempre a vedere la luce, si riesce sempre a vivere ancora<br />
un'ora splendente <strong>di</strong> vittoria - e allora eccoci, come siamo nati,<br />
in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>i, tesi, pronti al nuovo, all'ancora più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e, più<br />
lontano, come un arco teso al massimo dal massimo della tribolazione.