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IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia

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sapere, è illusorio pretendere di derivare un reale poter non essere, una radicale<br />

contingenza del volere. Martinetti spiega il meccanismo psicologico, fondato su una<br />

induzione incompleta dei fattori causali che concorrono nella spiegazione degli atti<br />

volontari, alla base della illusione del libero arbitrio: si tratta della proiezione nel futuro<br />

delle condizioni sperimentate in passato, come determinazioni parziali della volontà, a<br />

creare un nimbo di “possibilità” e di “indeterminazione”, che non si verificano mai nel<br />

momento effettivo della scelta o della risoluzione finale del volere. “Quando noi pensiamo<br />

a un atto passato, e ci rendiamo presente la maggior parte delle condizioni antecedenti<br />

[…] abbiamo davanti a noi una causa parziale che, completata in un senso o in un altro,<br />

potrebbe dar luogo ad azioni diverse” (L 392). Credo che avrei potuto facilmente astenermi<br />

da un atto suscitato dall’ira, e mi accuso della mia impulsività, dimenticando che il prodursi<br />

o meno dei fattori scatenanti l’emozione è del tutto sottratto alla mia libera scelta.<br />

Indubbiamente, “se le molte e varie circostanze, che hanno concorso a determinare l’atto<br />

collerico, fossero state altre”, l’atto stesso non avrebbe avuto probabilmente seguito. Ora,<br />

confrontando l’atto con le conseguenze involontarie che ne sono derivate, mi sentirei in<br />

grado di dominarlo: “sempre però – aggiunge Martinetti – che le circostanze del momento<br />

non siano troppo sfavorevoli”, ecc. E’ una illusione credere che “io potrei agire così solo<br />

perché voglio”. In realtà si suppone tacitamente un condizionale: “quando venissero in me<br />

a mancare i motivi che ora mi trattengono ed intervenissero dei motivi più forti” (L 392-<br />

393). In conclusione:<br />

La coscienza attesta irrefutabilmente la nostra libertà: ma questa non consiste nella facoltà di fare o non<br />

fare: la libertà vuol dire che l’atto nostro non è una composizione necessaria dei suoi antecedenti ma è<br />

qualche cosa di nuovo, una creazione, uno sforzo personale, per mezzo del quale ci eleviamo e ci<br />

rinnoviamo” (L 393).<br />

Questa affermazione ci riporta alla discussione del secondo argomento, quello<br />

fondato sulla responsabilità. E’ un errore ritenere che l’indeterminismo assicuri la validità di<br />

tale concetto, meglio del determinismo. L’affermazione della contingenza conserva una<br />

parziale legittimità (almeno sul piano psicologico se non su quello logico), quando si<br />

confronti con un determinismo naturalistico, che concepisca l’operare dei fattori causali (i<br />

motivi) sul volere in modo meccanico. Ma la discussione della legge di casualità<br />

(anticipata nel capitolo VIII e qui ripresa), che la concepiva come atto di sintesi e non<br />

come passivo esito di una spinta impulsiva, apre una diversa prospettiva. La vita morale e<br />

soprattutto quella religiosa ci fanno del resto esperire la libertà non come una “facoltà”, od<br />

un “abito”, ma come un “atto” e una creazione. L’uomo – come Martinetti ha già ribadito –<br />

non è libero, ma si libera, in un processo di ascensione spirituale graduale e<br />

indefinitamente aperto:<br />

La libertà non è […] una facoltà, un abito, una potenza, ma è la manifestazione stessa della vita spirituale in<br />

ciò che ha di originario e di essenziale: la sola e vera libertà è la libertà attuale, per cui lo spirito in ogni<br />

momento crea, dagli elementi in cui si è fissata e determinata la sua vita, un’unità superiore e vivente, in cui<br />

si esprime più adeguatamente la sua verità. La libertà vive nello svolgersi, nel liberarsi, nel creare (L 307).<br />

Ora la contingenza, lungi dal garantire l’universalità razionale di tale processo, lo fa<br />

scadere sul piano irrazionale, mescolandovi la nozione di un’incomprensibile creazione ex<br />

nihilo: “un uomo realmente dotato del potere d’una assoluta libertà d’indifferenza – nota<br />

argutamente Martinetti – sarebbe un uomo pericoloso” (L 397). Proprio l’indeterminismo,<br />

concependo la libertà come elezione arbitraria e contingente, pone inconsapevolmente a<br />

fondamento della morale e della religione il principio anti-etico per eccellenza, quello del<br />

male:<br />

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