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Aveva la pelle rosa, liscia e soda. Le anche abbondanti, il seno tondo, il ventre invitante e fulvo. La sua<br />
gua ncia scivolava in lungo ed in largo su quel territorio per lui nuovo ed inesplorato. Lei era immobile. <strong>Il</strong><br />
volto impassibile. Gli occhi sbarrati. Guardava Alvano che non sapeva come procedere. <strong>Il</strong> profumo della<br />
pelle era per lui come un narcotico. Appoggiata alla parete gli teneva la testa tra le mani mentre lui in<br />
ginocchio la esplorava con le mani. Guidato dagli occhi, faceva scivolare sul quel corpo le sue labbra.<br />
Doveva fare in fretta. Avrebbero potuto sorprenderli. Sentivano le voci nell’altra stanza. Stavano per alzarsi<br />
da tavola. Sarebbero venuti a prendere la frutta in quella stanzetta dove tenevano diverse cose alla rinfusa.<br />
Guardò le mele. Grosse, rosse, lucide e turgide, proprio come quei seni, dai rosati e teneri capezzoli. Si alzò<br />
in piedi. Lui spingeva il suo ventre contro di lei. Lei lo respinse con una smorfia dicendo che le faceva male<br />
con la cintura dei pantaloni. Stese la mano. Lo prese con malagrazia. Lo afferrò con violenza,<br />
conficcandogli le unghie nella pelle, lasciandoci il segno. Se ne accorse dopo, quando vide il sangue. Quel<br />
ratto felino e veloce della donna senza grazia gli diede il colpo finale. Si ritrovò umido ed ansimante senza<br />
capire nulla. Quando lei lo spinse da parte, lesse sul suo volto una smorfia di disgusto e di disappunto.<br />
Alvano la odiò e giurò di vendicarsi delle donne.