2009 - Gustolocale
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più classiche (genziana, liquirizia, asperula, basilico, ginepro) a quelle più particolari e rare (genepy nero, anice<br />
stellato, pino mugo, ortica, camomilla) e chi più ne ha, più ne metta.<br />
L’abitudine di aromatizzare le grappe con erbe e piante aromatiche ed officinali è antica quasi quanto l’arte<br />
della distillazione. L’uso di inserire erbe nel distillato originò dalla volontà di produrre grappe medicinali, associando<br />
le proprietà terapeutiche riconosciute di alcune erbe e radici a quelle del distillato stesso, l’aqua<br />
vitae (acqua della vita di medioevale memoria), ossia un preparato cui venivano attribuite altrettante capacità<br />
taumaturgiche. La Scuola Salernitana, che codificò le regole della distillazione intorno all’anno Mille,<br />
prescrisse l’impiego dell’aqua vitae per svariate patologie umane e così i distillatori (che furono di fatto i soli<br />
monaci, principalmente benedettini e cistercensi, per tutto il medioevo) pensarono di unire al distillato le erbe<br />
e le radici che già conoscevano per le loro capacità curative. Non sappiamo se contribuì di più allo sviluppo<br />
dei distillati aromatizzati la proprietà medicinale riconosciuta o il fatto che il risultato era anche buono. Fatto<br />
è che, a quel punto, i distillati e le grappe aromatizzate cominciarono ad uscire dalle ristrette mura dei conventi<br />
e dei monasteri e a diffondersi nel contado circostante. Qui la saggezza popolare consentì di derogare<br />
al ristretto uso “medicinale” del prodotto e alla grappa e ai distillati cominciarono ad essere associati altre<br />
bacche ed erbe che, forse, tanto medicinali non erano ma che sicuramente permettevano di rendere gradevole<br />
anche il più ignobile distillato.<br />
Non dobbiamo infatti dimenticare che il contadino distillatore utilizzava qualunque cosa fermentasse, dalle<br />
vinacce alla frutta, dai cereali al vino ormai non più buono da bere. E il risultato di tale fermentazione non<br />
sempre era all’altezza dei migliori prodotti provenienti dai monasteri. Certamente il contadino distillatore non<br />
scartava la “testa” e la “coda” e il risultato era un prodotto di alta gradazione, aspro da bere e che necessitava<br />
di essere addolcito. L’uso di frutta, soprattutto dolce, di miele, di erbe aromatiche divenne sempre più diffuso<br />
e così l’abitudine di aromatizzare le grappe ed i distillati permise di farle uscire dal ristretto ambito medico,<br />
per trasformarli in prodotti di largo consumo. Le erbe utilizzate non erano sempre le stesse ma dipendevano<br />
dalla latitudine del luogo dove viveva il distillatore, dall’altitudine e dalla stagione di preparazione.<br />
Oggi l’arte della infusione di erbe e piante medicinali, officinali e aromatiche ha raggiunto livelli di eccellenza,<br />
anche perché la materia prima di partenza è ormai di assoluto valore e non è più necessario mascherare il sapore<br />
del distillato base. Dal punto di vista produttivo l’aromatizzazione può essere ottenuta in quattro modi.<br />
Il primo è per infusione, cioè quando l’erba viene inserita direttamente nel distillato. È il caso, questo delle<br />
varie grappe aromatizzate, alla ruta, alla genziana, all’asperula. Il secondo metodo è la aromatizzazione dei<br />
vapori alcolici. Questo sistema viene utilizzato in alternativa al primo e la differenza principale è che il distillato<br />
non contiene fisicamente l’erba o la radice ma solo la sua essenza. Il terzo metodo è la macerazione<br />
direttamente in bottiglia. Simile al primo metodo con la differenza che l’erba viene inserita direttamente nella<br />
bottiglie riempita con il distillato. È il metodo comunemente utilizzato nella produzione casalinga di grappa<br />
aromatizzata. Infine, l’ultimo metodo è quello delle preparazioni idroalcoliche macerate, decotte o infuse<br />
e addizionate al distillato. Si tratta di una tecnica complessa in cui sono maestri soprattutto i tedeschi, gli<br />
austriaci e gli italiani.<br />
Per concludere, qualunque sia il distillato che vi piace e l’aromatizzazione che preferite, ricordate: scegliete<br />
sempre un prodotto di alta qualità, evitate le bottiglie di costo troppo basso che spesso contengono prodotti<br />
qualitativamente altrettanto bassi ma, soprattutto, bevete con moderazione!<br />
Mauro Pasquali