IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia
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liberazione, la forza di motivazione, che la coscienza morale acquista in ogni atto di<br />
conversione, di superamento dei propri condizionamenti passionali, dei propri errori, non è<br />
una illusione, ma il filo che ci consente di risalire, per gradi, dal sensibile all’intelligibile,<br />
dall’empirico al metafisico. Martinetti evoca qui la figura topica di Socrate: forse che lo<br />
ameremmo di più, se riuscissimo ad avvicinarne maggiormente l’umanità sublime alla<br />
nostra umanità più quotidiana? Forse che un Socrate titubante di fronte all’atto supremo<br />
della morte volontaria, un Socrate tormentato e pauroso, esitante di fronte alle richieste del<br />
proprio demone (il più probabile antenato del concetto kantiano di carattere intelligibile), ci<br />
apparirebbe più vero e più apprezzabile? Ma al contrario, è proprio la forza di negazione di<br />
fronte alla realtà empirica, la serenità con cui il greco sa affrontare la prova suprema,<br />
riconoscendo da un lato la nullità del proprio essere empirico e mortale, dall’altro la<br />
perennità del valore morale della coscienza delle leggi, che ci commuove e ci persuade. Di<br />
fronte a Socrate (quale che ne sia stata l’idealizzazione letteraria di Platone) sentiamo<br />
davvero che soltanto il saggio è libero, soltanto l’eroe morale (e il tipo di umanità che egli è<br />
in grado di indicarci) incarna, nei propri atti, quel significato di verità che è al fondo della<br />
coscienza morale di ognuno, e che soltanto una lotta costante contro la stanchezza (la<br />
misologia) morale, l’infinita ripresa dei nostri gesti responsabili, può aspirare a garantirci.<br />
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