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2009 - Gustolocale

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Il nomadismo del miele presuppone un’anima un po’<br />

sognatrice ed erratica, vocata a un inseguimento quasi<br />

romantico di distese di nettari “in purezza” - non contaminati<br />

cioè dalla varietà - per ottenere preziosi mieli monofl<br />

oreali che proprio in virtù della loro origine premiano i<br />

sensi con sensazioni uniche.<br />

Andrea quest’anima ce l’ha e da superbo ammaliatore di<br />

api l’ha votata a viaggi quasi impossibili per portare i suoi<br />

sciami tra rododendri, fi ori di melo, arancio, rosmarino.<br />

Perché il miele che viene da un fi ore solo è al tempo stesso,<br />

come dice Paternoster, espressione di un territorio,<br />

potremmo azzardare terroir, e di un preciso segmento di<br />

tempo. I nettari vanno individuati hic et nunc, altrimenti le api spostano altrove la loro febbrile ricerca. Il tarassaco<br />

e il melo, vengono, come si dice in gergo, bottinati dagli sciami di Andrea in Val di Non, i girasoli in<br />

provincia di Campobasso, il timo sui Monti Iblei, la sulla nel cosentino, il rododendro in Val Nambrone, nel<br />

cuore delle Dolomiti di Brenta.<br />

Di viaggio in viaggio, la seducente e testarda arte di Andrea ha guadagnato una tale eco da arrivare nientemeno<br />

che alla corte di sua maestà Ferran Adriá che usa alcuni Mieli Thun per le sue alchimie culinarie.<br />

Sfogliando questo libello, impreziosito dagli interventi fi gurativi della raffi nata illustratrice di origine giapponese<br />

Yoshiko Noda, non si può non pensare a un altro intrigante volume organizzato attraverso una sequenza<br />

alfabetica, quel Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes che proprio alla sequenza casuale dei<br />

temi aveva affi dato il compito di non chiudere il senso.<br />

L’illustre modello francese viene in mente per molte ragioni. Anche per il volume dedicati ai mieli nomadi il<br />

formato del dizionario non chiude i giochi e suggerisce che il lavoro avviato da Paternoster e dagli altri autori è<br />

solo il capitolo di un progetto ambizioso: “Il Rinascimento dei Mieli”, di cui l’apicoltore errante della Val di Non<br />

si fa ambasciatore assieme ad altri colleghi e cultori dei<br />

nettari. Il senso di questo Rinascimento è far sì che i mieli<br />

escano da una dimensione quasi marginale e guadagnino,<br />

come è avvenuto per i vini e il cioccolato, l’attenzione che<br />

la loro bellezza merita. Perché, come suggerisce Andrea, il<br />

miele non è un prodotto delle api, ma dei fi ori. Le api mentre<br />

si nutrono raccolgono il nettare e ce ne fanno dono.<br />

Come recita quella che per il momento è l’ultima voce del<br />

Dizionario: “Zorro [zòr-ro] s.m. Anche a Zorro di certo piaceva<br />

il miele”. E se non v’è ragione di dubitare che piacesse<br />

pure a lui…<br />

Claudia Torresani

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