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Il Testimone - Sane Society

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33<br />

Quella non era una fabbrica qualsiasi, era un luogo speciale. Era il posto dove il padre di Alvano lavorava e<br />

si guadagnava da vivere costruendo cannoni. Bocche di fuoco, di guerra, di morte. Volontà di potenza,<br />

bramosia di grandezza, furori di conquiste, fucina dell’inferno, il padre di Alvano misurava, controllava,<br />

collaudava quelle macchine che avrebbero lanciato micidiali messaggi di morte, per conquistare alla patria<br />

sogni di una gloria impossibile. Lucidi strumenti levigati, costruiti alla perfezione, orgoglio della tecnica più<br />

avanzata, potevano annientare una postazione a grande distanza. Da molti chilometri di altezza sarebbero<br />

potuti arrivare gli uccelli dell’inglese a bombardare quella fabbrica di morte. Don Ciccio parlava sottovoce<br />

mentre con le labbra umide incollava la cartina di un’altra sigaretta.<br />

“Passariè… mo’ vene Ciurcillo... Ma non ti preoccupare. Le bombe non le buttano…Qui ci sono i cannoni.<br />

Stiamo al sicuro… Non ci bombarderanno… La fabbrica se la sono già venduta. <strong>Il</strong> capoccione non lo sa, lo<br />

hanno fatto fesso… Si sono venduti sia lui che la fabbrica… Andranno a bombardare Neapolis, i quartieri,<br />

la povera gente dei vicoli. Quà stiamo al sicuro… Loro dall’angoppo ossanno addò sganciare le bombe.<br />

Qui stiamo al sicuro. Da lassù vedono i binari della ferrovia…Nun ponno sbaglià…”.<br />

Alvano sentiva quel racconto, ma capiva ben poco di quello che aveva detto di don Ciccio. Diceva anche<br />

che dei tecnici portoghesi erano partiti qualche giorno prima lasciando la fabbrica in fretta e furia. Un certo<br />

Salazar li aveva convocati perché non voleva far coinvolgere il suo paese in una guerra che sarebbe stata<br />

catastrofica. <strong>Il</strong> padre diceva di aver sentito, a mensa, da Ruberto, l’ingegnere portoghese suo diretto<br />

superiore addetto ai collaudi, che gli Italiani non erano affidabili. Avrebbero tradito l’alleanza coi tedeschi e<br />

sarebbero passati con gli americani. Ecco perché don Ciccio se la fumava e se la fischiava, sicuro che<br />

nessuna bomba sarebbe caduta su Puteoli, sulla fabbrica, sulla ferrovia e sulle loro teste! Alvano ascoltava<br />

ma continuava a non capire. Avrebbe capito a distanza di anni. Ma non a scuola sui libri di storia. Si<br />

addormentò, sognando le creste dei galli sulle acque del porto.

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