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Non avrebbe mai dimenticato per tutto il resto della sua vita l’atmosfera di quel posto, divenuto poi un<br />
luogo della mente, un posto della memoria. Non era solo per l’odore del piombo e dell’inchiostro, tipico<br />
della tipografia. Ma anche per quello del petrolio, delle carte, del sudore umano nei giorni caldi dell’estate, e<br />
del fumo dei bracieri accesi per riscaldare gli ambienti nelle lunghe e fredde giornate invernali. Oggi, nel<br />
tempo delle reti e delle superstrade della comunicazione, in quel luogo, Alvano, vedeva e ricordava lui, un<br />
uomo, in piedi sulla grande rotativa, a prendere i fogli per farli scivolare sul rullo che li avrebbe fatti<br />
imprimere sulle forme di piombo collocate sul carrello che di sotto scorreva veloce. Sempre pronto a<br />
fischiettare un motivo, la sigaretta accesa poggiata sul banco accanto alla risma di carta da stampare,<br />
quell’uomo era il simbolo della creatività.<br />
La ruota girava veloce, guidata dalla cinghia legata al grosso motore che trasmetteva all’ambiente un fragore<br />
cadenzato. Sembrava come il correre delle carrozze di un treno sulle sue rotaie. Per ore ed ore quell’uomo<br />
era capace di stare in piedi su quella sorta di piedistallo, come sulla tolda di comando di una nave, mentre<br />
tutt’intorno fremevano le attività della tipografia. Dietro la macchina, là dove scendevano i fogli ancora<br />
freschi di stampa, spesso Alvano si metteva a ‘pareggiare’, a sistemarli, cioè. Freschi ed odorosi non<br />
dovevano essere toccati. Le “forme” potevano essere quattro oppure otto, a seconda del formato del libro.<br />
Oppure una, come nel caso di un manifesto. E allora, la forma, era grande. Fatta di caratteri di piombo e di<br />
legno. Pazientemente allineati, l’uno dopo l’altro. Spazzolati col petrolio, prima che l’inchiostratore vi<br />
facesse scorrere i rulli. <strong>Il</strong> sapere prendeva forma e correva verso la vita. Alvano, seduto sullo sgabello dietro<br />
la macchina, era felice e si lasciava andare con gli occhi chiusi a sognare, accarezzato dal leggero venticello<br />
che i fogli, portati dalle stecche, gli soffiavano sul volto mentre scendevano. Immaginava che tutto ciò che<br />
era stato appena impresso dalla forma di piombo si trasferisse nella sua mente.<br />
Potevano essere le pagine del libro che quel prete, stava scrivendo, sulla storia della sua città; i capitoli di<br />
quel grosso volume commissionato da un esperto di diritto tributario di Neapolis; oppure, ancora, il<br />
bollettino dei servizi del compartimento ferroviario. Lunghi elenchi di orari per partenze ed arrivi. Alvano si<br />
sorprendeva a pensare alle ore di studio del vecchio prete trascorse al tavolo per scrivere la storia di quel<br />
paese e di quella gente che egli vedeva ogni giorno ma non amava. A volte gli sembrava che i fogli<br />
scendessero troppo in fretta e lui non ce la faceva a tenere il passo, o meglio le mani, dietro ad essi. Lui gli<br />
chiedeva se le immagini dei clichés fossero chiare e leggibili. L’inchiostro, infatti, poteva essere troppo o<br />
troppo poco ed allora bisognava regolare il calamaio che serviva a dosare l’intensità della stampa. Alvano<br />
capiva che qualcosa di importante accadeva in quei momenti di intenso lavoro. Almeno altri tre uomini<br />
erano addetti al funzionamento della rotativa. La tiratura era alta e la macchina doveva arrestarsi il meno<br />
possibile per non ritardare la consegna del lavoro. Quell’uomo in piedi, sempre allegro, pronto a fischiettare,<br />
con una sigaretta tra le dita, aveva una parte importante e decisiva. Era come se la conoscenza ed il sapere<br />
del mondo venissero prodotti in quel momento. Un percorso lungo e faticoso, un punto di arrivo sofferto e<br />
preciso: le parole, il pensiero che diventavano forma, oggetto, contenuto. Doveva poi essere distribuito agli<br />
altri, affinché anche loro sapessero, accettassero, prendessero parte alla comunicazione dei saperi, alla<br />
distribuzione della conoscenza, alla scoperta del mondo. Quell’uomo era suo padre.