G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, Suppl COMUNICAZIONI ORALI E POSTER SUL MONITORAGGIO BIOLOGICO www.gimle.fsm.it 59 Figura 1. Decorso delle concentrazioni di NO esalato e FEV 1 dopo esposizione ad isocianati Ri<strong>sul</strong>tati Dei 10 soggetti studiati, 5 sono ri<strong>sul</strong>tati positivi al test di stimolazione bronchiale specifico, di cui 2 a TDI, 2 ad MDI ed 1 a HDI. I 5 soggetti negativi al test sono stati esposti ad HDI (n.=3), TDI (n.=1) ed MDI (n.=1). Tutti i soggetti positivi hanno presentato una reazione di tipo ritardato; in un caso è stata osservata anche una reazione di tipo immediato. Il massimo decremento di FEV 1 è stato osservato tra la 5° e 6° ora dopo esposizione ad isocianato, mentre alla 24° ora i valori erano tornati pressoché a norma. (Figura 1B). Nel giorno di controllo il coefficiente di variazione dell’NO esalato era del 10±5,4%. Nei soggetti negativi al test di stimolazione bronchiale specifico non si è osservata alcuna variazione significativa della concentrazione di NO esalato, mentre nei soggetti positivi si è osservato un marcato incremento alla 24° ora (p
COMUNICAZIONI ORALI E POSTER SUL MONITORAGGIO BIOLOGICO G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, Suppl 60 www.gimle.fsm.it R. Foddis 1 , A.Vivaldi 1 , R. Buselli 1 , V. Gattini 1 , G. Guglielmi 1 , F. Cosentino 1 , F. Ottenga 1 , E. Ciancia 2 , R. Libener 3 ,R. Filiberti 4 , M. Neri 4 , P.G. Betta 3 , M. Tognon 6 , L. Mutti 5 , R. Puntoni 4 , A. Cristaudo 1 Ricerca di anticorpi anti-SV40 come marker di infezione nello screening di fattori di rischio aggiuntivi in soggetti ex-esposti ad amianto 1 Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo, Ortopedia e Traumatologia, Medicina del Lavoro, Università di Pisa 2 Unità Operativa Anatomia Patologica, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana 3 Unità Operativa Anatomia Patologica, Azienda Sanitaria Ospedaliera, Alessandria 4 Istituto Nazionale Ricerca <strong>sul</strong> Cancro, Unità Operativa di Epidemiologia Ambientale, Genova 5 Ospedale S.Pietro e Paolo, ASL 11 Borgosesia e Fondazione Maugeri, Pavia 6 Dipartimento di Morfologia e Embriologia, Sezione di Istologia e Embriologia, Università di Ferrara RIASSUNTO. Ad oggi tra gli ipotizzati cofattori dell’amiato nella patogenesi del mesotelioma maligno (MM) il più accreditato, <strong>sul</strong>la base di dati di biologia molecolare, è il Simian Virus 40 (SV40). Lo scopo del presente studio era quello di valutare la prevalenza e la affidabilità del dosaggio di anticorpi anti-SV40 come marker di infezione con finalità preventive. Solo 1 paziente con MM (2,7%) ed 1 lavoratore sano con pregressa esposizione ad amianto (1,3%) sono ri<strong>sul</strong>tati positivi alla ricerca di anticorpi anti-SV40. Nessuno dei 71 pazienti con patologie non neoplastiche inclusi nello studio era positivo per gli anticorpi. Parole chiave: SV40, asbesto, mesotelioma maligno. ABSTRACT. ANTI-SV40 ANTIBODIES AS INFECTION MARKERS FOR ASSESSING ADDITIONAL RISK FACTORS IN WORKERS PREVIOUSLY EXPOSED TO ASBESTOS. Although the prevalence of asbestos exposure among malignant mesothelioma (MM) patients is very high, only a relatively small percentage of workers previously exposed to asbestos develop a MM. This observation suggests that some tumoral agents may act as a co-factor together with asbestos in MM pathogenesis. To date, among the hypothesized cofactors, the Simian Virus 40 (SV40) is one of the most widely investigated and is supported by biomolecular findings. The aim of this study was to evaluate the incidence and feasibility of Anti-SV40 Antibodies as an infection marker with preventive application. We found that only 1 MM patient out of 44 (2.7%) and 1 out of 75 workers previosly exposed to asbestos (1.3%) were positive for the detection of Anti- SV40 antibodies. None of the 71 patients with non-neoplastic diseases were positive. Key words: SV40, asbestos, malignant mesothelioma. Introduzione La discrepanza tra