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Storia del Trapani I - Franco Auci

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E, a conferma che la stagione era davvero nata sotto una cattiva stella, poco<br />

più d’un mese dopo la fine <strong>del</strong> campionato, il 23 maggio 1934, la Juventus<br />

perde uno dei suoi giocatori più rappresentativi. Infatti, a soli 26 anni, stroncato<br />

dal paratifo, se ne va Gilio Vignozzi, che riposa nel cimitero di <strong>Trapani</strong>. Sulla<br />

lapide si legge: GIGLIO VIGNOZZI, atleta ammirato, morbo cru<strong>del</strong>e vinse le<br />

ventisei primavere, Livorno ne diede i natali, <strong>Trapani</strong> ne conserva le spoglie.<br />

Su Vignozzi e sulle cause <strong>del</strong>la sua morte, il 5 maggio 1984, per il periodico<br />

<strong>del</strong>l’A.S. <strong>Trapani</strong> Alè Granata, Giuseppe Mazzarella raccolse le testimonianze<br />

di un suo compagno di squadra, il locale Di <strong>Trapani</strong>, e di un dirigente <strong>del</strong>la<br />

Juventus, l’ex giocatore <strong>del</strong>la Vigor Carlo Fontana.<br />

“Andava matto”, ricordava Di <strong>Trapani</strong>, “per i frutti di mare, che sono stati<br />

purtroppo la causa <strong>del</strong>la sua morte. Infatti morì di tifo. Già in occasione <strong>del</strong>le<br />

sue ultime prestazioni sotto sforzo cominciava ad avvertire un certo fastidio a<br />

livello addominale. Comunque tutto potevamo pensare ma non certo che il male<br />

l’avesse già ghermito... Era una gran bella ala destra, un bravissimo giocatore,<br />

dotato di una tecnica superiore, velocissimo; la sua caratteristica erano i cross<br />

dopo splendide fughe sulla fascia laterale...”.<br />

“Fu prelevato dal Livorno”, ricordava da parte sua Fontana. “La Juventus di<br />

toscani ne aveva parecchi. Se la memoria non mi inganna, il suo stipendio fu di<br />

280 lire mensili, più l’alloggio. In proposito ricordo che andò nella Pensione<br />

Federico, in Via Cortina (ora Nunzio Nasi, n.d.r.), e poi si fidanzò con la figlia<br />

<strong>del</strong> proprietario che avrebbe dovuto sposare da lì a poco. Ma purtroppo arrivarono<br />

il tifo e la morte. Rimase a letto per più di un mese. Ogni giorno io, <strong>Franco</strong><br />

Adragna e qualche altro amico andavamo a fargli visita e cercavamo di tirarlo<br />

su. Gli facevamo coraggio, ma avevamo la sensazione che lui avesse capito che<br />

non c’era niente da fare. Malgrado tutto, aveva sempre il sorriso sulle labbra.<br />

Ricordo che il medico curante era il dott. Scalabrino, il quale si prodigò al massimo<br />

per salvarlo. A proposito di Scalabrino va citato comunque un fatto singolare:<br />

non sapendo più a quale santo votarsi, qualcuno pensò di ricorrere a metodi<br />

che con la medicina non avevano nulla da spartire. Così pochi giorni prima<br />

<strong>del</strong>la morte di Vignozzi il dott. Scalabrino, andando a controllarlo, gli trovò<br />

sull’addome un coniglio spaccato e imbevuto d’aceto; allora il medico andò su<br />

tutte le furie e si rifiutò di tornare a visitare il giocatore. Ricordo con commozione,<br />

in particolare, l’arrivo <strong>del</strong>la madre di Vignozzi da Livorno. Era una donna<br />

minuta, che potè venire a <strong>Trapani</strong> per la morte <strong>del</strong> figlio solo a spese <strong>del</strong>la<br />

Società. Era vedova e il suo dolore è facilmente immaginabile. Non potrò mai<br />

dimenticare il suo strazio. I funerali si svolsero a spese <strong>del</strong> presidente <strong>Franco</strong><br />

Adragna e Vignozzi venne seppellito nel cimitero di <strong>Trapani</strong>... Morì col sorriso<br />

sulle labbra dicendoci: Andate sempre avanti!”<br />

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