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Tutto taceva allo scorrere delle nubi portate in alto verso l’impassibile Vesevo. Lui non aveva voluto<br />
astenersi dalla contesa. Ora era stanco ed era rimasto a rantolare nel buio. L’aria era impregnata di acqua.<br />
L’umidità era calata con la sua spessa coltre di nubi sulla città ancora addormentata. Alvano viveva il sonno<br />
dei secoli e non sembrava che si curasse molto di quella imprevista ed imprevedibile atmosfera di attesa che<br />
gravava intorno. Poi, dalla conca naturale a forma di piccola valle che si congiungeva a mezza costa al Saro<br />
ed al Saretto, discese come un sibilo dai corridoi dei monti retrostanti, luoghi di naturale nascondiglio per<br />
piccoli, cento e cento nemici. Prima un lungo sibilo, poi una serie di spirali. Mille cavalli in corsa sfrenata<br />
verso nord, lungo la dorsale del gigante. Poi indietro verso sud, e poi ancora verso il centro della valle, fino<br />
al golfo. Flagellava le acque del fiume, tormentava i campi circostanti, squarciava le nuvole spesse e pesanti<br />
attaccate al suolo. Le povere case sottostanti erano colpite dalle potenti, implacabili raffiche, le quali,<br />
filtrando tra vie e viadotti, strade e piazze, arrotondavano angoli, spianavano radure, abbattevano ostacoli,<br />
seminavano terrore e morte. Alvano si ridestava e faceva sentire la sua ira repressa dopo tanti giorni di<br />
pioggia e di nebbie. Assediato e rinchiuso su se stesso, gli occhi sbarrati al buio, ascoltava l’urlo delle<br />
origini. <strong>Il</strong> ricordo del tempo passato si insinuava nella sua mente. Sfere di luci e punte di diamanti<br />
danzavano davanti ai suoi occhi serrati. A valle, grande era l’eco, il passaggio dei turbini sempre più potenti.<br />
Spietato ed incessante. Filtrava attraverso gli infissi. I mille buchi, le cento fessure, facevano vibrare di una<br />
musica ossessiva quel luogo un tempo abitato da streghe e da queste ora rivisitato, in compagnia del vento<br />
divenuto subito padrone. Alvano sapeva che aveva paura. Lui, un gigante diventato pietra, ma fatto di<br />
acqua, vento e fuoco. Ciclo naturale, alternanza astrale, sfera allucinata di luoghi primitivi, nei quali si<br />
perdevano gli uomini e si ritrovavano spiriti vaganti su un deserto di rovine, brandelli di memoria sparsi e<br />
dispersi, arsi dal fuoco dei cerchi concentrici ai piedi degli ulivi, sui pendii del monte fumante, nelle torride<br />
ore dei meriggi estivi.