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IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia

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necessità (ad esempio, con quella affermata dal determinismo fisico)? Possiamo dunque<br />

caratterizzare, fin d’ora, la posizione di Martinetti come compatibilista, anche se l’esplicita<br />

affermazione in tal senso comparirà molto più avanti (nel cap. 17°): “il determinismo – si<br />

può infatti leggere a pag. 409 del testo – è conciliabile col senso della libertà e della<br />

responsabilità morale”.<br />

Martinetti accantona, in quanto meramente verbale, la definizione del necessario<br />

come “ciò che non può non essere”, e si accinge ad una descrizione del contenuto<br />

concreto della espressione “necessario” (L 285). Egli distingue anzitutto le forme della<br />

necessità IDEALE da quelle della necessità REALE. Le prime comprendono la cosiddetta<br />

necessità finale (per causam finalem) e la necessità morale. Per necessità finale, si<br />

intende il legame necessario tra mezzo e fine di una azione: se vuoi A (il fine), e x è il<br />

mezzo che ti consente di conseguire A, devi volere anzitutto x (il mezzo), e non puoi<br />

prescinderne in alcun modo nella scelta finale di A. Si tratta di una necessità ipotetica<br />

(Kant parla di imperativi ipotetici, distinti dall’imperativo categorico della moralità) e non<br />

assoluta. E’ invece assoluta la necessità morale, ossia il rapporto della volontà con la<br />

scelta del bene, come suo oggetto naturale. Ad esempio, l’imperativo categorico del<br />

dovere, in Kant, si riferisce alla scelta incondizionata del bene morale, come oggetto unico<br />

della volontà buona. Queste forme ideali di necessità si riferiscono propriamente al piano<br />

del DOVER ESSERE, ossia del valore, anziché a quello dell’ESSERE. Per questo Martinetti le<br />

accantona per il momento, concentrando l’analisi sulle tre forme della necessità reale, che<br />

dovranno confermare l’ipotesi del compatibilismo tra libertà e determinismo, ossia<br />

necessità. La necessità reale si suddivide in: MATEMATICA, LOGICA, CAUSALE, e ricade sotto la<br />

forma generale del principio di ragione sufficiente, introdotto nella logica moderna da<br />

Leibniz. Esso è il principio che afferma: “nulla è, senza che vi sia una ragione sufficiente<br />

del suo essere”, e si distingue dal tradizionale principio di identità o non contraddizione: “A<br />

= A, A ≠ non A”. Possiamo schematizzare così le forme di necessità:<br />

ideale reale<br />

finale morale matematica logica causale<br />

Nel distinguere la necessità matematica da quella logica e da quella causale, Martinetti si<br />

rifà alla distinzione kantiana tra le forme a priori della sensibilità (spazio e tempo) e<br />

dell’intelletto (identità e causalità). Tralasciamo l’analisi della necessità matematica (L 286-<br />

287), per soffermarci sul rapporto tra necessità logica e necessità causale, che riguarda<br />

più direttamente il nostro tema.<br />

Entrambe rientrano nella trattazione kantiana delle CATEGORIE dell’intelletto: forme di<br />

unificazione del reale fenomenico, che si aggiungono alle forme della sensibilità,<br />

conferendo agli oggetti della conoscenza scientifica un grado maggiore di stabilità e di<br />

certezza: “quando si parla dell’unificazione logica, si pensa ai concetti generali ed alle<br />

leggi della scienza, che senza dubbio costituiscono la parte più elevata di questa<br />

unificazione” (L 288). Va precisato che, quando Martinetti parla di necessità logica, non<br />

pensa tanto alla logica formale della tradizione classica (la sillogistica), quanto piuttosto<br />

alla logica trascendentale di Kant e della tradizione moderna che a lui si rifà (da Kant a<br />

Lotze, per indicare solo due estremi cronologici). Non si tratta cioè soltanto delle forme<br />

tautologiche dell’argomentazione scientifica, ma dell’applicabilità delle forme razionaliintellettive<br />

al campo fenomenico obbiettivo: di una necessità logica, dunque, non<br />

semplicemente formale, ma formale e reale insieme. Un significato realistico è dunque<br />

riconosciuto da Martinetti (sulla scorta delle indagini gnoseologiche ed epistemologiche<br />

contemporanee), a entrambi i concetti razionali-intellettivi della logica trascendentale:<br />

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