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La rassegna stampa di Oblique | marzo 2016<br />

Pensa che non abbia mai avuto la tentazione di uscire<br />

allo scoperto, negli anni?<br />

Ah, credo di sì. In questi anni ci sono arrivate offerte<br />

incredibili perché si mostrasse. Ma lei ha sempre<br />

fatto una considerazione ammirevole: «Ho detto di<br />

no a tutti per trent’anni. Se dico di sì a questa persona<br />

adesso, tradisco tutti gli altri. E perché lo dovrei<br />

fare? Perché dovrei dire a quelle persone: voi eravate<br />

meno importanti di quest’altra? E perché dovrei dire<br />

a questa o quella persona: tu sei più importante di<br />

tutti quelli che l’avevano chiesto prima?».<br />

Quanto può influire sulla capacità di comprendere<br />

una storia il fatto di essere stranieri? Nella sua recensione<br />

sul «New York Times», Michiko Kakutani<br />

dice che Elena Greco fu «lucky enough to win a place<br />

at a decent school» (abbastanza fortunata da vincere<br />

un posto in un’università decente). Ma quell’università,<br />

in realtà, è la Normale di Pisa. Se persino la<br />

Kakutani è riuscita a perdersi un dettaglio così fondamentale<br />

solo perché non è italiana, quanto può perdersi<br />

un lettore «normale»?<br />

Diciamo che c’è una sorta di imperialismo culturale<br />

americano comune a tutti i lettori americani quando<br />

si avvicinano a una storia straniera. Ma la questione<br />

è più ampia: in Italia la Ferrante ha molto successo<br />

nella classe medio-alta, per esempio. Ma quante di<br />

quelle persone possono capire com’è crescere in un<br />

rione povero e violento di Napoli? Penso semplicemente<br />

che a un certo punto, con una scrittura come<br />

la sua, il lettore inizi a sentire che c’è qualcosa di più<br />

grande che pulsa sotto la superficie. E quella cosa<br />

cattura anche le vite più diverse. Del resto è a questo<br />

che serve la letteratura.<br />

Che cosa pensa del fatto che la Fandango stia per realizzare<br />

una serie tv sulla tetralogia?<br />

Sono entusiasta. So che la Ferrante è molto coinvolta<br />

nel progetto, che non succede nulla senza che lei<br />

venga consultata, e questo mi basta per sapere che<br />

sarà un prodotto di ottima qualità.<br />

Qui a Europa Editions come selezionate i manoscritti?<br />

Quanto conta la lettera di presentazione, quanto<br />

«Siamo andati incontro a un’idea<br />

ancora dormiente: portare in<br />

America libri di qualità che<br />

venissero da fuori.»<br />

la sinossi, e quanto leggete prima di dire: questa cosa è<br />

interessante?<br />

Io leggo tutto ciò che riceviamo. Inizio però subito<br />

dal manoscritto: non dalla lettera di presentazione,<br />

né dalla sinossi. Guardo il testo dell’email solo per<br />

assicurarmi che non si tratti di qualcosa che proprio<br />

non pubblichiamo, ma vado dritto alla storia. Leggo<br />

le prime 30 pagine e poi decido se andare avanti. Ci<br />

sono volte in cui capisco dalla seconda riga che quella<br />

cosa non funziona, ma do sempre, sempre, il beneficio<br />

del dubbio, e continuo fino a pagina 30. Mi<br />

sembra il minimo che posso fare: è una questione di<br />

rispetto per chi dall’altra parte si è impegnato a scrivere<br />

una storia. In genere però non cambio mai idea.<br />

Consigli a chi voglia fare lo scrittore?<br />

Solo uno: leggete molto. Se già leggete molto, leggete<br />

di più.<br />

Il fatto di scrivere lei stesso, e di essere anche traduttore,<br />

la aiuta nel suo lavoro qui?<br />

Lo scrivere non penso. Con la traduzione invece è<br />

diverso: lavoro con molti traduttori, quindi avere<br />

quell’esperienza aiuta.<br />

Il libro che non pubblicherebbe mai?<br />

Ah, la maggior parte! Si potrebbe fare a meno del<br />

60 percento dei libri in circolazione. Noi come<br />

Europa Editions siamo fortunati: possiamo pubblicare<br />

solo quelli che ci piacciono. Purtroppo la<br />

linea tra realismo e cinismo in editoria è sottile:<br />

un editore ovviamente deve chiedersi «questo libro<br />

venderà?», perché per continuare a fare il suo<br />

lavoro ha l’obbligo di essere realistico. Ma se legge<br />

un libro che detesta, e decide di pubblicarlo lo<br />

stesso solo perché pensa che venderà, ecco: quello<br />

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