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La rassegna stampa di Oblique | marzo 2016<br />
sa qualcosa: e non prima; e, porco cane, non troppo<br />
dopo». Scartati dunque i nipotini di Manzoni,<br />
gli autori di romanzi storici come Marco Balzano,<br />
Giorgio Fontana e Marco Missiroli che raccontano<br />
in ritardo gli anni Cinquanta (il primo) o gli Ottanta<br />
(gli ultimi due), epoche di cui per motivi anagrafici<br />
hanno conoscenza solo libresca o cinematografica,<br />
insomma indiretta. Don Lisander ambientò il suo<br />
capolavoro nel Seicento per sfuggire alla censura austriaca:<br />
quale censura temevano scrittori tanto ortodossi<br />
da poter pubblicare con Sellerio e Feltrinelli?<br />
A proposito di conformismo. Galli della Loggia sul<br />
«Corriere della Sera» ha denunciato la «unilateralità<br />
del paese che pensa, che parla e scrive». Credo si<br />
riferisse all’appello dei 400 intellettuali a favore delle<br />
nozze di Sodoma, un episodio che può essere letto<br />
con la categoria girardiana del desiderio mimetico<br />
o ancor meglio con quella guareschiana dei cervelli<br />
all’ammasso. Scorrendo il lunghissimo elenco<br />
di prestigiose firme mi sono domandato: possibile<br />
che la pensino tutti allo stesso modo? Un dubbio<br />
non viene mai a nessuno? Nel fiume del «compunto<br />
perbenismo maggioritario» fra tante vecchie e stravecchie<br />
conoscenze ho pescato i sottoquarantenni<br />
Silvia Avallone, Elisa Fuksas, Chiara Gamberale<br />
(questa donna è ovunque) e Gianluigi Ricuperati. E<br />
li ho buttati al gatto, insieme ad alcuni non firmatari<br />
e però anch’essi trinariciuti come Paolo Giordano e<br />
Viola Di Grado e Antonella Lattanzi e Simona Baldanzi,<br />
perché di intellettuali dall’intelletto fungibile<br />
non so che farmene.<br />
Lo avevo detto che siamo messi male, che fra poco<br />
rimarranno da leggere solo i vecchioni e i morti.<br />
Sospendendo il giudizio su Alessandro D’Avenia<br />
(Palermo 1977), personaggio che stimo e tuttavia<br />
scrittore che non riesco a leggere perché sono nato<br />
vecchio e mai nemmeno per un giorno ho avuto l’età<br />
dei suoi protagonisti, gli oltretrentenni che hanno<br />
cominciato a mantenere qualche promessa si chiamano<br />
Mirko Volpi (Lodi 1977), che scrive un italiano<br />
ottimo e lombardeggiante, come da un Mirko<br />
non ti aspetteresti, e Vanni Santoni (Montevarchi<br />
1978), che scrive un italiano ottimo e toscaneggiante,<br />
proprio quello che ti aspetteresti da un Vanni.<br />
Rileggerei le loro pagine sulla pianura cremonese e<br />
su Firenze sicuro di trovarci piccole delizie sempre<br />
nuove. Mi aspetto qualcosa da Antonio Gurrado<br />
(Santeramo in Colle 1980), magari quando la smetterà<br />
di scrivere di partite (sono calciofobo), mentre<br />
non ho ancora capito se e quanto puntare su Diego<br />
Fusaro (Torino 1983), giovin filosofo dallo strano<br />
profilo di libero pensatore marxista. In un empito di<br />
benignità mi riprometto di leggere con attenzione i<br />
prossimi libri di Andrea Tarabbia (Saronno 1978),<br />
Paolo Malaguti (Monselice 1978), Giovanni Previdi<br />
(Carpi 1977), purché la smettano di occuparsi,<br />
rispettivamente, di criminali sovietici, reliquie bizantine,<br />
clienti di librerie (altre mie idiosincrasie).<br />
Detto questo, la mia ricerchina sugli autori al contempo<br />
giovani e originali, e minaccianti di durare<br />
nel tempo, per ora finisce qui: per quanto sia quasi<br />
certo di essermi lasciato sfuggire qualche nome,<br />
per quanto mi sforzi di sperare in esordi tardivi,<br />
sono desolato, e davvero non vorrei essere nei panni<br />
di chi dirigerà i Meridiani Mondadori nei prossimi<br />
decenni.<br />
«Scrivere quando si sa qualcosa: e non prima;<br />
e, porco cane, non troppo dopo.»<br />
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