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Burri-Fontana, Materia e spazio: la Sicilia havi un patruni | di<br />
Vincenzo F. Straniero<br />
di Vincenzo F. Straniero 15 aprile 2010 In appr<strong>of</strong>ondimenti,<strong>art</strong>i visive | 1.274 lettori | 2<br />
Comments<br />
Chiude il 16 maggio a Catania il secondo dei grandi eventi espositivi – dopo Costanti del<br />
Classico nel XX secolo - pensati da Bruno Corà per la Fondazione Puglisi-Cosentino di<br />
Catania.<br />
Un grande evento richiede la ricerca di un accredito stampa, prerogativa oggi anche dei<br />
non-app<strong>art</strong>enenti all’Ordine, dico quello che raccoglie i giornalisti pr<strong>of</strong>essionisti garantendo<br />
loro un onorario, viaggi e pernotti, accrediti di vario tipo; l’ordine permette loro di<br />
lavorare, loro permettono all’Ordine di esistere. L’ordine è stabilito. Benvenuti in Sicilia. A<br />
noi invece basta un accredito e al limite un buon bicchiere di vino – anche DOP – preso al<br />
bar di fronte con i 12 euri risparmiati alla mostra: più della metà <strong>of</strong>ferti dall’Unione<br />
Europea, cataloghi inclusi. Benvenuti nell’Italia dei bravi e onesti imprenditori che sanno<br />
impiegare i fondi di Bruxelles, in mancanza d’altro. Certo, è un bel posto la Fondazione,<br />
peccato per quell’ufficialità di troppo che già irrita di suo e che, applicata all’<strong>art</strong>e<br />
contemporanea, frutto dell’anarchia del pensiero, suona addirittura nefasta.<br />
Non un buon viatico per due <strong>art</strong>isti cardine dell’individualità post moderna, ritenuti ancora<br />
difficili specie a queste latitudini; ma tant’è che le banche e i governi fanno pesare i loro<br />
diritti e chiedono di mettere bene in vista le proprie credenziali, e così giù divise. In divisa<br />
blu gli uscieri e gli impiegati del Palazzo, il Palazzo Valle, tardo Settecento. Tutti portano<br />
divise. Quest’aria d’ufficialità aggrava la mia mente e penso anche la loro: dentro alle<br />
divise riconosco alcuni volti, certi li incontri ai vernissage solitamente distesi, molti sono<br />
<strong>art</strong>isti anche loro. Qui invece sono tutti tesi, sarà il cielo, sarà la formalità, e le divise….<br />
Certo ufficialità e immagine sono elementi che avvalorano e – lungo la piramide (nel<br />
deserto) dell’Istituzione – tutti noi ci arrampichiamo in cerca del nostro rango, del nostro<br />
bravo grado di subordinazione a Sua Maestà il Denaro. Soprattutto, i nostri eroi, gli <strong>art</strong>isti:<br />
quelli già consacrati dal mercato come Alberto Burri e Lucio Fontana, qui fusi in egregia<br />
antologica; e quelli emergenti che bevono alla coppa della fama benevolmente <strong>of</strong>ferta loro<br />
dal direttore <strong>art</strong>istico della Fondazione? Parliamo sempre di Corà e delle sue Pre-visioni,<br />
rassegna sui giovani talenti delle accademie siciliane acclusa alla Burri-Fontana.<br />
53<br />
Il celebre curatore sembra voler<br />
stabilire un rapporto d’antecedenza<br />
genitoriale tre questi e quelli. Filiazione<br />
diretta? Non c’è dubbio che l’<strong>art</strong>e post<br />
moderna si compone più che mai di<br />
gesti, il gesto che realizza ed il gesto<br />
realizzato, fissato in quel che Guy<br />
Debord, l’inventore del Situazionismo<br />
coevo dei due mastri qui celebrati,<br />
definiva “l’eterno presente”.<br />
Qui l’atto permane in un durante che,<br />
se parliamo di pittura, si traduce in<br />
azioni poco meno che rituali in cui lo<br />
spazio coincide con lo spazio e la<br />
materia con la materia: il resto è<br />
supporto. Prezioso supporto, se ne<br />
guardiamo le quotazioni e talmente<br />
valorizzato dall’azione che su di esso è