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La rassegna stampa di Oblique | marzo 2016<br />

fantascienza e fantasy, era come se ogni grande<br />

convention letteraria non potesse fare a meno di un<br />

dibattito sulla “morte della fantascienza”, in cui autori<br />

ed esperti avrebbero denunciato le tendenze che<br />

stavano distruggendo il genere». Ma poi conclude:<br />

«In realtà, il processo di scrittura di All the Birds in<br />

the Sky [il suo romanzo d’esordio, nda] mi ha lasciato<br />

la convinzione che la fantascienza ha più che mai<br />

qualcosa da dire sul presente, e sul futuro. E sono<br />

fiduciosa sulla fantascienza in parte per le stesse ragioni<br />

che quelle tavole rotonde nei primi anni 2000<br />

additavano come cause di decesso».<br />

Gli anni 2000 e la narrativa sci-fi<br />

Per capire come se la passa la fantascienza negli anni<br />

2000, occorre tornare a quello che il genere è diventato<br />

dopo la movimentata stagione cyberpunk. Negli<br />

anni Novanta la corrente del decennio precedente<br />

si è aperta un varco sotterraneo e dal sottosuolo<br />

ha continuato ad alimentare il cosiddetto postcyberpunk:<br />

le ambizioni si moltiplicano, i filoni divergono<br />

e sempre più autori si fanno carico di portare avanti<br />

un discorso che dialoga con il canone storico del genere.<br />

È il momento di scrittori britannici come Iain<br />

M. Banks, Ken MacLeod, Ian McDonald, Stephen<br />

Baxter, Nicola Griffith; oppure l’australiano Greg<br />

Egan, i francesi Jean-Claude Dunyach e Ayerdhal, i<br />

canadesi Robert J. Sawyer e Peter Watts; e infine gli<br />

statunitensi Vernor Vinge, Neal Stephenson, Walter<br />

Jon Williams, Kathleen Ann Goonan… È una<br />

situazione magmatica che si protrarrà oltre il giro<br />

di boa del millennio, con nomi provenienti da ogni<br />

angolo del mondo.<br />

Nelle parole del critico ed esperto Salvatore Proietti,<br />

la varietà di filoni oggi coltivati e la conseguente<br />

difficoltà a isolare una singola tendenza dominante<br />

possono essere lette come «il segno che la SF è<br />

diventata un campo vero e proprio, in cui nessuna<br />

semplificazione o generalizzazione è più lecita, che<br />

bisogna apprendere e conoscere nei suoi termini<br />

(come i lettori hanno sempre saputo)». Va comunque<br />

ribadito come la fantascienza sia per sua natura<br />

un genere sfuggente, camaleontico, mutante. Una<br />

caratteristica sottolineata anche dalla sua propensione<br />

all’ibridazione con altri generi: il poliziesco,<br />

la spy story, l’horror o anche il romance. Capita così<br />

ancora oggi di imbattersi nella SF anche dove meno<br />

ce lo aspettiamo.<br />

Titoli ascrivibili al genere continuano ad arricchire<br />

le bibliografie di nomi di prima grandezza del panorama<br />

letterario internazionale: restando agli anni<br />

2000, pensiamo a quella detective story di ambientazione<br />

ucronica che è Il sindacato dei poliziotti yiddish<br />

di Michael Chabon, all’inquietante storia alternativa<br />

proposta da Philip Roth in Il complotto contro<br />

l’America, alla dimensione intimista e malinconica di<br />

La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey<br />

Niffenegger, oppure al Chuck Palahniuk di Rabbia.<br />

Una biografia orale di Buster Casey che incrocia, tra<br />

paradossi e ambiguità, elementi derivati dal cyberpunk,<br />

dall’horror e dalla distopia per ricostruire la<br />

storia del nemico pubblico numero uno del governo<br />

americano, un ribelle situazionista con la presunta<br />

facoltà di viaggiare nel tempo.<br />

Parallelamente, all’interno del settore, si moltiplicano<br />

le variazioni sui temi classici della distopia, del<br />

«Credo che la fantascienza abbia ancora davanti a sé i suoi giorni migliori.<br />

Se c’è qualcosa che questo genere mi ha insegnato, è l’ottimismo per l’ingegno<br />

umano – in aggiunta alla convinzione che l’imprevisto è proprio dietro l’angolo.»<br />

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