IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia
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spontanea, che è libertà per essa, è per un’altra attività spontanea necessità coattiva,<br />
assenza di libertà” (L 307). E’, se si vuole, la dura legge dell’adattamento all’ambiente o (in<br />
linguaggio darwiniano) della lotta per la sopravvivenza. Ogni specie vivente contende alle<br />
altre uno spazio limitato, sopprimendone la possibilità di autonoma espansione, dunque la<br />
libertà. E tuttavia ogni subordinazione della spontaneità altrui alla propria (che è la legge<br />
dell’organismo vivente) fa rivivere ed esprime in forma potenziata la libertà inferiore (ora<br />
riconosciuta come necessità) in quella superiore. La vita (diceva Schopenhauer) tende<br />
sempre in avanti: è distruzione, ma distruzione creatrice. Voler arrestare la coscienza a<br />
uno stadio (per quanto bello e perfetto) del suo divenire, sarebbe come voler trattenere e<br />
conservare gli escrementi, dopo che ce ne siamo nutriti. In termini analoghi, Martinetti<br />
scrive: “la libertà non è una facoltà, un ambito, una potenza, ma è la manifestazione<br />
stessa della vita spirituale in ciò che ha di originario e di essenziale: la sola e vera libertà è<br />
la libertà attuale, per cui lo spirito in ogni momento crea, dagli elementi in cui si è fissata e<br />
determinata la sua vita, un’unità superiore e vivente, in cui si esprime più adeguatamente<br />
la sua verità” (L 307). La persona è il centro intorno a cui questo infinito e molteplice<br />
tendere istintivo trova non tanto una meta teleologicamente prefissata (sarebbe ingenuo<br />
antropomorfismo ritenerlo), ma un punto di possibile illuminazione, di direzione, in quanto<br />
essa si incardina non tanto nella vita istintiva, ma in quella razionale. La RAGIONE è come un<br />
faro che illumina e squarcia le tenebre del divenire cosmico-naturale, lasciando<br />
intravedere uno strato di senso, uno spazio di libertà, per la libera attuazione dell’umano,<br />
con la sfera connessa dei valori. Quella della vita umana è “una libera costruzione”; ogni<br />
“progresso”, in essa, può essere affermato solo come attraversamento e superamento<br />
delle “necessità” inferiori e condizionanti. Martinetti preferisce parlare, anziché di<br />
progresso (un termine caro all’evoluzionismo positivista) di ascensione umana, il che è in<br />
fondo equivalente:<br />
Di mano in mano che la vita interiore si complica e si eleva, la volontà che la dirige subordina a sé un<br />
numero maggiore di volontà inferiori, di spontaneità le quali appariscono rispetto ad essa come necessità<br />
d’una natura inferiore. Vi è soprattutto un momento, in questa ascensione, che segna un passo decisivo:<br />
quello in cui la spontaneità diventa spontaneità razionale, libertà nel senso vero e proprio della parola. Di<br />
fronte ad essa ogni altra spontaneità appare come una necessità di natura: il senso di libertà, di dominio di<br />
sé, che anche in queste spontaneità inferiori si manifesta, è respinto come un’illusione. Anche queste<br />
tuttavia sono una vera e propria libertà; che conserva la sua beatitudine anche quando l’uomo ha<br />
conquistato la libertà della ragione. Ma il progresso della vita interiore è anche una continua negazione: ogni<br />
grado superiore della vita tende a subordinare a sé i gradi inferiori e infine a negarli. Perciò non dobbiamo<br />
meravigliarci se la libertà morale, una volta sorta, tende a rigettare come necessità inferiori l’insieme delle<br />
umili spontaneità del senso e così misconoscendo la necessità propria, introduce un’apparente opposizione<br />
assoluta fra libertà e necessità, che è invece soltanto un’opposizione di grado fra libertà e libertà, o, ciò che<br />
è lo stesso, fra necessità e necessità (L 308).<br />
Questo concetto di ragione, con cui viene fatto coincidere grosso modo quello di persona,<br />
verrà meglio chiarito dall’autore nel seguito dell’opera, che finirà per avvalorare l’idea che<br />
il fondamento ultimo della libertà sia in una forma di determinismo: non naturalistico, bensì<br />
razionale (o, per meglio dire, spirituale).<br />
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