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diOblique

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o quelle carezze che gli uomini, nella loro elementare<br />

mancanza di crudeltà, cercano dentro le pieghe<br />

dei letti in cui, da distesi, si credono animali. E solo<br />

perché, ad intermittenza, sono presi da un istinto,<br />

senza rischio, senza cani che mostrano inguini per<br />

il fruscio di una lepre nel sottobosco. Ma dalla loro<br />

mancanza di crudeltà, dal loro petto molle, un petto<br />

monco dei selvatici altopiani dai quali spiccano<br />

vertigini, non saprebbero spezzare con la freccia l’istante<br />

in cui lo slancio di un cerbiatto potrebbe tramutarsi<br />

in avvoltoio.<br />

Ora lo sanno i corvi come i cinghiali che fu una<br />

questione di rango quello che chiesi a mio padre<br />

Zeus.<br />

Devi sapere, perché voglio istruirti appena un po’<br />

prima di lasciarti al tuo destino, devi sapere che<br />

Zeus e mia madre, nella copulazione, si trasformarono<br />

in uccelli e che quando Latona mi partorì,<br />

nell’atto della spinta, riuscì ad espellere me soltanto.<br />

Ed io appena nata mi affrettai a riaprirle le pareti, mi<br />

rinfilai nel suo grembo seguendo il cordone animale<br />

e, in quell’antro, da un polso, mi ripresi Apollo, il<br />

mio luminosissimo gemello.<br />

Sappiamo tutti che fu una questione di rango. A tre<br />

anni, dico tre, sedermi sulle gambe dell’immenso padre<br />

mio con la schiena ferma, inflessibile, informarlo<br />

che volevo molti, molti nomi, uno per ogni mutazione<br />

che avrei avuto, che volevo un arco forgiato dai<br />

Ciclopi, venti figlie di fiume sarebbero bastate per i<br />

miei calzari ed i miei cani.<br />

E gli chiesi, senza trepidazione, di rimanere per<br />

sempre vergine: non usata da nessuno, non aperta<br />

né ferita, e di crescere libera dai sessi, ma dalla parte<br />

dei desideri selvaggi, dei salti, dei torrenti, della<br />

calma dei cuori gonfi come prugne, dei pericoli che<br />

così vitali parlano della possibilità di essere salvati<br />

da un’intensità superiore a quel pericolo.<br />

Così, nelle città, si dice di me che Diana è vergine<br />

perché è dura, una fibra di corde che dalle gambe<br />

sale fino all’incavo del braccio, che ha voluto l’inviolabilità<br />

perché è una pietra con un istinto animale.<br />

E chissà se sospettano che gli animali con me corrono<br />

lungo i bordi dell’ombra, gli animali non esitano<br />

e corrono dentro la vena che gonfia il collo delle<br />

foreste, una vena in cui ad un certo punto ti puoi<br />

fermare e lasciare il tuo corpo diabolico, sganciarti<br />

dal mito selvaggio ed essere solo un dio: nella figura<br />

dell’estremo movimento, un punto eterno.<br />

Ora capisci che non è tutto questione di bellezza o<br />

audacia, è proprio il rango, mentre gli uomini desiderano,<br />

parlano di selve che farebbero ridere il più<br />

malato dei conigli! Mentre io voglio essere violenta<br />

come chi deve essere violenta, senza trepidazione,<br />

violare e accettare di essere vista per un istante da<br />

te, Atteone.<br />

Accettare di essere vista per ucciderti.<br />

Cosa pensavi di fare vedendomi stanca dopo la<br />

caccia? Pensavi che come un demone dovessi solo<br />

togliermi la maschera? Che questo istinto selvatico<br />

fosse solo un muschio da staccare dal braccio e mostrarti<br />

la mia apparenza dolce di pudore, il mio vuoto<br />

di castità nella sua innocente solitudine d’amore?<br />

Qual è la natura della tua volontà di violazione?<br />

Il desiderio? L’amore?<br />

Atteone, i malvagi sono malvagi dagli inguini e dai<br />

cuori e non sanno conferire un nome al mio cuore<br />

di cervo! Perché la loro umanità senza selvatico è<br />

scomparsa. E usano parole spettro di lingue morte,<br />

senza alberi, senza la santa iena dal latte portentoso,<br />

e uniscono col seme quello che non sono in grado<br />

di tenere.<br />

Questi uomini mi adorano a rovescio e tu con loro.<br />

Così quando dal dentro del mio spazio pieno di vento<br />

sfreno animali, li fecondo, li rafforzo e dal mio<br />

petto li lancio fin dentro i fiumi, quello che vedono<br />

è ancora il mio petto, come se non ci fosse un continuo<br />

rovesciamento di mondi, un selvatico divino<br />

in cui io possa fermarmi e fare il bagno, detergermi<br />

dopo aver corso le spanne che dai palmi degli alberi<br />

misurano i venti e le strade dei licaoni.<br />

Nessun uomo è un territorio, Atteone. E tu ad esempio<br />

sei virile perché sei un corpo che spia e segue<br />

altri corpi perché quello che puoi fare è desiderare<br />

di penetrare.<br />

Forse, a volte, un bisogno di addomesticamento<br />

si infila tra i tuoi poteri e le tue paure di essere un<br />

corpo gettato in un ammasso di altre carni, ma vai a<br />

caccia di queste carni per la tua incapacità di riuscire<br />

ii

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