Comunicazioni orali e Poster sul Monitoraggio biologico - Giornale ...
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G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, Suppl COMUNICAZIONI ORALI E POSTER SUL MONITORAGGIO BIOLOGICO<br />
www.gimle.fsm.it 75<br />
R Lucchini, E. Albini, L. Benedetti, L. Alessio<br />
La tossicologia neurocomportamentale nello studio dei meccanismi<br />
d’azione e nella definizione dei valori limite di sostanze neurotossiche:<br />
attuali problematiche<br />
Cattedra di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Brescia<br />
RIASSUNTO. I metodi di valutazione della tossicologia neuro-comportamentale<br />
sono utilizzati in maniera crescente nella ricerca sugli effetti<br />
da esposizione ad agenti neurotossici, sia in campo occupazionale che<br />
più estesamente extra-professionale e, più recentemente, anche pediatrico.<br />
I ri<strong>sul</strong>tati di questi studi vengono sempre più impiegati nella individuazione<br />
dei valori limite di esposizione. Scopo di questa presentazione<br />
è quello di illustrare le tendenze attuali accanto alle problematiche emergenti,<br />
per le quali è necessario prospettare soluzioni finalizzate all’affinamento<br />
ed allo sviluppo di questa disciplina.<br />
Parole chiave: neurotossicologia, metodi neurocomportamentali,<br />
valutazione del rischio, limiti di esposizione.<br />
ABSTRACT. ROLE OF NEUROBEHAVIOURAL TOXICOLOGY IN THE<br />
STUDY OF MECHANISMS OF ACTION AND FOR SETTING THRESHOLD LIMITS<br />
FOR NEUROTOXIC AGENTS: THE STATE OF THE ART. Neurobehavioral<br />
methods are increasingly used in research to evaluate the effects derived<br />
from exposure to neurotoxic agents in occupational settings, in the<br />
community and in children. Re<strong>sul</strong>ts from these studies are being used<br />
for risk assessment procedures by regulatory agencies. The aim of this<br />
presentation is to illustrate the current trends and future challenges that<br />
have to be addressed in order to facilitate the future development of this<br />
discipline.<br />
Key words: neurotoxicology, neurobehavioral methods, occupational<br />
risk assessment.<br />
Introduzione<br />
Le prime valutazioni neurocomportamentali vennero utilizzate<br />
su lavoratori affetti da intossicazioni da solfuro di carbonio<br />
(1), applicando test che la neuropsicologia tradizionale<br />
aveva sviluppato per la diagnostica clinica dei danni cerebrali.<br />
Con la progressiva riduzione dei livelli di esposizione occupazionale<br />
a neurotossici, ed il graduale aumento dei livelli di<br />
esposizione negli ambienti di vita, divenne necessario affinare<br />
gli strumenti di valutazione, aumentando la loro sensibilità e<br />
diminuendo, parallelamente, il grado di specificità. L’evoluzione<br />
delle metodiche ebbe un notevole impulso grazie all’automazione,<br />
che offrì la possibilità di sviluppare nuove tecniche<br />
di misurazione e di applicarle in casistiche più estese. Un notevole<br />
contributo venne fornito dalla Clinica del Lavoro di Milano<br />
nell’allestimento di strumenti di valutazione che sono stati<br />
impiegati in questi anni a livello internazionale (2, 3). In<br />
questo studio viene presentata una analisi della letteratura e<br />
delle problematiche emergenti per lo sviluppo futuro di questa<br />
disciplina.<br />
Metodi<br />
È stata condotta una analisi della letteratura sia per mezzo<br />
delle citazioni bibliografiche recensite su MEDLINE con i sistemi<br />
OVID e PUBMED, che con<strong>sul</strong>tando gli atti di congressi<br />
specifici, fra cui i simposi internazionali organizzati triennalmente<br />
dal Comitato Scientifico dell’International Commission<br />
