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Scarica | Download - art a part of cult(ure)

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volume è stato pubblicato da Apert<strong>ure</strong> nel 1995), il mare, il mito, l’antico… sono<br />

tra i temi che hai esplorato nel corso del tempo. Ci sono altri argomenti, invece,<br />

con cui ti piacerebbe interagire o che, per un qualche motivo, non sei riuscito ad<br />

affrontare?<br />

M. J.) No. Tutti i temi che hanno fatto p<strong>art</strong>e della mia storia, del mio lavoro, li ho potuti<br />

affrontare, perché sono state riflessioni che ho fatto al livello personale, poi sono diventati<br />

progetti di lavoro ed, infine, le immagini che sono andato a ricercare. Evidentemente non<br />

ho mai avuto la bizzarria di andare a fotografare la luna, perché lì non ci potevo andare.<br />

Mi sono ritagliato percorsi praticabili, non mi sono avventurato nelle spericolatezza.<br />

Piuttosto, è stato difficile girare per trovare le immagini che coincidessero con il progetto.<br />

Ad esempio Mediterraneo p<strong>art</strong>e da una riflessione che feci mentre mi trovavo a Pompei,<br />

vedendo i solchi delle ruote dei carri lasciate sulle pietre della strada, come p<strong>ure</strong> l’usura<br />

sulle fontane pubbliche, là dove si erano poggiate le mani. Osservando questi segni di una<br />

realtà, di una vita, provai ad immaginare come si vestiva la gente allora, quali erano gli<br />

odori, le parole… Un po’ alla volta iniziai un viaggio nel tempo, da Nimes a Pergamo,<br />

Petra, Agrigento, Cuma… immaginando di vivere io stesso nel passato. Nasce, così, l’idea<br />

di incontrare le persone in questa dimensione di sogno. Si tratta di immagini in azione, più<br />

che di reperti. Finché in Anamnesi (1990), racconto gli stessi sentimenti di oggi: lo<br />

spavento, la felicità.<br />

M. D. L.) Il passato, in qualche modo, serve per interpretare il presente?<br />

M. J.) Certamente. Niente è cambiato da duemila anni ad oggi, e niente cambierà<br />

all’interno di noi stessi.<br />

M. D. L.) Fino a qualche anno fa affermavi di essere legato alle tecniche<br />

tradizionali della fotografia. In p<strong>art</strong>icolare, in qualità di fotografo e master<br />

printer, come vedi il futuro della stampa nell’era digitale?<br />

M. J.) E’ una conquista. Sicuramente le potenzialità creative sono aumentate, ma con un<br />

rischio immenso, se chi opera non ha un grande rigore e autocritica, una progettualità di<br />

lavoro e la capacità di sapersi sempre emozionare.<br />

M. D. L.) Anche tuo figlio, Francesco, è fotografo. Che tipo di scambi ci sono tra<br />

voi?<br />

M. J.) Più che di scambi, ogni tanto ci sono delle riflessioni che facciamo in comune. Lui,<br />

come me, ha un bisogno espressivo e una sua <strong>cult</strong>ura che sono diversi dai miei, intanto<br />

perché si è formato in architettura, strutturandosi per riflettere diversamente. Io sono più<br />

legato alla memoria delle cose, agli spazi che lasciano navigare la mia fantasia; Francesco,<br />

invece, vuole i numeri, le condizioni sociali, è una diversa realtà. Però, sento che il suo<br />

lavoro mi app<strong>art</strong>iene, perché c’è un certo rigore. Nessuno dei due va in giro per cercare di<br />

trovare delle belle occasioni da fotografare. C’è una progettualità diversa, ma<br />

rigorosissima, che ci accomuna.<br />

M. D. L.) Continui a fotografare in analogica?<br />

M. J.) Ho 76 anni e per cominciare a lavorare con il digitale, senza stravolgere la mia<br />

identità, dovrei impossessarmi di questa tecnica, lavorandoci a lungo, senza allontanarmi<br />

dalla mia visione.<br />

Info mostra:<br />

Immagini:<br />

Mimmo Jodice<br />

a cura di Ida Gianelli<br />

Palazzo delle Esposizioni, Roma<br />

dal 9 aprile all’11 luglio 2010<br />

Catalogo pubblicato da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore<br />

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