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Il Testimone - Sane Society

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50.<br />

Tragedie annunciate, mai evitate. Alvano ricorda che il maledetto toscano lo aveva detto:<br />

90<br />

“In italia non ci sono mai i responsabili dei tanti disastri annunciati. A rischio di passare per ‘cattivo’: non<br />

si deve ricostruire, ma distruggere le case rimaste. Credo che dovranno approfittare di questa nuova<br />

tragedia non già per invocare ed esigere, come al solito, nuove ‘regole’ che proteggano meglio il territorio<br />

e mettano gli abitanti e le singole costruzioni al riparo degli incerti della meteorologia e bla, bla, bla. Li hai<br />

mai visti dal cielo, passandoci sopra in aereo, quegli abitati e quelle costruzioni? Sembrano siepi di funghi<br />

cresciuti su forme di formaggio gruviera tanto quei terreni appaiono friabili e pieni di buche. Guardando<br />

quel paesaggio di formicai umani, mi veniva fatto di chiedermi con rabbia quali pubblici uffizi ed ufficiali<br />

avevano concesso la licenza di costruzione; quali palazzinari, pur rendendosi conto dei pericoli insiti in<br />

terreni di quel genere, ne avevano approfittato; se c’erano e come erano state disegnate le mappe della<br />

zona e così via. Un giorno andai a parlarne, per rendermi conto della spensieratezza con cui quei formicai<br />

erano cresciuti, con prefetti, sindaci, intendenti. E dovetti constatare che ‘sulla carta’, tutto era in ordine e<br />

anzi regolato da norme precise che sottoponevano ogni licenza di costruzione a una tale miriade di<br />

controlli, di carte da bollo e di rinvii da un ufficio all’altro che qualsiasi richiesta avrebbe dovuto, per<br />

essere accolta, fare un’anticamera di almeno 15-20 anni. Una sola cosa cercai invano in quella montagna<br />

di carte “regole”: l’indicazione di qualche ufficio ed ufficiale che fosse in definitiva responsabile della<br />

concessione della licenza e delle sue conseguenze. Ognuna di esse poteva riversarne la colpa su qualche<br />

ufficio o ufficiale il che, in un processo come quelli italiani, avrebbe reso impossibile arrivare prima di 20-<br />

30 anni alla precisazione e quindi alla punizione di una responsabilità. Senza contare la parte avuta dai<br />

committenti (inquilini e acquirenti) armati del loro “diritto a un tetto”, convalidato, sottoscritto e<br />

riecheggiato a pieni polmoni da partiti e autorità locali e nazionali nonché dalla stampa locale e nazionale.<br />

Forse non è con la tragedia in atto e i morti che le ruspe cercano sotto la colata di fango, il momento di<br />

dirlo. Ma io lo dico ugualmente: questa tragedia noi ce la meritiamo, non per mancanza di ‘regole’, di<br />

mappe e altre scartoffie. Ma per mancanza di una coscienza civile che imponga a ciascuno (compresi gli<br />

utenti che oggi pagano il fio di queste spensieratezze) il dovere di fare il proprio dovere nell’interesse della<br />

collettività. E sempre per fare i ‘cattivi’ e i ‘senza cuore’, come certamente saremo qualificati, aggiungo<br />

che il problema secondo me, non è quello di ricostruire le case distrutte dagli smottamenti, ma di<br />

distruggere quelle che per caso e miracolo vi sono sfuggite, ma che da un giorno all’altro, dato il modo e il<br />

terreno sul quale sono state costruite potrebbero subire la stessa sorte. Quello che manca, per raddrizzare<br />

il paesaggio urbano di tante plaghe (o piaghe) italiane e non soltanto del Sud, non è il cemento ma la<br />

dinamite…”.

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