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Il Testimone - Sane Society

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21<br />

Una sera, poi, Michele, mentre eravamo seduti in piazza, ai piedi del monumento all’eroe della disfida, con<br />

la corazza e l’armatura, mise fuori il tesserino dell’abbonamento ferroviario. Da dietro la foto, fermata da<br />

due spille, mostrò alcuni peli scuri. Ce li fece annusare e con tono aulico disse, rivolgendosi a noi che<br />

eravamo più giovani e meno esperti di lui:<br />

“Voi ve li potete sognare questi. Sono i peli di Cathy, una vichinga che mi ha quasi spezzato il cuore, ma<br />

prima mi ha spezzato le reni!...”.<br />

Alvano ascoltava e pensava che quelle erano volgarità gratuite, che non poteva essere che una donna<br />

concedesse cose del genere. Per lui contava l’ideale che andava al di là del reale, forse con esso si<br />

incrociava ma lo superava. Per lui la ricerca della bellezza era attrazione per la differenza, accertamento<br />

della identità, identificazione delle origini, affermazione dei ruoli e ritrovamento delle funzioni. I sensi non<br />

erano solo bramosia del sesso e alienazione dei sentimenti.<br />

Ma questo l’avrebbe saputo soltanto molti anni dopo, allorquando la concretezza della quotidianità gli<br />

avrebbe fatto capire quanto fatui ed inconsistenti fossero stati quegli anni della sua gioventù trascorsi in quel<br />

paese, tra quella gente che in quelle aule si proponeva di fare cultura immaginandosi al centro dell’universo.<br />

Essi illudevano, invece, soltanto degli spiriti giovanili che aspiravano alla libertà del pensiero, al gusto della<br />

prova, alla realtà della concretezza. Ne frenavano gli istinti genuini, gli ardori irrepetibili, gli ideali possibili.<br />

L’appiattimento conformistico era il loro reale obiettivo. La conservazione di un misero presente<br />

identificato in un posto al comune, all’ospedale, alle poste, barattando gli ideali con la tessera del partito, il<br />

servilismo più smaccato, l’opportunismo più disponibile. Ma quando era in classe, in quella maledetta aula<br />

in fondo al corridoio, lui pensava più all’ideale che al reale.

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