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stregonesco o l’orrorifico presenti nei celebri disegni e stampe di Goya – e in mostra sono<br />

ben rappresentati i Proverbi e i Disastri della guerra – influenzeranno molti, è pur vero che<br />

con questo pretesto è stata riempita metà mostra. Dopo i suoi primi ritratti, inizia infatti la<br />

baraonda di nomi: con un salto di circa un secolo ecco la Donna con la mantella di Picasso<br />

(1917), altri 60 anni e via, eccoci davanti all’Autoritratto a Saragozza di Brooks Kitaj<br />

(1980) scelto forse per via dell’omaggio, nel titolo, alla città dove crebbe Goya.<br />

64<br />

Procedendo, arriviamo alla sezione<br />

dedicata alla “vita di tutti i giorni”, dove<br />

il confronto si fa ben calibrato, tra le<br />

opere del maestro spagnolo – come Il<br />

muratore ubriaco, La lettera si impara<br />

con il sangue e La lattaia di Bordeaux –<br />

e quelle di un <strong>art</strong>ista che gli deve molto,<br />

Honoré Daumier (con due oli su tela,<br />

Gli avvocati e Don Chisciotte e Sancho<br />

Panza) o tra alcuni insoliti disegni<br />

dell’autore dei Miserabili, Victor Hugo.<br />

Con la sezione “Comico e grottesco”, i<br />

dipinti di Goya spariscono per far posto<br />

alle note serie di stampe e disegni:<br />

streghe e diavoli, danzatori mascherati o<br />

frati sui pattini rivelano l’inesauribile<br />

fantasia del maestro spagnolo, negli<br />

anni difficili della dominazione francese e<br />

dei mali che lo affliggevano, prima tra<br />

tutti la sordità che lo allontanò<br />

progressivamente dai suoi vicini negli<br />

ultimi anni. Da questo momento la<br />

mostra cambia di nuovo aspetto:<br />

potrebbe sembrare un’interessante<br />

rassegna sulla grafica tra fine Ottocento<br />

e primo Novecento, con le acqueforti di<br />

Max Klinger, le incisioni de I fiori del<br />

male di Georges Rouault, inchiostri e<br />

acquerelli di Alfred Kubin e Henri<br />

Michaux. C’è anche Paul Klee, il quale<br />

dichiarò sempre l’influsso di Goya sulla<br />

sua formazione. Lo stesso dicasi per la<br />

sezione seguente dedicata alla<br />

“Violenza”: I disastri della guerra del<br />

maestro spagnolo sono messi a<br />

confronto con opere dei protagonisti<br />

della Nuova oggettività – Otto Dix e<br />

George Grosz – che conobbero i<br />

disastri di un altro conflitto, la Prima<br />

guerra mondiale, e ancora, con le<br />

incisioni di un’altra grande <strong>art</strong>ista come<br />

Käthe Kollwitz, che rappresentò le<br />

lotte dei contadini nella Germania di<br />

inizio Novecento.<br />

Come si vede, la carne al fuoco è tanta,<br />

epp<strong>ure</strong> siamo solo a metà mostra.<br />

Perché inserire allora i surrealisti come<br />

Joan Mirò con due quadri tardi (del<br />

1968 e del 1975) o Salvador Dalì con<br />

alcuni disegni sempre sul tema della<br />

guerra (le varie Premonizioni della

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