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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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negri questo "non" capita. (La curva della resistenza umana al dolore<br />

infatti sembra precipitare in modo eccezionale e quasi improvviso, non<br />

appena si abbiano <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé i primi <strong>di</strong>ecim<strong>il</strong>a o <strong>di</strong>eci m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong><br />

appartenenti a una civ<strong>il</strong>tà superiore; e per quanto mi riguarda non ho<br />

dubbi che, in confronto a una notte <strong>di</strong> dolori <strong>di</strong> una isterica dotta<br />

femminuccia le sofferenze <strong>di</strong> tutti gli animali che sino ad oggi sono<br />

stati interrogati col coltello allo scopo <strong>di</strong> riceverne risposte<br />

scientifiche, non sono nemmeno da prendere in considerazione.) Forse è<br />

ad<strong>di</strong>rittura lecito ammettere la possib<strong>il</strong>ità che anche quel piacere<br />

della crudeltà non debba proprio essersi spento: esso avrebbe solo<br />

bisogno <strong>di</strong> una certa sublimazione e <strong>di</strong> una certa depurazione, oggi che<br />

<strong>il</strong> dolore fa più male; dovrebbe apparire espressamente trasferito in<br />

termini <strong>di</strong> immaginazione e <strong>di</strong> anima, e ornato <strong>di</strong> un buon numero <strong>di</strong><br />

appellativi così inoffensivi da non risvegliare alcun sospetto nemmeno<br />

nella più delicata e ipocrita coscienza (la «compassione tragica» è<br />

uno <strong>di</strong> questi appellativi; un altro è «les nostalgies de la croix»).<br />

Quello che in<strong>di</strong>gna <strong>di</strong> fronte al dolore, non è <strong>il</strong> dolore in sé, ma la<br />

mancanza <strong>di</strong> senso del dolore; ma né per <strong>il</strong> cristiano, che è stato<br />

capace <strong>di</strong> costruirsi nel dolore tutto un misterioso meccanismo <strong>di</strong><br />

salvezza, né per l'uomo ingenuo delle epoche più antiche, che sapeva<br />

interpretare ogni dolore in rapporto allo spettatore o a chi provocava<br />

<strong>il</strong> male, questo dolore "privo <strong>di</strong> senso" non esisteva. Per far sì che<br />

<strong>il</strong> dolore nascosto, non rivelato, privo <strong>di</strong> testimoni fosse cancellato<br />

dal mondo e onestamente negato, si fu allora quasi costretti a<br />

inventare <strong>di</strong>vinità ed esseri interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> varia altezza e profon<strong>di</strong>tà,<br />

in breve, qualcosa che si muove anche in ciò che è nascosto, che vede<br />

anche nell'oscurità e che non si fa sfuggire tanto fac<strong>il</strong>mente un<br />

interessante spettacolo doloroso. Con l'aus<strong>il</strong>io <strong>di</strong> tali invenzioni, la<br />

vita imparò a esercitare l'arte, che già conosceva a mena<strong>di</strong>to, <strong>di</strong><br />

giustificare se stessa, <strong>di</strong> giustificare <strong>il</strong> suo «male»; oggi, forse, ci<br />

vorrebbero altre invenzioni aus<strong>il</strong>iarie (per esempio la vita come<br />

enigma, la vita come problema della conoscenza). «Ogni male è<br />

giustificato, <strong>il</strong> cui spettacolo serva a e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o»:<br />

questa era la remotissima logica del sentimento - e in verità, era<br />

solo quella dei primor<strong>di</strong>? Gli dèi visti come appassionati <strong>di</strong><br />

spettacoli "crudeli" - oh, quanto affonda ancora nella nostra<br />

umanizzazione europea questa antichissima idea! si potrebbe chiedere<br />

consiglio in merito a Calvino e a Lutero. Certo è, in ogni modo, che<br />

ancora i "Greci" non sapevano offrire ai loro dèi nessun altro più<br />

gradevole companatico alla loro felicità che le gioie della crudeltà.<br />

Con quali occhi credete mai che Omero faccia guardare i suoi dèi al<br />

destino degli uomini? Quale senso ultimo ebbero, in fondo, le guerre<br />

troiane e altri sim<strong>il</strong>i tragici orrori? Non è possib<strong>il</strong>e dubitare: erano<br />

visti come "spettacoli <strong>di</strong> festa" per gli dèi, e per <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong><br />

poeta, in ciò, ha una natura molto più «<strong>di</strong>vina» degli altri uomini,<br />

esse erano anche feste per i poeti... Non <strong>di</strong>versamente più tar<strong>di</strong> i<br />

f<strong>il</strong>osofi greci della morale immaginarono lo sguardo degli dèi rivolto<br />

ai conflitti morali, all'eroismo e ai tormenti inflitti a sé medesimo<br />

<strong>di</strong> chi è virtuoso: l'«Eracle del dovere» era su un palcoscenico, e lo<br />

sapeva perfettamente; la virtù senza testimoni, era per questo popolo<br />

<strong>di</strong> attori qualcosa <strong>di</strong> assolutamente inconcepib<strong>il</strong>e. Quella invenzione<br />

dei f<strong>il</strong>osofi così audace e fatale, che allora fu portata a compimento<br />

in Europa, l'invenzione del «libero arbitrio», della spontaneità<br />

assoluta dell'uomo nel bene e nel male, non fu forse per statuire un<br />

<strong>di</strong>ritto all'idea che l'interesse degli dèi per l'uomo, per la virtù<br />

umana, "non può mai venire meno"? Su questo palcoscenico terreno non<br />

doveva certo mancare mai qualcosa <strong>di</strong> realmente nuovo, tensioni<br />

realmente inau<strong>di</strong>te, intrecci e catastrofi: un mondo pensato in modo<br />

perfettamente deterministico sarebbe stato fac<strong>il</strong>e da prevedere per gli<br />

dèi e, <strong>di</strong> conseguenza, in breve lasso <strong>di</strong> tempo anche stancante -<br />

motivo questo sufficiente per questi "amici degli dèi", i f<strong>il</strong>osofi,<br />

per non affliggere gli dèi con un tale mondo deterministico! Tutta<br />

l'umanità antica è piena <strong>di</strong> delicati riguar<strong>di</strong> per lo «spettatore»,

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