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Quale fu il primo libro che lesse in italiano?<br />
Le città invisibili di Italo Calvino.<br />
Quali sono le qualità che, a prescindere dalla nazionalità,<br />
dalla lingua, dai mezzi economici, fanno di un editore<br />
un buon editore?<br />
Credo che una casa editrice debba avere una forte<br />
identità. Proprio come la voce di un autore, anche<br />
una casa editrice deve avere una sua voce. In America<br />
si pubblicano all’incirca un milione di libri all’anno:<br />
un milione! È importante, quindi, che un lettore<br />
abbia fonti affidabili.<br />
Lei ha detto che il ruolo di un buon editore non è tanto<br />
quello di soddisfare una domanda, ma di saperla creare,<br />
o di incontrare una domanda dormiente che i lettori neanche<br />
sapevano di aver formulato. La miglior domanda<br />
che avete saputo creare con Europa Editions?<br />
La casa editrice stessa: quando abbiamo aperto tutti<br />
ci dicevano «siete pazzi, non funzionerà mai». Direi<br />
che ormai li abbiamo smentiti. Siamo andati incontro<br />
a un’idea ancora dormiente: portare in America<br />
libri di qualità che venissero da fuori. Pensando che<br />
se li avessimo tradotti bene, confezionati bene, e<br />
pubblicati bene, avremmo creato una domanda. Ed<br />
è andata proprio così.<br />
Ci racconta le cose che più l’hanno colpita, o emozionata,<br />
o divertita, da quando negli Usa è scoppiata la Ferrante<br />
Fever?<br />
Un’amica afroamericana lo scorso anno mi disse:<br />
«Mia nonna e tutte le sue amiche in Alabama sono<br />
state contagiate dalla Ferrante Fever!». È stato molto<br />
divertente e molto bello. E tra l’altro penso che<br />
in generale le minoranze e quei gruppi di persone<br />
«La Ferrante ha una straordinaria<br />
capacità di rigirare il coltello<br />
nella piaga.»<br />
che in qualche modo sono state vittime della storia<br />
americana siano il pubblico naturale di Elena Ferrante.<br />
Un’altra volta avevamo organizzato un evento<br />
alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York<br />
University con la sua traduttrice: Ann Goldstein.<br />
Ovviamente era un evento senza autore, e le persone<br />
lo sapevano. Eppure la sala era stracolma, c’era<br />
gente nell’atrio, in strada, sul marciapiede. Una cosa<br />
straordinaria. Gli eventi in generale mi emozionano<br />
sempre molto, perché appunto non c’è l’autrice ma<br />
la sensazione è quella che le persone vogliano solo<br />
stare insieme, unite da questi libri: sentire l’energia<br />
di quell’amore che hanno in comune. È una cosa<br />
quasi mistica.<br />
Elena Ferrante ha detto molte volte perché non vuole mostrarsi:<br />
perché pensa che un libro, una volta finito, non<br />
appartenga più al suo autore, che debba andare nel mondo.<br />
E non vuole apparire per poter essere libera di scrivere.<br />
Lei che cosa ne pensa? Davvero non ha alcun desiderio<br />
di godersi i frutti del suo lavoro? Nemmeno un po’ di sana<br />
vanità, o se non altro la voglia di essere celebrata?<br />
Io penso che lei si senta assolutamente celebrata. E<br />
anche che le ragioni del suo rifiuto siano cambiate<br />
nel corso degli anni: all’inizio credo che fosse un po’<br />
per timidezza e un po’ per la convinzione che questi<br />
libri dovessero avere una vita propria.<br />
Magari non voleva causare fastidi alla famiglia per via<br />
di ciò che scriveva?<br />
È una possibilità. Penso però che il non voler apparire,<br />
alla fine, le abbia permesso di scoprire uno spazio<br />
più ampio di libertà. E che questo spazio si sia trasformato<br />
in un’idea su ciò che la scrittura dovrebbe<br />
essere. Senza il coinvolgimento di quella che credo<br />
lei veda come una versione minore di sé stessa, o una<br />
differente versione di sé stessa. Ecco, immaginiamo<br />
che abbia una famiglia: di sicuro come madre, amica,<br />
sorella, non sarà una versione minore di sé stessa.<br />
Solo una versione diversa. Se si cerca l’autore nella<br />
persona, però, si vedrà che l’autore non è veramente<br />
lì. Credo che lei voglia dire questo: io sono nei miei<br />
libri. Sono molto più presente lì dentro di quanto<br />
potrei mai esserlo a un evento, su un palco.<br />
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