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diOblique

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unidirezionale che va solo verso l’estinzione. La linearità<br />

dell’itinerario è la colonna d’Ercole della conoscenza.<br />

Se l’agito mi addentro in zone rischiose.<br />

C’è tanta materia ignota con la quale non abbiamo<br />

rapporto, e la fisica moderna lo dimostra.<br />

La creatività partecipa all’inconoscibile?<br />

Certo. Per questa ragione gli antichi inventarono<br />

la Musa, modo ingenuo per significare il tramite<br />

con qualcosa che ci supera. Scrivendo io entro in un<br />

meccanismo di moltiplicazione delle conoscenze.<br />

La prospettiva sa di mistico.<br />

I padri della Chiesa, tutti maschi, sostenevano di<br />

avvicinare Dio grazie alla dottrina. Le mistiche,<br />

tutte donne, accedevano a Dio direttamente, non<br />

potendo disporre di quel canale. Hanno attraversato<br />

lo stesso processo artisti quali Van Gogh o<br />

Jack London o l’ultimo della fila che abbia attinto<br />

a Dio. Parola che non temo, pur non essendo un<br />

credente.<br />

A Mantova, da adolescente, lei è stato un seminarista.<br />

All’epoca si mandava un figlio in seminario affinché<br />

studiasse senza pagare una retta.<br />

I suoi avevano difficoltà?<br />

Non so. Penso che nella mia famiglia fosse accaduto<br />

qualcosa di enorme. Perciò sono stato messo altrove.<br />

Qui mi fermo. Ci sono cose irraccontabili. Tornato<br />

a casa ho fatto il liceo con risultati disastrosi.<br />

Ho frequentato una scuola di recupero per somari e<br />

non mi sono iscritto all’università. Per un decennio<br />

mi sono gettato in una battaglia politica di estrema<br />

sinistra. Intanto giravo l’Italia facendo l’operaio, il<br />

facchino, il portiere. Poi mi sono fermato e ho preso<br />

a scrivere.<br />

Da dove è scaturita l’ispirazione?<br />

Prima dei vent’anni scrivevo poesie. Dopo ho rinnegato<br />

tutto. Nella rigidità ideologica consideravo<br />

debolezze quei versi. Ma nei miei trent’anni la letteratura<br />

fu il filo che mi riagganciò all’esistenza. Ero<br />

rotto, bruciato. La mia compagna mi consentì di<br />

andare avanti dandomi un piatto di minestra. Non<br />

ce l’avrei fatta né a livello materiale né nervoso.<br />

Siete ancora insieme?<br />

Sì. Nella vita ho sbagliato tante cose ma non quella<br />

roba lì.<br />

Il poliziotto D’Arco, in L’addio, irrompe come un giustiziere<br />

nella città dei vivi, dove lo uccisero, per arginare<br />

una strage di bambini: l’infanzia profanata domina<br />

il suo racconto.<br />

Cosa c’è di più odioso del male inferto a persone<br />

appena nate? L’addio è un libro sul male che vuol<br />

prendere di petto. E al centro ci sono i bambini. La<br />

violenza non si manifesta solo nelle forme abiette<br />

di schiavismi e violazioni, ma in un’organizzazione<br />

che ignora il bisogno di continuità della specie. Il<br />

pianeta divora risorse e nessuno pare accorgersi della<br />

mostruosità in corso.<br />

Nel mare di cattiveria e disperazione che lo circonda,<br />

D’Arco ha momenti di pietas nel rapporto col bambino<br />

muto che gli fa da guida.<br />

D’Arco è l’eroe possibile. Non combatte per una ricompensa,<br />

ma perché deve farlo. Lo spinge una motivazione<br />

senza premio. Il suo operato ha più valore.<br />

Per molti anni lei ha subito rigetti. Adesso i suoi seguaci,<br />

spesso giovanissimi, invadono la rete. La Sorbona le<br />

ha dedicato un convegno e i suoi libri vengono tradotti<br />

all’estero. E ora c’è la candidatura allo Strega. Come reagisce<br />

al cambio di marcia?<br />

Penso di piacere ai giovani perché in loro realtà e<br />

immaginazione sono una cosa sola. Spero che non<br />

si arrendano e non accettino il nostro modo di vivere<br />

ottuso e rapace su questo piccolo pianeta perso<br />

fra le galassie. Il mio lavorare nella sepoltura mi ha<br />

marchiato. Fu la scena primaria. Laggiù desideravo<br />

un dialogo. Affiorando per cercare fusione e trascendenza<br />

col lettore, ho trovato un’idea morta di<br />

scrittura e tanta opacità. Oggi sono convinto che i<br />

rigetti pluriennali siano stati un dono e una fortuna.<br />

Crescere sottoterra mi ha permesso di restare vicino<br />

a me stesso e di coltivare un’immensa libertà.<br />

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