Genealogia Della Morale - il portale di "rodoni.ch"
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poteva usare ogni genere <strong>di</strong> offesa e <strong>di</strong> tortura, per esempio farne<br />
tagliare tanta parte quanta riteneva fosse commisurata all'ammontare<br />
del debito - e proprio da questo modo <strong>di</strong> vedere si originarono molto<br />
presto e dovunque parametri valutativi molto precisi, in parte atroci<br />
nei loro piccoli e minutissimi dettagli, valutazioni, opportunamente<br />
fissate, per le singole membra e parti del corpo. Ritengo che<br />
costituisca già un progresso, la prova <strong>di</strong> una concezione del <strong>di</strong>ritto<br />
più libera, più magnanima, "più romana", <strong>il</strong> fatto che a Roma le do<strong>di</strong>ci<br />
tavole decretassero che dovesse essere ritenuta cosa in<strong>di</strong>fferente<br />
quanto o quanto poco i cre<strong>di</strong>tori tagliavano dal corpo del debitore,<br />
«si plus minusve secuerunt, ne fraude esto». Chiariamo la logica <strong>di</strong><br />
tutto questo tipo <strong>di</strong> compensazione: essa è molto poco usuale.<br />
L'equivalenza deriva dal fatto che invece <strong>di</strong> un vantaggio <strong>di</strong>rettamente<br />
riferito al danno (cioè, invece <strong>di</strong> un risarcimento in denaro, terra o<br />
proprietà <strong>di</strong> vario tipo) viene concessa al cre<strong>di</strong>tore una specie <strong>di</strong><br />
"sensazione <strong>di</strong> benessere" come rimborso del debito e risarcimento - la<br />
sensazione è <strong>di</strong> poter dare libero sfogo alla propria potenza nei<br />
confronti <strong>di</strong> un impotente, la voluttà «de faire le mal pour le plaisir<br />
de le faire», <strong>il</strong> piacere <strong>di</strong> usare violenza: piacere che in quanto tale<br />
viene apprezzato tanto più quanto più infimo e misero è <strong>il</strong> cre<strong>di</strong>tore<br />
nell'or<strong>di</strong>ne della scala sociale, e che può sembrargli fac<strong>il</strong>mente un<br />
boccone prelibato, anzi come pregustazione <strong>di</strong> un rango più elevato.<br />
Per <strong>il</strong> tramite della «pena» inflitta al debitore, <strong>il</strong> cre<strong>di</strong>tore<br />
partecipa <strong>di</strong> un "<strong>di</strong>ritto signor<strong>il</strong>e"; finalmente può godere del<br />
sentimento gratificante <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sprezzare e maltrattare un essere<br />
umano come qualcosa che sta «sotto <strong>di</strong> lui» - o per lo meno, nel caso<br />
che <strong>il</strong> vero e proprio potere penale, l'applicazione <strong>di</strong> una pena sia<br />
già stata affidata «all'autorità», <strong>di</strong> "vederlo" <strong>di</strong>sprezzato e<br />
maltrattato. La compensazione consiste dunque in un mandato e in un<br />
<strong>di</strong>ritto alla crudeltà. -<br />
6.<br />
In "questa" sfera, nel <strong>di</strong>ritto delle obbligazioni dunque, ha <strong>il</strong> suo<br />
primo focolare <strong>il</strong> mondo dei concetti morali <strong>di</strong> «colpa», «coscienza»,<br />
«dovere», «sacralità del dovere» - i suoi inizi, come quelli <strong>di</strong> tutto<br />
ciò che è grande in terra, sono stati bagnati a lungo e in profon<strong>di</strong>tà<br />
dal sangue. E non sarebbe lecito aggiungere che in fondo quel mondo<br />
non si è mai più liberato <strong>di</strong> un certo qual odore <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong><br />
tortura? (anche nel vecchio Kant: l'imperativo categorico sa <strong>di</strong><br />
crudeltà...). E parimenti qui è stata riba<strong>di</strong>ta per la prima volta<br />
quella più crudele concatenazione <strong>di</strong> idee, «colpa e dolore», che forse<br />
si è fatta in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e. E chie<strong>di</strong>amoci ancora: in che misura <strong>il</strong><br />
dolore può essere una compensazione dei «debiti»? Nella misura in cui<br />
"far" soffrire procurava gran<strong>di</strong>ssimo piacere, nella misura in cui <strong>il</strong><br />
danneggiato scambiava <strong>il</strong> danno, con in più l'irritazione per <strong>il</strong> danno,<br />
con un contropiacere straor<strong>di</strong>nario: <strong>il</strong> "far" soffrire - vera e propria<br />
"festa", cosa che, come si è detto, tanto più era apprezzata, quanto<br />
più contrad<strong>di</strong>ceva <strong>il</strong> rango e la posizione sociale del cre<strong>di</strong>tore.<br />
Queste sono certo solo supposizioni: poiché è molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e arrivare<br />
al fondo <strong>di</strong> sim<strong>il</strong>i cose sotterranee, a prescindere dal fatto che è<br />
anche increscioso, e chi tira rozzamente in ballo qui <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong><br />
«vendetta», non fa altro che velarsi e coprirsi gli occhi invece <strong>di</strong><br />
renderli più acuti (- anche la vendetta rimanda proprio allo stesso<br />
problema: «come è possib<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> far-soffrire rappresenti una<br />
sod<strong>di</strong>sfazione?»). Contrasta, mi pare, con la delicatezza, ancora <strong>di</strong><br />
più con la tartuferia <strong>di</strong> pacifici animali domestici (alludo agli<br />
uomini moderni, alludo a noi), immaginare con la maggiore intensità<br />
possib<strong>il</strong>e sino a che grado la crudeltà costituisca la più grande gioia<br />
festiva dell'umanità più antica, e anzi sia mescolata a guisa<br />
d'ingre<strong>di</strong>ente, a quasi tutte le sue gioie; d'altra parte, quanto<br />
ingenuamente e con quanta innocenza si manifesta <strong>il</strong> suo bisogno <strong>di</strong><br />
crudeltà, e come proprio la «cattiveria» <strong>di</strong>sinteressata (o, per <strong>di</strong>rla<br />
con Spinoza, la "sympathia malevolens") viene posta fondamentalmente