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Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"

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tarati, tutto un terrestre reame tremante <strong>di</strong> vendetta sotterranea,<br />

inesaurib<strong>il</strong>e, insaziab<strong>il</strong>e nei suoi sfoghi violenti contro i felici,<br />

come nelle mascherate della vendetta, nei pretesti <strong>di</strong> vendetta: quando<br />

arriverebbero mai al loro ultimo, più raffinato, più sublime trionfo<br />

<strong>di</strong> vendetta? Senz'ombra <strong>di</strong> dubbio nel momento in cui riuscissero a far<br />

"slittare nella coscienza" dei felici la loro miseria, anzi tutta la<br />

generale miseria: così che questi cominciassero, un bel giorno, a<br />

vergognarsi della loro felicità e a <strong>di</strong>rsi l'un l'altro: «che vergogna<br />

essere felici! "esiste troppa miseria!"»... Ma non potrebbe darsi<br />

equivoco più grande e fatale <strong>di</strong> quello che si avrebbe se mai i felici,<br />

i ben riusciti, i forti <strong>di</strong> corpo e <strong>di</strong> anima, cominciassero così a<br />

dubitare del loro "<strong>di</strong>ritto alla felicità". Basta con questo «mondo<br />

alla rovescia»! Basta con questo vergognoso rammollimento del<br />

sentimento! Che i malati non facciano ammalare i sani - e questo<br />

sarebbe un sim<strong>il</strong>e rammollimento -, dovrebbe essere la prospettiva<br />

massima sulla terra - ma per ciò e prima <strong>di</strong> ogni altra cosa è<br />

necessario che i sani restino "separati" dai malati, protetti<br />

ad<strong>di</strong>rittura dalla vista dei malati, che non vengano scambiati con i<br />

malati. O sarebbe forse loro compito quello <strong>di</strong> fare gli infermieri o i<br />

me<strong>di</strong>ci?... Ma essi non potrebbero <strong>di</strong>sconoscere e rinnegare <strong>il</strong> "loro"<br />

compito in modo peggiore - quello che è superiore non deve degradarsi<br />

a strumento <strong>di</strong> ciò che è inferiore, <strong>il</strong> "pathos" della <strong>di</strong>stanza "deve"<br />

tenere separati, per l'eternità, anche i compiti! Il loro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

esistere, <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio della campana dal suono puro su quella<br />

stonata, incrinata, è, in verità, m<strong>il</strong>le volte maggiore: essi solo sono<br />

i "garanti" del futuro, essi soli sono "vincolati" in or<strong>di</strong>ne al futuro<br />

dell'umanità. Ciò che "essi" possono, ciò che "essi" devono, non<br />

dovrebbe essere concesso ai malati: ma affinché essi possano quello<br />

che "essi" soltanto devono, come potrebbero mai essere liberi <strong>di</strong> fare<br />

i me<strong>di</strong>ci, i consolatori, i «salvatori» <strong>di</strong> chi è malato?... E quin<strong>di</strong><br />

aria buona! Aria buona! E teniamoci lontani da tutti i manicomi e i<br />

lazzaretti della cultura! E quin<strong>di</strong> buona compagnia, compagnia nostra!<br />

Oppure, se proprio deve essere, solitu<strong>di</strong>ne! Ma alla larga, in ogni<br />

modo, dai vapori mefitici della putre<strong>di</strong>ne interna e dal rosicchio<br />

nascosto dei malati!... Per poterci <strong>di</strong>fendere ancora almeno un poco,<br />

amici, dai due peggiori flagelli che possono colpire proprio noi -<br />

dalla "grande nausea per l'uomo"! dalla "grande compassione per<br />

l'uomo"! ...<br />

15.<br />

Se si è capito, in tutta la sua profon<strong>di</strong>tà - e desidero che proprio<br />

qui si "vada a fondo", si capisca profondamente - in che misura "non"<br />

possa essere assolutamente compito dei sani quello <strong>di</strong> assistere i<br />

malati, <strong>di</strong> guarire i malati, si sarà capita contemporaneamente, anche<br />

un'altra necessità - quella cioè che me<strong>di</strong>ci e infermieri "siano essi<br />

stessi malati": e a questo punto terremo ben stretto in tutte e due le<br />

mani <strong>il</strong> significato del prete asceta. Dobbiamo considerare perciò <strong>il</strong><br />

sacerdote asceta come <strong>il</strong> salvatore predestinato, pastore e <strong>di</strong>fensore<br />

del gregge malato: solo così potremo capire la sua enorme missione<br />

storica. Il "dominio su chi soffre" è <strong>il</strong> suo regno, a ciò lo spinge <strong>il</strong><br />

suo istinto, in esso consiste la sua vera arte, la sua maestria, <strong>il</strong><br />

modo della sua felicità. Deve essere malato lui stesso, deve essere<br />

profondamente affine a chi è malato o sventurato, per comprenderlo -<br />

per farsi comprendere da lui; ma deve essere anche forte, ancora più<br />

padrone <strong>di</strong> sé che <strong>di</strong> altri, cioè compatto nella sua volontà <strong>di</strong><br />

potenza, per poter essere per lui sostegno, resistenza, appoggio,<br />

coazione, correttore, tiranno, <strong>di</strong>o. Deve <strong>di</strong>fenderlo, <strong>il</strong> suo gregge -<br />

contro chi? Contro i sani non c'è dubbio, e anche contro l'invi<strong>di</strong>a dei<br />

sani; deve essere l'oppositore naturale e spregiatore <strong>di</strong> ogni salute<br />

rozza, tempestosa, sfrenata, dura, violenta e rapace e <strong>di</strong> ogni<br />

potenza. Il sacerdote è la prima forma dell'animale più "delicato",<br />

che <strong>di</strong>sprezza più fac<strong>il</strong>mente <strong>di</strong> quanto non o<strong>di</strong>. Non potrà evitare <strong>di</strong><br />

muovere guerra agli animali rapaci, una guerra <strong>di</strong> astuzia, (dello

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