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IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' TRA ETICA E POLITICA - Filosofia

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In altri termini, il determinista (nell’accezione scientifica) si limita ad affermare che ogni<br />

fenomeno naturale deve essere indagato nelle sue cause prossime, o nelle condizioni<br />

razionali e prevedibili che ne spiegano l’accadere, astenendosi dall’affermare che si tratti<br />

di una manifestazione necessaria di una supposta essenza metafisica. Al contrario di<br />

quanto fa il fatalista, il quale ignora le vere cause del fenomeno, ma ne suppone<br />

dogmaticamente il necessario accadere, per una supposta fede metafisica. Il fatalismo è<br />

un atteggiamento religioso, caratterizzato da un assoluto fideismo, che contrasta con la<br />

fede morale nel libero arbitrio dell’uomo. Esso non è e non può essere l’atteggiamento<br />

della scienza positiva. Nonostante queste precisazioni di Bernard, la forza di suggestione<br />

del determinismo, inteso nella più ampia accezione filosofica o metafisica (quella<br />

richiamata nella definizione di Martinetti), sembrava andare nella direzione opposta: quella<br />

dell’affermazione della NECESSITA’ dell’accadere, anziché della sua contingenza e libertà. E<br />

che questa fosse la convinzione profonda degli scienziati come Laplace – ai quali<br />

suggeriva l’idea di un possibile riduzionismo scientifico: del piano psichico della<br />

volontarietà degli atti a quello fisico e meccanico della fisiologia del cervello – lo si può<br />

leggere in trasparenza in quest’altra citazione del celebre scienziato newtoniano, il primo<br />

ad avere fornito una spiegazione matematica della formazione dell’universo, condivisa<br />

anche da Kant:<br />

Ai limiti della fisiologia visibile comincia un’altra fisiologia i cui fenomeni, molto più vari che nella prima, sono<br />

anch’essi soggetti a leggi che è molto importante conoscere […]. I nervi, i cui filamenti si perdono nella<br />

sostanza midollare del cervello, vi propagano le impressioni che ricevono dagli oggetti esterni e vi lasciano<br />

impressioni permanenti che modificano in modo sconosciuto il sensorium, sede del pensiero.<br />

L’apparente imprevedibilità degli atti volontari, cui si lega la concezione ingenua della<br />

libertà come assoluta indeterminazione, potrebbe forse essere eliminata, qualora una<br />

conoscenza più penetrante, capace di sottoporre all’analisi i dati stessi del meccanismo<br />

fisiologico del cervello, riuscisse a raffinare l’indagine scientifica, fino al punto di<br />

riconoscere un determinismo naturale, là dove regnano l’apparenza del caso e l’illusione<br />

della libertà.<br />

Sarà proprio questa la convinzione dei teorici del positivismo, particolarmente<br />

diffusa nella cultura giuridica del nostro ottocento. La scuola positiva del diritto (i cui<br />

principali esponenti furono, in Italia, Cesare Lombroso, Enrico Ferri, Raffaele Garofalo)<br />

sosterrà che ogni sistema di punizione presuppone il determinismo, perché senza di esso<br />

non avrebbe alcun fondamento il valore educativo della pena. I giuspositivisti non negano<br />

l’esistenza di una libertà MORALE, intesa tradizionalmente come LIBERTA’ DEL VOLERE, ma<br />

reputano che di questa non debba tener conto il legislatore, il quale deve limitarsi a<br />

regolare la sfera esterna dei comportamenti, la LIBERTA’ DELL’AGIRE, che si identifica con<br />

quella FISICA (ossia la libertà come assenza di coercizione). Il diritto (in ciò nettamente<br />

distinto dalla morale) nasce infatti dalla necessità di limitare la libertà fisica di ciascuno,<br />

perché non interferisca o collida con quella degli altri. Le osservazioni della storia e della<br />

statistica, da un lato, quelle della psicologia e della fisiologia, dall’altro, paiono confermare<br />

il punto di vista del determinismo, in rapporto sia all’agire collettivo degli uomini e delle<br />

società, sia a quello individuale. E proprio sulla esistenza di leggi deterministiche del<br />

comportamento si fondano l’efficacia della educazione in generale e, nello specifico, dei<br />

mezzi correttivi del diritto penale. La forza del diritto non sarebbe rafforzata, ma indebolita,<br />

dalla fede in una universale indeterminazione dell’agire. Libero arbitrio assume qui<br />

l’accezione negativa di un agire imprevedibile, perché non determinato da nulla, come<br />

quello dei pazzi o dei bambini, mentre la autentica RESPONSAB<strong>IL</strong>ITA’ degli atti implica la fede<br />

nella loro razionalità e prevedibilità.<br />

L’autore che ha espresso probabilmente con maggior forza di suggestione tali tesi è<br />

Alexander Herzen, il rivoluzionario russo, che visse per lungo tempo a Firenze, dove<br />

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