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Scarica il libro in formato pdf - Comune di Parodi Ligure

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Una testimonianza <strong>di</strong> don CiveraAlcuni episo<strong>di</strong> del contrasto tra Paro<strong>di</strong> <strong>Ligure</strong> e Bosio, per la sede del<strong>Comune</strong>, sono narrati <strong>in</strong> un manoscritto, Rapi<strong>di</strong> cenni <strong>di</strong> vita parrocchiale, <strong>di</strong> cuiè autore don Carlo Civera (Sori [Genova) 1885 - 1954), che ha retto la parrocchia<strong>di</strong> San Rocco, nel capoluogo <strong>di</strong> Paro<strong>di</strong> <strong>Ligure</strong>, dal 1926al 1946.É la testimonianza appassionata <strong>di</strong> chi ha partecipato personalmente allevicende, ovviamente dalla parte dei suoi Parodesi.Ma <strong>il</strong> racconto è <strong>di</strong> particolare <strong>in</strong>teresse perché, oltre alle vicendecampan<strong>il</strong>istiche, rispecchia la situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>certezza, <strong>di</strong> improvvisazione, <strong>di</strong>revisione delle regole, che caratterizza la caduta <strong>di</strong> un potere politico-m<strong>il</strong>itare e la<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e costruzione <strong>di</strong> un nuovo ord<strong>in</strong>e.[omissis]19 Apr<strong>il</strong>e 1945In questo giorno com<strong>in</strong>cia la tragicomme<strong>di</strong>a tra Paro<strong>di</strong> e Bosio perla sede comunale.Già da vent'anni circa ed anche più, era com<strong>in</strong>ciata la lotta, ma poisembrava assopita, anzi morta. Invece non era che fuoco sotto la cenere.Nel dopo pranzo <strong>di</strong> questo giorno prima dei vespri si vede arrivareuna macch<strong>in</strong>a, avente a bordo due ufficiali e due partigiani [1]. Scesi dallamacch<strong>in</strong>a, i due ufficiali (<strong>il</strong> Comandante Merlo ed un suo cug<strong>in</strong>o, tutti e due<strong>di</strong> Bosio) si portarono dal Parroco per porgergli i saluti <strong>di</strong> Mons. Ferrari,veduto da loro a Genova <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o <strong>di</strong> quel giorno.Dopo i complimenti d'uso i due ufficiali uscirono dalla canonica,seguiti dal Parroco. Qual non fu la meraviglia <strong>di</strong> quest'ultimo nel vedere Iapiazza zeppa <strong>di</strong> popolo ma più <strong>di</strong> partigiani. Di costoro i più numerosi erano<strong>di</strong> Bosio, <strong>di</strong> S.Stefano, <strong>di</strong> Tramontana ed altri forestieri. Ma la meravigliadel Parroco crebbe quando scorse <strong>in</strong> mezzo alla piazza un camion.armato <strong>di</strong>cannonc<strong>in</strong>i, mitra ecc. ecc. ed i partigiani, armati <strong>di</strong> tutto punto. Domandato<strong>il</strong> motivo <strong>di</strong> tanta forza si rispose che si erano portati a Paro<strong>di</strong> per fare unafesta. Intanto un partigiano sparava alcuni colpi <strong>di</strong> cannone a cui susseguivanoaltri spari.Lo scrivente e la popolazione, almeno quella che era <strong>in</strong> piazza, lì perlì credette alla festa non senza un dubbio però sulla verità delle <strong>in</strong>tenzioni <strong>di</strong>coloro che la facevano.Essendo passati tre quarti d'ora dall'ultimo segnale dei vespri, i IParroco <strong>in</strong>vitò la popolazione <strong>in</strong> chiesa per le solite funzioni domenicali,mentre i partigiani si atteggiavano a partire. Entrando <strong>in</strong> chiesa qualcunosussurrò <strong>il</strong> vero scopo della venuta dei partigiani a Paro<strong>di</strong>.La verità era: Avevano bloccato tutte le strade con mitragliatrici, <strong>in</strong>modo particolare via Umberto [2] ove è la sede provvisoria della casacomunale [3], proibendo <strong>il</strong> transito delle persone; avevano asportato registri,timbri, mob<strong>il</strong>io, documenti dalla casa comunale, caricando tutto sopra uncamion e poi gloriosi e trionfanti, come se avessero v<strong>in</strong>to la guerra mon<strong>di</strong>ale,181

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