l’elevata prevalenza di anamnesi lavorativa positiva per esposizione ad amianto tra i pazienti con mesotelioma maligno della pleura (MM) e la relativamente bassa incidenza di MM nella popolazione degli ex esposti suggerisce l’esistenza di un ruolo cofattoriale di altri agenti cancerogeni con attività additiva, sinergica od eventualmente moltiplicativa. Tra gli ipotetici cofattori, uno dei più accreditati negli ultimi dieci anni è il Simian Virus 40 (SV40). Una mole impressionante di dati di laboratorio (1-5) supporta l’ipotesi di un’attività cancerogenetica del virus nella specie umana. Dal punto di vista epidemiologico, invece, non ci sono ad oggi dati univoci. A fronte di studi longitudinali o storici retrospettivi che non hanno fornito evidenze di associazioni significative con la patologia tumorale, alcuni autori hanno rilevato un incremento di mortalità per alcuni dei tumori compreso il MM (6) per cui l’SV40 è responsabile in esperimenti con animali. Un recente studio caso-controllo condotto dal nostro gruppo di ricerca ha permesso, per la prima volta, di calcolare una stima del rischio relativo alla combinazione SV40/amianto che ri<strong>sul</strong>terebbe più alta anche della somma della stima calcolata per i due singoli fattori separatamente. Il presente studio si poneva l’obiettivo di effettuare una titolazione nel siero di anticorpi anti-SV40 (Ab Anti-SV40) al fine di verificare che questi ultimi potessero costituire un fattore predittivo utilizzabile a scopo preventivo nello screening di popolazioni di lavoratori ex esposti ad amianto. Materiali e metodi Sono stati stoccati a -80°C campioni di siero derivanti da soggetti con diagnosi di MM, di malattia polmonare non neoplastica (BPCO, silicosi, asbestosi, etc.) e da soggetti con pregressa esposizione professionale ad amianto, nonché da soggetti sani o comunque privi di patologie polmonari (donatori di sangue, pazienti oculistici od ortopedici non oncologici). In un laboratorio statunitense (Dipartimento di Microbiologia e Virologia Molecolare, Baylor College of Medicine di Houston, TX) sono stati titolati i livelli sierici di anticorpi contro una oncoproteina virale, chiamata Large T Antigen (LTAg). È stata utilizzata la tecnica dell’immuno-fluorescenza indiretta (IFI). Ri<strong>sul</strong>tati Nel gruppo dei soggetti con patologie polmonari, oculari od ortopediche non neoplastiche non si è riscontrata positività alcuna per anticorpi anti-SV40. Un solo paziente tra i 44 affetti da MM (2,3%), così come un solo soggetto su 75 lavoratori ex-esposti ad amianto (1,3%) presentavano Ab anti-SV40 titolabili nel siero. I due campioni positivi appartenenti ad un paziente affetto da MM ed ad lavoratore ex esposto ad amianto, si caratterizzavano per una titolazione di 1:50 e di 1:10, rispettivamente. Discussione L’insieme dei dati di biologia molecolare accumulati nell’ultimo decennio, confermati dai ri<strong>sul</strong>tati di un recente studio casocontrollo di epidemiologia biomolecolare condotto dal nostro gruppo di ricerca che ha evidenziato un’interazione più che additiva tra i due fattori, rendono sempre più credibile il ruolo dell’- SV40 come cofattore dell’amianto nella patogenesi del MM. Sulla base di questo convincimento, la scoperta di un marker attendibile di infezione da SV40 potrebbe costituire un elemento di screening in grado di delineare subpopolazioni di soggetti ex esposti ad amianto a più alto rischio (7). Il primo obiettivo di questo studio, quindi, era quello di verificare che la ricerca di anticorpi anti-SV40 (LTAg), con la metodica dell’IFI, potesse essere un buon “indicatore di infezione virale”. Fino ad oggi non erano disponibili dati di letteratura significativi <strong>sul</strong>la distribuzione di sieropositività all’SV40 in popolazioni normali o di soggetti con MM (8), né erano disponibili dati <strong>sul</strong>la durata media della sieropositività a seguito di una prima infezione. La prevalenza osservata nei pazienti con MM (1 caso/44, 2,27%) ci fa ipotizzare che