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IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia

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nello schema della libertà. La libertà pratica, che in precedenza fungeva da transizione tra<br />

la spontaneità fisica e la libertà morale, si articola nelle forme del diritto (libertà civile) e<br />

della morale, rendendo più comprensibile il passaggio dal livello tecnico-pratico a quello<br />

pratico-morale. Essa consente inoltre di segnalare una graduale evoluzione delle forme<br />

sociali in cui la libertà si attua in concreto (libertà di), parallela allo sviluppo di una<br />

coscienza morale nell’individuo. Così, all’individualismo della spontaneità fisica (forza)<br />

corrispondono le forme dell’organizzazione economica e tecnico-strumentale della società.<br />

Al superamento dell’individualismo egoistico attuato dalla ragione pratica (diritto),<br />

corrispondono le forme di organizzazione delle libertà civili nello stato. All’interiorizzazione<br />

e alla spiritualizzazione della coscienza morale, corrispondono le forme della cultura<br />

superiore, al cui vertice si colloca la religione. Va chiarito che per religione Martinetti non<br />

intende solo la fede, che si esprime in forme confessionali. Pur estraneo a una mentalità<br />

ateistica (come quella che si imporrà nella seconda metà del Novecento, per effetto del<br />

processo di secolarizzazione della fede religiosa), Martinetti resta legato all’ideale<br />

mazziniano della religione dell’umanità, a una concezione di “chiesa” che non coincide con<br />

le istituzioni e le forme materiali di organizzazione, ma che rimanda piuttosto al concetto<br />

mistico di “chiesa invisibile”: alla comunità di tutti gli uomini di buona volontà, siano essi<br />

all’interno o all’esterno della Chiesa propriamente detta. Questa comunità rappresenta per<br />

lui quella autentica élite spirituale, capace di imprimere una più alta missione alla politica e<br />

allo stato:<br />

le forme ideali della vita, la moralità, la scienza, la religione, che costituiscono nel loro complesso una sfera<br />

superiore di unità e di perfezione ed alle quali corrisponde una forma superiore li libertà: la libertà morale. La<br />

quale libertà si converte in un diritto specifico: diritto di natura diversa dallo stretto diritto, che non ha come<br />

questo, il suo fondamento nei codici e nelle loro sanzioni e che tuttavia dello stretto diritto è la ragion<br />

d’essere ed allo stesso si sovrappone come un principio che, senza inserirsi in esso, lo dirige e lo orienta.<br />

Queste libertà ideali non sono quindi attributi dell’individualità naturale […]. Lo stato è in riguardo ad esse nel<br />

rapporto di mezzo col fine, di materia con la forma. Se la funzione essenziale dello stato è l’organizzazione<br />

della sua unità per la difesa contro ogni attentato esterno ed interno alla sua unità e sovranità, questo non è<br />

fine a sé: lo stato non è veramente un Dio sulla terra! Il fine suo è l’esplicazione della vita culturale, lo<br />

svolgimento libero di tutte le attività superiori. […] Nella sfera puramente ideale lo stato non deve né<br />

professare né imporre alcun indirizzo, perché questo non è il suo compito: esso deve limitarsi a sostenere,<br />

proteggere, e se occorre, difendere contro la persecuzione intollerante […] ogni libera manifestazione<br />

culturale dello spirito (L 365).<br />

Sono parole alte, in cui si coglie un monito contro ogni totalitarismo, ma che si<br />

accompagnano a una visione aristocratica e un po’ elitaria della cultura (ai giorni nostri un<br />

po’ fuori moda).<br />

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