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Scarica | Download - art a part of cult(ure)

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gold, che ha traghettato il Bristol City Museum and Art Gallery a un’ottima ottava<br />

posizione (3,859 visite, sempre in base a una media giornaliera); si conferma il<br />

polo angloamericanocentrico, saldissimo: MoMA di New York la fa da padrone, con un<br />

anno di ticket staccati che vince su tutti, tanto da occupare ben quattro caselle delle<br />

dieci considerate; la nuova Saatchi Gallery di Londra si posiziona in volata: prima,<br />

addirittura, del Grand Palais di Parigi.<br />

In questo appr<strong>of</strong>ondimento del “The<br />

Art Newspaper” si nota subito<br />

l’enorme accreditamento della<br />

fotografia: organizzata in un<br />

contenitore/kermesse – la Biennale di<br />

fotografia al Musée Quai Branly di<br />

Parigi – è la superstar: la media<br />

giornaliera di Photoqua è stata di<br />

7,868 visite nel 2009. Seguono, un<br />

po’ dopo, la forse oggi un tantino<br />

sopravvalutata Pipilotti Rist che al<br />

citato MoMA ha guadagnato<br />

l’attenzione di numeri importanti<br />

(6,186), seguita, alquanto dopo, dallo<br />

scandaloso M<strong>art</strong>in Kippenberger<br />

(4,945), l’<strong>art</strong>ista tedesco<br />

prematuramente scomparso che con la<br />

sua rana crocifissa aveva turbato –<br />

all’apertura del Museion di Bolzano -<br />

menti istituzionali ristrette e d’un<br />

popolo incapace di analizzare immagini<br />

e pensieri altrui…<br />

Solo 2,948 visite giornaliere per il notissimo e coccolato dai Media e dal grande pubblico<br />

Richard Avedon, in mostra al SFMoMA di San Francisco. E’ comunque andata meglio<br />

di William Eggleston, al Whitney Museum di New York, che con i suoi cinquant’anni<br />

di quotidianità americana ne ha avute 827 di meno…<br />

16<br />

Questi dati, con tutta la<br />

generalizzazione di cui sopra, meritano<br />

un’equa attenzione: senza affidarcisi a<br />

peso morto, sono comunque un buon<br />

periscopio per visualizzare una<br />

situazione che vede l’Arte volano<br />

privilegiato della <strong>cult</strong>ura collettiva e<br />

pone quella Contemporanea<br />

bisognosa di urgenti c<strong>ure</strong>,<br />

investimenti – non solo economici<br />

- spazi, anche e soprattutto di una<br />

nuova divulgazione: (si) tratta del<br />

nostro presente e (già) del nostro<br />

futuro. In Italia, questa<br />

consapevolezza, anche istituzionale,<br />

sembra essere finita sotto i cuscini di<br />

comode poltrone politiche e se non ci si<br />

decide a usare un battipanni, come<br />

farebbero avvedute buone massaie, la<br />

muffa prenderà sempre più piede,<br />

mangiucchiando anche l’ultima italica<br />

credibilità, oltre che i suoi Beni<br />

<strong>cult</strong>urali… Il crollo (annunciato) della

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