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Il Testimone - Sane Society

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Dal nord della Gallia e dall’antica Arretium, la moderna Arezzo, alcuni amici di Alvano, suoi concorrenti<br />

nei traffici con quella gente, avevano esportato anfore speciali per la conservazione del vino e dell’olio.<br />

Quei legionari, che egli ora stava ad osservare e che di lì a qualche chilometro avrebbero varcato i cancelli<br />

delle grandi mura che recingevano la città di Verulamium, facevano parte della seconda spedizione che<br />

Giulio Cesare stava portando a termine. Era l’anno 54 a. C. Egli proveniva dalla valle del Tamigi dove, a<br />

Londinium, aveva sconfitto Cassivellano, un importante capo tribù del luogo che si era dimenticato di<br />

pagare i tributi dovuti a Roma per una precedente sconfitta subita. Cesare lo aveva annientato mozzandogli<br />

la testa, lasciandola infilata sulla punta di una lancia per essere mangiata dai corvi, in una notte di luna<br />

chiara, sugli spalti della fortezza imperiale sul Tamigi. Destino di morte violenta e crudele, ma inevitabile,<br />

riservato a chi osava ribellarsi al potere ed alla forza di Roma. Lo stesso destino che toccò alla bella<br />

Boadicea, regina della tribù degli Iceni, che Alvano aveva conosciuto qualche anno prima quando aveva<br />

dovuto regolare alcune faccende legate ai traffici di suo marito, il re Prasatago, alleato ed amico di Roma.

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