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Un po’ come Dante. In «Tanto gentile e tanto onesta<br />
pare», «gentile» non vuol dire gentile, «onesta» non<br />
vuol dire onesta, e «pare» non vuol dire pare. Ma parlando<br />
di rimedi all’analfabetismo: cosa ne pensa dei<br />
riassunti?<br />
È un ottimo esercizio, è l’esercizio principe, perché<br />
verifica insieme sia la capacità di capire il testo che<br />
si legge, sia quella di individuarne le gerarchie, sia,<br />
infine, quella di abituare a un uso della lingue essenziale,<br />
senza allungare il brodo. Il riassunto funziona<br />
anche come arricchimento del lessico.<br />
I neologismi. C’è stata una fiammata «petalosa» per<br />
l’invenzione linguistica del piccolo Matteo di Copparo,<br />
che è rimbalzata sui social. L’invenzione di nuove<br />
parole sembra sempre più a carico della «lingua d’uso», e<br />
sempre meno merito degli autori letterari.<br />
Intanto le parole introdotte da un singolo individuo<br />
(quelle di cui possiamo riconoscere il cosiddetto<br />
«onomaturgo», vale a dire l’inventore) sono pochissime.<br />
«Inurbarsi» è una parola introdotta da Dante,<br />
ma appunto da Dante, non dall’ultimo venuto:<br />
i neologismi sono in maggior parte parole senza un<br />
padre. Detto questo, l’episodio di «petaloso» dimostra<br />
l’intelligenza della maestra. Che ha valorizzato<br />
l’errore creativo del bambino (del resto comunissimo:<br />
chiunque sia a contatto coi ragazzi sa bene che<br />
la loro creatività di parlanti è del tutto fisiologica) e<br />
ha coinvolto l’Accademia della Crusca.<br />
Accenno ai social. Basta una parola per scatenare ondate<br />
di entusiasmo (come nel caso «petaloso») o di terribile<br />
indignazione. Guerre tra i significanti che spesso nascondono<br />
il legame tra la parola e la cosa. È vero, come<br />
disse Umberto Eco facendo infuriare mezzo il mondo<br />
umbràtile degli utenti Facebook, che i social hanno dato<br />
la parola a legioni di imbecilli?<br />
[Ride, ndr] Riconosco la tipica impronta di Eco in<br />
questa affermazione. Il rischio naturalmente c’è.<br />
Ma c’è anche un aspetto positivo di socializzazione.<br />
Anche se dal punto di vista educativo il troppo<br />
tempo passato sui mezzi telematici è comunque un<br />
surrogato del contatto diretto. E soprattutto riduce<br />
in modo impressionante il tempo dedicato alla lettura<br />
e alla riflessione; quello in cui si costruisce la<br />
propria lingua e la propria identità. Ma sono rischi<br />
inevitabili.<br />
In queste settimane sta tenendo una serie di conferenze<br />
romane sulle «tre corone» (Dante, Petrarca, Boccaccio).<br />
Gli scrittori antichi sono un polveroso magazzino a cui<br />
l’ingresso è consentito solo a specialisti attrezzati, o una<br />
riserva di creatività di senso e lessico a disposizione di<br />
tutti i parlanti e gli scriventi?<br />
Sono certamente ancora attuali. E durante la mia<br />
prima lezione ho constatato che il pubblico era fatto<br />
di tanti ragazzi di scuola. Certamente è importante<br />
come si presentano i classici ma, attenzione, è ancora<br />
più importante non volerli attualizzare a tutti i costi.<br />
«Il problema è la perdita del lessico che non sia proprio<br />
quello corrente. Non sto parlando di parole rare e preziose.»<br />
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