Comunicazioni orali e Poster sul Monitoraggio biologico - Giornale ...
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G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, Suppl COMUNICAZIONI ORALI E POSTER SUL MONITORAGGIO BIOLOGICO<br />
www.gimle.fsm.it 69<br />
presentato dalla messa a punto di biosensori per la determinazione<br />
diretta di agenti biologici nell’aria ambiente.<br />
Biosensori per la determinazione di agenti biologici<br />
Per biosensore si intende un dispositivo analitico costituito da<br />
un elemento sensibile di natura biologica (sensore) accoppiato ad<br />
un trasduttore di segnale. Il sensore può essere rappresentato da<br />
un enzima che catalizza una specifica reazione che coinvolge la<br />
molecola dell’analita, da un anticorpo che lega in modo specifico<br />
la molecola dell’analita, da cellule batteriche in grado di utilizzare<br />
l’analita come substrato, da sequenze oligonucleotidiche in grado<br />
di legare sequenze complementari o di subire modificazioni<br />
chimiche a contatto con alcune classi di analiti (genotossici), etc.<br />
Il trasduttore è interfacciato direttamente all’elemento sensibile<br />
ed è in grado di convertire il segnale biochimico di quest’ultimo<br />
in un segnale di tipo diverso, elettrico o ottico (elaborato e visualizzato<br />
su display o trasmesso a postazioni remote). I vantaggi potenziali<br />
connessi all’impiego di biosensori nelle determinazioni<br />
analitiche sono riassumibili in: 1) elevata specificità e sensibilità;<br />
2) rapidità di risposta; 3) eliminazione della fase di pretrattamento<br />
del campione; 4) possibilità di determinazione ripetute o, al limite,<br />
in continuo; 5) compattezza e portatilità del dispositivo; 6) possibilità<br />
di trasmissione dei dati a distanza on line; 7) costi ridotti.<br />
Numerose rassegne sono disponibili in letteratura <strong>sul</strong>lo stato<br />
dell’arte o sugli sviluppi di ricerca per quanto riguarda specifici<br />
ambiti di impiego (fondamentalmente clinico, del controllo alimentare<br />
e della ricerca di inquinanti nelle acque e dei suoli) o categorie<br />
di biosensori (4, 5). Relativamente a biosensori per rilevare<br />
microrganismi, virus e agenti biologici in generale l’ambito<br />
che ha ricevuto maggior impulso è quello legato alla sicurezza<br />
alimentare, in relazione all’identificazione di contaminazioni microbiche<br />
di alimenti come latte e carni da parte di specie quali E.<br />
coli e Salmonella. Anche le acque reflue (controllo ambientale) e<br />
i fluidi biologici (diagnostica clinica) sono sempre più oggetto di<br />
ricerca in relazione alla messa a punto di biosensori per l’identificazione<br />
e la quantificazione di agenti biologici (6).<br />
I biosensori per agenti biologici allestiti fino ad ora sono riconducibili<br />
a due fondamentali classi: ad anticorpi e ad acidi nucleici.<br />
In relazione ai primi si dispone dell’esperienza più consolidata.<br />
Anticorpi specifici nei confronti di antigeni di superficie<br />
(proteine batteriche e/o virali) sono immobilizzati su supporto e<br />
accoppiati ad un sistema di trasduzione. Le prestazioni, soprattutto<br />
in termini di sensibilità, di intervallo dinamico e di rigenerazione<br />
dell’elemento sensibile sono molto variabili, in relazione<br />
alla natura del complesso antigene-anticorpo, al sistema di trasduzione<br />
e alla matrice di indagine. In alcuni casi sono confrontabili<br />
con quelle di metodi ormai consolidati (es. saggio ELISA)<br />
o addirittura superiori (7). Attualmente la messa a punto di sensori<br />
capaci di operare in aria è ostacolata dalla necessità della<br />
presenza di una matrice liquida a livello della quale possa avvenire<br />
il legame antigene-anticorpo.<br />
I biosensori ad acidi nucleici hanno una struttura di base costituita<br />
