Scarica | Download - art a part of cult(ure)
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spinge inevitabilmente a cercare un disegno conclusivo che guidi la creazione e ne sia il<br />
suo scopo. Tuttavia – anche se il nostro occhio a volte ci inganna rintracciando forme o<br />
paesaggi emersi in superficie – questo gesto continuo, ai limiti dell’ossesione (o forse<br />
superati anche questi), non intende prendere forma, almeno non una di quelle già<br />
conosciute. In queste composizioni, il movimento creativo esiste per se stesso, anzi più<br />
che esistere, persiste, avanzando tenacemente e cercando, in questa continuità , di<br />
“realizzare spontaneamente il proprio limite nella superficie”.<br />
Estremamente interessante, a mio parere, è stato scoprire affiancate a questi due <strong>art</strong>isti<br />
(già molto distanti l’uno dall’altro, ma comunque concentrati su uno sviluppo verticale e di<br />
superficie), le calde materie s<strong>cult</strong>oree di Cristina Falasca. Verso queste forme, la<br />
p<strong>art</strong>ecipazione che proviamo è un sentimento che p<strong>art</strong>e dal fondo e risale di getto in<br />
superficie, un genere di emozione percepibile di pancia. La materia lavorata è adagiata su<br />
vellutati cuscini, quasi ad indicare la preziosità insita in questi corpi puri ed originari. La<br />
superficie delle forme, che con chiara evidenza riporta la gestualità dell’<strong>art</strong>ista, risveglia<br />
quel tattilismo troppo spesso messo a tacere nelle nostre quotidiane esplorazioni. Le opere<br />
di Falasca non si limitano ad accogliere nelle linee, nelle curve e negli incavi i racconti che<br />
portiamo nella nostra memoria, ma risvegliano sensazioni percepibili da noi come ancora<br />
vive e pulsanti.<br />
Emotivamente (e fisicamente)<br />
coinvolgente può risultare anche<br />
l’opera di Maddalena Vantaggi. Questa<br />
poliedrica <strong>art</strong>ista sceglie, in<br />
quest’occasione, il video come medium<br />
<strong>art</strong>istico, ma per farne uno strumento<br />
di indagine e di vera introspezione che<br />
giunge a coinvolgere l’osservatore non<br />
solo con le immagini (e i suoni,<br />
trasmessi da una cuffia che isola<br />
dall’ambiente della galleria), ma nello<br />
spingerlo a guardare il suddetto video<br />
dal buco di una scatola. Immerso in<br />
quel piccolo universo, in principio (ma<br />
solo in pricipio) estraneo, vengono<br />
risvegliati tutti i sensi e, ironicamente,<br />
sembra di essere immersi in un<br />
intervento <strong>art</strong>istico di dimensioni molto<br />
più ampie, ambientali. Infondo è un<br />
piccolo oggetto, questa scatola,<br />
contenente una minima, ma preziosa<br />
p<strong>art</strong>e di realtà. Lo stesso svelamento è<br />
percepibile anche nella seconda opera<br />
di Vantaggi (Siamo perfetti insieme!),<br />
in cui realizza il ritratto di una coppia<br />
felice, la sua, con i colori e le semplici<br />
forme del collage, inserendo il tutto in<br />
uno stereotipo paesaggio illuminato dal<br />
chiaro di luna e montandolo sullo<br />
schermo di un piccolo monitor. Anche<br />
qui, ad una prima apparente perfezione, subentra un nuovo sentimento, di lenta<br />
disillusione, che impercettibilmente spegne i sorrisi smaglianti ed emozionati dei due<br />
personaggi per riportare la consapevolezza di una felicità resistente appena un attimo,<br />
come qualcosa di molto piccolo, che bisogna riconoscere presto in modo da preservarne<br />
vivo e intatto il ricordo.<br />
Conoscendo da vicino i lavori esposti in questa mostra, abbiamo la possibilità di ascoltare<br />
quattro distinte voci, ognuna pronta a raccontare il proprio modo di vivere e percepire il<br />
presente, spesso alla luce di quello che è stato il loro passato. Questi racconti non restano<br />
esperienze individuali e si fanno immagine e forma di realtà comuni e condivise.<br />
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