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IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia

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cosmologia razionale, teologia razionale – che, insieme con la metafisica generale o<br />

ontologia, componeva l’ambito della filosofia teoretica). Kant dimostra che le idee<br />

metafisiche, se sviluppate secondo un formalismo logico astratto, contengono delle<br />

contraddizioni che possono annullarne il concetto stesso. Così è per le idee metafisiche di<br />

anima razionale, di mondo e di Dio. Per salvare tali idee bisogna rinunciare al loro uso<br />

trascendente, che ci farebbe penetrare nel mondo noumenico del pensiero puro (un<br />

ambito che Kant riserva all’intelletto intuitivo della divinità, o intellectus archetypus,<br />

rigorosamente separato da quello dialettico della mente umana finita, o intellectus<br />

ectypus), e limitarsi al loro uso regolativo immanente, come luogo di unificazione ideale<br />

delle apparenze fenomeniche, nei limiti di una esperienza possibile. Indeterminismo e<br />

determinismo sono gli opposti punti di vista, che si possono assumere nella spiegazione di<br />

quell’ambito di esperienza che si riferisce alle azioni. La tesi indeterminista afferma: “La<br />

causalità secondo leggi di natura non è l’unica causalità, onde possano venir derivate tutte<br />

quante le apparenze del mondo. Per spiegare le apparenze, è altresì necessario<br />

ammettere una causalità mediante libertà” (Colli 502). Ad essa il determinismo oppone<br />

l’antitesi: “Non vi è alcuna libertà, e piuttosto, nel mondo tutto accade unicamente secondo<br />

le leggi della natura”. Entrambe le affermazioni ammettono una dimostrazione dialettica,<br />

ottenuta cioè mediante la confutazione della tesi ad essa contraria. L’indeterminismo<br />

confuta la pretesa universalità della nozione di causalità affermata nel determismo,<br />

mediante il classico argomento (risalente ad Aristotele) della impossibilità di un rimando<br />

all’infinito (regressus in infinitum) nella spiegazione razionale del mutamento. Se tutto ciò<br />

che muta o diviene è mosso da altro (la causa, aristotelicamente concepita, è nel movente<br />

e non nel mosso), deve esistere un principio assoluto del moto, posto al di fuori della serie<br />

naturale del divenire fenomenico, un motore immobile che spiega l’origine del movimento<br />

senza rimandare ad altro, una spontaneità assoluta delle cause, che corrisponde a ciò che<br />

definiamo appunto “causalità mediante libertà”. Se lo ammettiamo con riferimento<br />

all’origine prima dell’universo da Dio, nulla osta che lo estendiamo alla molteplicità delle<br />

serie causali concepibili in natura, ammettendo una pluralità di sostanze intelligenti e<br />

autonome (anime razionali o spiriti), in grado di dare un inizio assoluto al movimento<br />

volontario, sospendendo – per così dire – il condizionamento temporale della serie<br />

fenomenica degli eventi:<br />

Se, per esempio, io mi alzo adesso dalla mia sedia in modo perfettamente libero, e senza l’influsso<br />

necessariamente determinante delle cause naturali, comincia in modo assoluto da questo evento – preso<br />

assieme alle sue conseguenze naturali fino all’infinito – una nuova serie, sebbene questo evento, quanto al<br />

tempo, non sia altro che la continuazione di una serie precedente. La suddetta decisione e la suddetta<br />

azione, in realtà, non si ritrovano affatto nella successione dei semplici effetti naturali, e non sono una<br />

semplice continuazione di questi; è vero piuttosto, che le cause naturali determinanti cessano<br />

completamente, per quanto riguarda questo evento, prima di tale decisione: l’evento segue (folgt) certo a<br />

quelle cause, ma non consegue (erfolgt) da esse, e deve perciò essere chiamato – non quanto al tempo,<br />

bensì rispetto alla causalità – un inizio assolutamente primo di una serie di apparenze.<br />

Un tale resoconto della volontarietà degli atti (che segue da vicino la celebre<br />

confutazione humeana circa una presunta dimostrabilità empirica del concetto metafisico o<br />

razionale di causalità) suscita una reazione altrettanto vivace da parte dell’opposto punto<br />

di vista del determinismo. Questo ottiene la dimostrazione della tesi contraria (secondo cui<br />

“non vi è alcuna libertà, e piuttosto, nel mondo tutto accade unicamente secondo le leggi<br />

della natura”) ricorrendo all’argomento della maggiore semplicità della propria spiegazione<br />

del divenire fisico (in base all’adagio scolastico, rimesso in auge da Spinoza, che<br />

affermava “simplex sigillum veri”: la soluzione più semplice e autoevidente, quella che<br />

ricorre al minor numero di principi esplicativi per un’unica serie di fenomeni, è senz’altro<br />

quella vera, che fornisce il criterio sia della propria verità, sia dell’errore o falsità della<br />

opposta spiegazione). Così, l’indeterminismo ammette la possibilità di un rimando<br />

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