da sequenze oligonucleotidiche a singolo filamento immobilizzate<br />
su supporto (che può fungere o meno da trasduttore). Il legame<br />
a dette sequenze di sequenze complementari o di parti di sequenze<br />
complementari (sequenze target) determina una modificazione<br />
(aumento di massa, variazione di potenziale, variazione della<br />
frequenza basale di oscillazione) che può essere trasdotta in segnale<br />
elettrico o ottico. Le problematiche operative connesse alla<br />
preparazione di sensori ad acidi nucleici (genosensori) sono state<br />
recentemente prese in rassegna (8). La sequenza complementare da<br />
rilevare è costituita nella maggior parte dei casi dalla sequenza di<br />
un gene caratteristico di una determinata specie o ceppo microbico<br />
o da una sequenza di DNA virale. Di solito il sensore è accoppiato<br />
con un elettrodo, ma sono stati realizzati sensori a DNA abbinati a<br />
sistemi di trasduzione diversi. I biosensori ad acidi nucleici hanno<br />
il vantaggio di un’elevatissima specificità e richiedono tempi ridotti.<br />
Possono però presentare problemi per quanto riguarda la rigenerazione<br />
dell’elemento sensibile: è infatti necessario dissociare<br />
l’ibrido formatosi tra la sequenza bersaglio e la sequenza sensing.<br />
Idealmente la sensibilità di questi dispositivi consente di rilevare la<br />
presenza di una singola sequenza target presente nella matrice liquida.<br />
La sequenza bersaglio deve però trovarsi libera nel mezzo:<br />
ciò implica di solito la necessità di una fase di estrazione degli acidi<br />
nucleici dalle cellule batteriche o dalle particelle virali. L’estrazione<br />
potrebbe non essere necessaria se nel mezzo è presente acido<br />
nucleico libero derivato da morte e sfaldamento di alcuni dei<br />
corpi cellulari batterici o da disgregazione di particelle virali. In secondo<br />
luogo, per la maggior parte dei sistemi realizzati finora è in<br />
pratica necessaria una fase di amplificazione preanalitica della sequenza<br />
bersaglio eventualmente presente tramite PCR. Infine la sequenza<br />
bersaglio deve essere a singolo filamento, allo scopo di permettere<br />
l’ibridazione con la sequenza sensing: ciò implica una fase<br />
di denaturazione post-amplificazione.<br />
Conclusioni<br />
Il panorama tracciato è in rapida evoluzione. La miniaturizzazione<br />
dei dispositivi e l’ottimizzazione delle fasi di realizzazione<br />
e montaggio della componentistica stanno portando anche<br />
ad una progressiva contrazione dei costi. Nell’insieme i sensori a<br />
DNA per agenti biologici realizzati assicurano per ora un importante<br />
vantaggio: l’eliminazione della corsa elettroforetica degli<br />
amplificati e della successiva identificazione delle bande, con sostanziale<br />
riduzione dei tempi di analisi e della dotazione strumentale<br />
necessaria.<br />
Un ambito gravido di rapidi sviluppi è rappresentato dalla<br />
realizzazione di sensori multisequenza tramite l’allestimento di<br />
DNA arrays, in grado di rilevare simultaneamente più sequenze<br />
di acido nucleico e quindi potenzialmente più di un agente <strong>biologico</strong><br />
in contemporanea. L’altro ambito (di difficile percorso ma<br />
fortemente innovativo) è dato dall’allestimento di sensori a DNA<br />
per la determinazione di sequenze di acido nucleico libere in aria,<br />
indispensabile <strong>sul</strong>la base dell’insieme delle considerazioni fin qui<br />
formulate per il monitoraggio di agenti microbici, inclusi quelli<br />
responsabili di infezioni nosocomiali. Dai dati emersi fino ad oggi<br />
per entrambe le categorie di biosensori (ad acido nucleico o ad<br />
anticorpi) si evidenziano in ogni caso prospettive interessanti a<br />
fronte delle criticità riscontrate.<br />
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