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Il Testimone - Sane Society

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15<br />

6.<br />

Tutto taceva allo scorrere delle nubi portate in alto verso l’impassibile Vesevo. Lui non aveva voluto<br />

astenersi dalla contesa. Ora era stanco ed era rimasto a rantolare nel buio. L’aria era impregnata di acqua.<br />

L’umidità era calata con la sua spessa coltre di nubi sulla città ancora addormentata. Alvano viveva il sonno<br />

dei secoli e non sembrava che si curasse molto di quella imprevista ed imprevedibile atmosfera di attesa che<br />

gravava intorno. Poi, dalla conca naturale a forma di piccola valle che si congiungeva a mezza costa al Saro<br />

ed al Saretto, discese come un sibilo dai corridoi dei monti retrostanti, luoghi di naturale nascondiglio per<br />

piccoli, cento e cento nemici. Prima un lungo sibilo, poi una serie di spirali. Mille cavalli in corsa sfrenata<br />

verso nord, lungo la dorsale del gigante. Poi indietro verso sud, e poi ancora verso il centro della valle, fino<br />

al golfo. Flagellava le acque del fiume, tormentava i campi circostanti, squarciava le nuvole spesse e pesanti<br />

attaccate al suolo. Le povere case sottostanti erano colpite dalle potenti, implacabili raffiche, le quali,<br />

filtrando tra vie e viadotti, strade e piazze, arrotondavano angoli, spianavano radure, abbattevano ostacoli,<br />

seminavano terrore e morte. Alvano si ridestava e faceva sentire la sua ira repressa dopo tanti giorni di<br />

pioggia e di nebbie. Assediato e rinchiuso su se stesso, gli occhi sbarrati al buio, ascoltava l’urlo delle<br />

origini. <strong>Il</strong> ricordo del tempo passato si insinuava nella sua mente. Sfere di luci e punte di diamanti<br />

danzavano davanti ai suoi occhi serrati. A valle, grande era l’eco, il passaggio dei turbini sempre più potenti.<br />

Spietato ed incessante. Filtrava attraverso gli infissi. I mille buchi, le cento fessure, facevano vibrare di una<br />

musica ossessiva quel luogo un tempo abitato da streghe e da queste ora rivisitato, in compagnia del vento<br />

divenuto subito padrone. Alvano sapeva che aveva paura. Lui, un gigante diventato pietra, ma fatto di<br />

acqua, vento e fuoco. Ciclo naturale, alternanza astrale, sfera allucinata di luoghi primitivi, nei quali si<br />

perdevano gli uomini e si ritrovavano spiriti vaganti su un deserto di rovine, brandelli di memoria sparsi e<br />

dispersi, arsi dal fuoco dei cerchi concentrici ai piedi degli ulivi, sui pendii del monte fumante, nelle torride<br />

ore dei meriggi estivi.

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