on Occupational Health (ICOH) su “Neurotoxicology and Psychophysiology”.<br />
Ri<strong>sul</strong>tati<br />
Il numero di pubblicazioni scientifiche riguardanti gli effetti<br />
neurocomportamentali dovuti alla esposizione occupazionale,<br />
ambientale ed a farmaci ha subito un notevole incremento (da 1<br />
articolo pubblicato nel 1975 a circa 180 articoli pubblicati annualmente<br />
negli ultimi 4 anni). Il numero totale di lavori identificati<br />
è 2371, di cui 56% in studi <strong>sul</strong>l’uomo e 44% in studi su animali<br />
da esperimento. Gli agenti neurotossici più frequentemente<br />
studiati sono stati, fino agli anni ’80, i solventi,, mentre i metalli<br />
ed i pesticidi ri<strong>sul</strong>tano più indagati negli anni successivi. Gli argomenti<br />
trattati possono essere raggruppati in due aspetti principali:<br />
l’identificazione di proprietà neurotossiche in precedenza<br />
non conosciute nell’ambito di agenti presenti negli ambienti di<br />
vita e di lavoro, e lo studio dei meccanismi d’azione di neurotossici<br />
noti. Nella maggior parte dei casi vengono impiegati studi<br />
trasversali, più raramente longitudinali.<br />
I ri<strong>sul</strong>tati di studi neurocomportamentali sono utilizzati da<br />
numerose istituzioni preposte alla identificazione dei valori limite.<br />
Su 588 sostanze chimiche contenute nella lista dei TLV dell’ACGIH<br />
nel 1984, 167 (pari al 28%) erano basati su effetti neurologici<br />
e neurocomportamentali (4). In un progetto di aggiornamento<br />
dei valori limite occupazionali condotto nel 1989 dall’O-<br />
SHA, 172 sostanze su 428 (pari a circa il 40%) sono state identificate<br />
<strong>sul</strong>la base di effetti neurologici e neurocomportamentali<br />
(5). L’analisi del Integrated Risk Information System (IRIS) dell’EPA<br />
condotta nel 1994, evidenziò che circa il 20% degli standard<br />
erano basati su effetti neurologici e neurocomportamentali.<br />
Le percentuali sopra riportate concordano con una stima fornita<br />
dall’Office of Technology Assessment (6) statunitense secondo la<br />
quale il 28% circa delle sostanze chimiche è dotato di proprietà<br />
neurotossiche. I dati neurocomportamentali sono stati utilizzati<br />
per l’identificazione dei valori limite delle più importanti e diffuse<br />
sostanze chimiche fra le quali piombo, mercurio, manganese e<br />
alluminio per i metalli, stirene, toluene, e xilene per i solventi, il<br />
protossido d’azoto per i gas anestetici. Due congressi internazionali<br />
sono stati organizzati nell’intento di promuovere una più<br />
stretta collaborazione fra ricercatori ed esperti di risk assessment.<br />
Il meeting “Risk Assessment for Neurobehavioral Toxicity” venne<br />
organizzato nel 1994 a Rochester, USA, dallo Scientific<br />
Group on the Methodologies for the Safety Evaluation of Chemicals<br />
(SGOMSEC) (7). Due anni dopo, la HSE sponsorizzò il<br />
workshop “The Role of Human Neurobehavioral Tests in Regulatory<br />
Activity on Chemicals” ad Egham, Surrey, GB. In entrambi<br />
i meeting venne espressa la necessità di stabilire criteri per il<br />
riconoscimento della validità degli studi neurocomportamentali.<br />
Venne inoltre accettato il concetto secondo il quale gli effetti neurocomportamentali<br />
per i quali si dimostra una relazione con la<br />
dose di esposizione possono essere considerati “avversi” e pertanto<br />
utilizzabili per la definizione degli standard (5).<br />
L’analisi della letteratura ha inoltre permesso di evidenziare<br />
le problematiche emergenti. Esse comprendono tre aree principali:<br />
a) aspetti tecnici relativi alla rapida evoluzione dei supporti<br />
informatici, che non consente un adeguamento efficace delle bat-